Capitolo I

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Faccio la valigia di notte. Sono le tre e io non ho più un vero posto dove stare. Aspetto siano le sei per poter lasciare questa casa senza sentimenti né emozioni ad essa correlate. Mi avvolgo nel mio giubbino di jeans leggero e mi chiudo la porta alle spalle senza voltarmi. È la cosa giusta da fare? E chi diamine lo sa? Voi sapete dire con certezza che ogni vostra azione sia sensata? Bhe, le mie di certo non le sono. Ho quasi un quarto di secolo, eppure, la saggezza non si è ancora impossessata di me. Ho ben tre storie fallimentari alle spalle, non trovo lavoro e campo con i soldi di mio padre che fa sempre più fatica a stare in ambulatorio quando dovrebbe essere sicuramente già pensionato e felice.
Il freschetto e le prime luci dell'alba mi fanno sentire meglio di quelle pareti austere e vuote. Quando arrivo alla stazione guardo i treni disponibili e poi acquisto un biglietto a caso. Non m'importa la meta purché sia lontana da qui. Il mio paesino in collina mi sta stretto, la mia regione mi sta stretta e anche il mio Paese mi sta stretto. Ma non conviene andare tanto lontano da sola, specie in un posto straniero di cui non conosco la lingua né la moneta. Pertanto, decido di rimanere al sud Italia, giusto per non complicare ulteriormente la mia situazione economica già disastrosa. Non ho mai visto Napoli, non ho mai visto la Campania in generale. Eppure ho conosciuto tanta gente proveniente da quel posto durante il mio percorso all'Università. Avevo così tanti sogni, così tante speranze e, adesso, dubito fortemente di avere ancora qualcosa dentro. Il viaggio sembra infinito così ne approfitto per prenotare un qualche hotel per una settimana. La sorte vuole che proprio un cinque stelle davvero bello abbia messo in offerta alcune camere che posso permettermi. Probabilmente saranno le più brutte a loro disposizione con massimo una finestra che dà sul retro dove scaricano le merci. Ma non m'importa, mi godrò comunque il suo interno e la colazione internazionale che non provo da un po'. Dopo più di 7 ore di viaggio e ben due cambi di treni e un traghetto, arrivo alla stazione della mia meta. Mi stringo per bene il mio zainetto al petto e afferro il trolley. Non mi sento molto sicura ma rimango ammaliata da quello che trovo nella metro. Decorazioni uniche nel loro genere e super colorate. Mettono quasi di buon umore.
Non ho poi fatto un altra cazzata nell'essere venuta qui.

Arrivo in hotel e la signorina che lavora in reception sembra parecchio sconvolta e poco convinta del fatto che una come me possa alloggiare in una struttura come questa. Siamo a pochi passi dal porto e sono sicura che la vista da qui sia stupenda. La signorina controlla bene i miei documenti, mi parla poco e quando mi concede finalmente la chiave magnetica della mia stanza non manca di fare un sorriso forzato. Non sono poi vestita come una zingara in fin dei conti. Che problemi ha? Mai visti jeans e maglietta con scarpe sportive?
L'ascensore è grande e sono da sola dentro. Muovo la gamba impaziente di arrivare e buttarmi in quel letto che profuma di hotel. Quando suona il mio piano non dó alle porte neanche il tempo di aprirsi completamente. Mi fiondo in corridoio e lo percorro poco attenta ai dettagli. È giorno ma la luce è accesa. In fondo c'è una finestra con delle spesse tende bianco candido ma non arrivo fin lì. La mia camera- 58- è sulla destra. Deve esserci un errore dato che, in teoria, il mare è proprio da questa parte. Scorro la carta pensando di non riuscire ad aprire la porta, pronta a dover tornare sotto palesando l'errore. Con mia sorpresa, però, la porta si apre con un click metallico. Fisso la lucina verde per qualche secondo. Poi spalanco la porta e me la chiudo alle spalle una volta dentro. È tutto così chiaro che mi da quasi fastidio. Letto bianco, tende bianche, mobili bianchi e grigio chiaro. Ci sono diversi tocchi di colore ma il bianco candido li risucchia tutti. Appoggio le cose a casaccio e provo subito il letto. La vita dovrebbe essere sempre così, come una vacanza in un hotel di lusso confortevole. Decisamente un dieci per il design, nonostante faccia a pugni con il mio umore.
Entra molta luce da dietro la tenda e non riesco a stare sdraiata per molto. La scosto e non posso credere ai miei occhi. Il mare, dove il sole si specchia mesto, è davanti a me. Pensavo fosse una finestra e invece è un balcone con ringhiera in vetro. A pensarci bene sembra più un piccolo terrazzo. Credo passerò molto tempo qui da ora in poi.
Chiudo gli occhi e lascio che il vento colpisca i miei capelli corti e mossi. Il mio incarnato è molto pallido. Non sono uscita granché di recente, magari questa vitamina D mi gioverà. Non so per quanto rimango in quella posizione. Decido di tornare dentro per fare una doccia e cambiarmi. Fa decisamente troppo caldo per i jeans adesso che non è più mattina presto.

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