Paris, Musée du Louvre - 1971
Sua nonna camminava svelta, destreggiandosi tra le sculture che decoravano il centro del lungo corridoio e i turisti che camminavano tranquilli. Da quando erano entrate non le aveva mai lasciato la mano ma camminava così velocemente che spesso Beatrice rischiava di incespicare nei suoi stessi piedi. Tra le due quella in forma doveva essere lei ma da quando erano entrate in quel museo sembrava che i suoi settant'anni si fossero dimezzati. Non pensava fosse capace di provare una frenesia del genere. Sua nonna Clarice si fermò di colpo facendola andare a sbattere contro un ragazzo biondo. Arrangiò delle scuse imbarazzata per poi defilarsi e concentrarsi sulla sua compagna di viaggio.
Questa fissava, con gli occhi lucidi e un sorriso appena accennato, una scultura che Bea conosceva bene.
Il marmo lucido, levigato e bianchissimo, come la purezza che caratterizzava il sentimento di Cupido per la fanciulla che teneva delicatamente tra le sue braccia. O almeno così le piaceva pensare che fosse. Il volto rilassato di Psiche che gli accarezzava i capelli sotto lo sguardo intenso dell'amante. Colti nell'attimo che precede il momento intimo del bacio, quante disavventure dovevano aver affrontato prima di quello.
Sussultò quando sua nonna le strinse il polso con la mano nodosa, resa tale da un accenno di artrite.
"Amore e Psiche di Canova, che meraviglia - sospirò - Voglio raccontarti una cosa, ma prima andiamo a sederci, mi fanno male le gambe" sentenziò dirigendosi verso una panca di legno posta sulla destra.
Si tamponò la fronte con un fazzoletto ricamato di blu che portava sempre con sè, le prese la mano e la guardò negli occhi. Poi cominciò:
"Non ho mai parlato a nessuno fino ad ora di ciò che sto per raccontarti, nemmeno a tua madre o a tuo nonno. Ma a te voglio dirlo, perchè guardarti mi porta indietro nel tempo, a quando venni qui a Parigi dall'Italia per studiare l'arte del dipinto. Avevo così tanti sogni - sussurrò stringendo un po' di più la mano di Beatrice - Passai qui una sola estate a casa di mia zia Jacqueline. Lei era una sorta di ricca mecenate, spendeva molto denaro sostenendo i giovani artisti e quando le scrissi parlandole del mio amore per la pittura, mi invitò da lei. La sua casa pullulava di dipinti, ritratti all'avanguardia, sculture moderne e ogni settimana si organizzavano dei salotti in cui scrittori, musicisti, pittori, ideologi parlavano di filosofia, politica, letteratura e soprattutto arte. E' stato in una di quelle serate che ho conosciuto Marcel Pierrot, l'unico uomo che sia stato in grado di farsi amare da me, oltre tuo nonno, ovviamente."
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La pioggia nell'anima
Short StoryLa pioggia le inzuppava le scarpe e i capelli, le faceva aderire i vestiti leggeri al corpo magro. Un brivido le accarezzò la schiena, non sapeva se derivasse dal freddo o da qualcosa di più profondo. "Shakespeare diceva che Cupido viene dipinto cie...