Capitolo 2

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Mi guardai allo specchio, il vestito che mi aveva dato mio padre era orrendo, ma ero costretta a mettermelo. Misi nella borsa che dovevo portare i miei vestiti di sempre e uscii dalla stanza.
-Così per lo meno sei decente, andiamo.- disse guardando il mio vestito nero osceno.
Lo seguii raggiungendo l'eliporto e salii sull'elicottero.
-Parti.- ordinò mio padre al pilota.

-Non dire nulla di strano, inappropriato, fuori luogo, ignorante, villano e stupido.- mi fulminò con gli occhi.
-Me lo hai ripetuto altre sei volte oggi.-
-Non basteranno mai, e questo lo sai. Sei troppo stupida per imparare a comportarti bene.-
Preferii non rispondere, non avevo voglia di litigare.

L'elicottero atterrò e io e mio padre scendemmo.
-Benvenuti!- ci accolse l'Esperta inchinandosi.
-Non ce n'è bisogno.- sorrisi per finta.
-Non faccia la modesta signorina Jules, tutti dovrebbero inchinarsi a lei.-
Risposi con un sorriso e dopo ci avviammo, insieme alle guardie del corpo, dentro il castello.

Raggiungemmo una sala con un tavolo enorme dove ci aspettavano gli altri invitati.
Ci sedemmo e due guardie del corpo chiusero le porte.
-Volevo ringraziare tutti voi di essere venut-
Un rumore interruppe l'Esperta.

Un ragazzo alto e abbastanza magro, con la pelle bianca come la neve e un ciuffo castano scuro che copriva la fronte, un occhio era giallo felino, mentre l'altro era tagliato da una cicatrice verticale. Indossava una camicia bianca di seta, con le maniche arrotolate fino sopra il gomito, e sopra un gilet nero. I pantaloni neri si abbinavano con le scarpe di cuoio dello stesso colore. Aveva un reggi pistole sopra il gilet con dentro due armi dorate. Attaccate alla cintura c'erano due granate completamente d'oro.
-Scusate per il ritardo.- mormorò dalle sue labbra, che fissai per qualche secondo.
Appena si sedette, sotto gli sguardi disprezzanti degli altri, poggiò le mani sul tavolo e subito notai l'oro tra le sue dita, che si fermava al polso, ma che poi si diffondeva nei tatuaggi sul braccio, presenti anche sul collo.

-Come dicevo, vi volevo ringraziare di essere venuti.-
L'Esperta di ricognizione ricominciò a parlare, ma i suoi discorsi passavano in secondo piano.
L'unica cosa a cui ero interessata era quel ragazzo, Mida, che si era appena seduto in fondo, dall'altra parte del tavolo.
Mentre gli occhi guardavano la donna che parlava, la coda si concentrava su quei capelli morbidi che facevano capolino sulla fronte.

-Quindi signorina Jules- mi risvegliò l'Esperta. -spero abbia capito quello che ho scoperto negli anni. Lei e tutti gli altri presenti in questa stanza devono promettere di non dirlo a nessun'altro, sono molto importanti e potrebbero mettere a rischio tutto Fortnite se dispersi.
-Prometto.- feci un cenno con la testa.
-Adesso, signorina Jules, le volevo spiegare l'altro motivo per cui ho voluto fare questa riunione. Gli altri possono uscire tranne Mida.-
Mio padre chiese all'Esperta di rimanere, non capivo perché a volte fosse così protettivo verso una persona a cui non voleva nemmeno bene.
Lei glielo negò e lui uscì con lo sguardo furioso.

-Beh Jules, dato che sei giovane e non hai molta esperienza riguardo a come comportarsi al comando di un intero mondo, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere qualche lezione da Mida.- mi fece totalmente diventare un peperone. -Lui è stato per tanti anni a capo dell'Agenzia, la precedente sede degli agenti che proteggevano Fortnite, che ne pensi?-
-Io... beh ins..insomma io...- cominciai a balbettare imbarazzata.
-Lo prendo come un si.- sorrise l'Esperta. -Prendilo solo come un insegnamento a diventare più potente ed acquisire più fiducia dalla gente.-
-La ringrazio moltissimo per avermi concesso quest'opportunità.- sorrisi.
-Bene, ora andiamo al salone principale, ci aspetta un piccolo aperitivo che ho organizzato.-
"Portatemi via da qua adesso." pensai alzandomi.
Raggiungemmo il salone, era tutto troppo lussuoso per i miei gusti.
Mentre ero al tavolo del buffet ad ingozzarmi di cibo, sentii una persona avvicinarsi a me.

-Signorina Jules.- imitò l'Esperta provocandomi una piccola risata. -A quanto pare dovrò darti lezioni.-
-A quanto pare...- dissi continuando a guardare il buffet.
-Lo sai, io non ne sapevo nulla.-
-Cioè?- mi girai verso di lui e provai a guardarlo negli occhi, ma non ce la feci, così distolsi lo sguardo.
-Lei mi ha solo detto di venire, non sapevo che dovevo essere il tuo insegnante.-
-Beh non sei proprio un insegnante, devi solo darmi qualche dritta.- lo corressi.
-Qualsiasi cosa debba fare sappia che non ne ho voglia, non sono dell'umore giusto, sono successe troppe cose che non voglio dirti.- si girò verso il buffet.
-Avevano ragione.-
-Chi?- cercò il mio sguardo.
-Le voci.- mi girai verso di lui. -Sei un tipo strano.-

Black Braids//Trecce NereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora