Erano gli ultimi giorni del mio penultimo anno della scuola dell'infanzia, quando realizzai che ero la più piccola.
I miei amici erano tutti più grandi di me di un anno e fu così mi resi conto che l'anno successivo la maggior parte di loro, i miei compagni di gioco di tutti i giorni, non sarebbero stati lì con me a sognare, ad immaginare dei nostri mondi fantastici fatti di supereroi, di fate, di maghi, di poteri sovrannaturali ma anche di bambole di pezza, di biciclette e di corse nel campetto vicino alla scuola.
Ci pensai.
Fortemente.
Ci pensai per notti intere.
Una mattina, più precisamente la mattina dell'ultimo giorno di scuola materna, prima delle vacanze estive, mia madre mi accompagnò a scuola ed io mi fermai davanti al portone d'ingresso.
Non riuscivo a fare un'altro passo, ero come bloccata, sapevo che quello sarebbe stato l'ultimo giorno che avrei condiviso con i miei amici più cari e che l'anno successivo, loro sarebbero andati a scuola ed io no.
Mia madre si fermò al mio fianco, si chinò verso di me e mi disse "Tutto bene Adriana?" ed io non sapevo cosa risponderle.
Alla fine presi coraggio e seria come non mai nella mia vita (beh a 5 anni vi assicuro che c'erano state veramente rare occasioni!!!!) le dissi cosa mi affliggeva.
Le spiegai che per me, la loro compagnia, era di importanza vitale, che non sarei riuscita più a sorridere né tanto meno a divertirmi e che il pensiero di non dividere le mie giornate con loro mi angosciava da giorni.
Lei ascoltò le mie parole con interesse accennando di tanto in tanto un vago sorriso, quasi a volermi confortare durante la mia spiegazione.
Le dissi che sapevo che non c'era soluzione al mio problema ma il fatto di sapere che quello era l'ultimo giorno che passavo con loro mi metteva addosso una tristezza infinita e che non riuscivo a varcare quella porta.
Lei mi guardò e mi passò una mano sulla guancia e con tutto l'amore e la comprensione che una madre può dare a una figlia e mi disse "Ma non li perderai per sempre, loro continueranno a venire a scuola con te e potrai vederli comunque durante l'intervallo e oltretutto arriveranno nuovi bambini e potrai fare amicizia con loro non credi?".
Io non ero convinta ma annui comunque sapendo che non potevo fare diversamente.
Ci fu un momento di silenzio mentre io fissavo il pavimento dell'ingresso della scuola e, rassegnata, decisi di fare il primo passo verso l'interno quando mia madre mi prese la mano e me la strinse, io la guardai con occhi lucidi e lei sempre sorridendo mi disse "Non ti preoccupare forse un'altra opzione c'è ma in ogni caso andrà tutto bene".
Non capivo a cosa si stesse riferendo ma il tono dolce e rassicurante in cui me lo aveva detto mi fece tonare il sorriso e fu così che entrai dentro la scuola non prima di averla abbracciata forte come non mai.
La giornata trascorse serena tra mille risate, scherzi e giochi e quando fu il momento di tornare a casa ci girammo tutti guardarci negli occhi e dal nulla scoppiammo in un pianto senza precedenti.
Quando mia madre venne a riprendermi io ero seduta vicino alla mia amica del cuore, Elisa, e ci stavamo tenendo per mano, quando la vidi mi girai verso la mia amica e le diedi un bacio sulla guancia dicendole che, anche se quando ci saremmo riviste non avremmo più potuto giocare insieme, lei sarebbe rimasta sempre la mia piccola fatina .
Mi abbracciò senza dire nulla e due lacrime le rigarono il volto magro e liscio.
Mi voltai verso mia madre e con un nodo in gola le porsi la mano mentre ci dirigevamo verso casa lasciando alle nostre spalle la scuola.
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Verità - La storia di Adriana
FantasyAdriana è diversa ma ancora non lo sa. Un desiderio la porterà a scoprire chi è in realtà, di quale mondo fa parte, e cosa è giusto proteggere. Anche se nel suo cammino scoprirà che spesso, il libero arbitrio, è un lusso che non tutti possono permet...