Primo capitolo.

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La famiglia Caruso governava da anni la città di Palermo. Erano stimati e temuti in tutto il paese, la criminalità era una caratteristica dominante e lampante nella dinastia.

Bastava accennare una parentela con i Caruso e si ricevevano immediatamente sguardi carichi di rispetto.
Rispetto coltivato e aumentato con il tempo e con le numerose attività criminali che la famiglia aveva commesso.

Partita come piccola organizzazione familiare, nel corso degli anni si era ampliata fino ad abbracciare campi sempre più vasti e coinvolgere persone appartenenti alla politica, alla giustizia, persone di elevata importanza.

Il boss Antonio Caruso, così come i suoi numerosi predecessori, era completamente dedito alla mafia e parte importante del prestigio di cui godeva la Famiglia era da attribuire a lui. Spietato e calcolatore si era pian piano insediato nei meandri più profondi della società guadagnandosi, di volta in volta, consensi volontari e non. Cosa Nostra si ritrovava ad essere una delle più potenti organizzazioni criminali a livello internazionale.

Il secondo amore di Antonio Caruso era Concetta.

Concetta e Antonio erano sposati da trent'anni. Il loro non era di certo partito come quello che può essere definito un matrimonio d'amore. Nella mafia le donne erano completamente gestite dal capofamiglia che si riservava il diritto di scegliere per loro un marito e così aveva fatto il padre di Concetta. Sin da subito erano stati delineati i confini di quella relazione. Concetta, in quanto figlia di uomo d'onore, era ben consapevole del fatto che niente poteva porsi tra un uomo e la mafia, nemmeno una moglie. Nonostante ciò, nel corso degli anni Concetta aveva riscoperto in Antonio un uomo premuroso e attento e ben presto avevano raggiunto un equilibrio per una sana e pacifica convivenza. Dopo due anni di matrimonio e tre gravidanze non portate a termine, Concetta concepì Tommaso.

Tommaso Caruso condivideva con il padre l'amore per la mafia e per tutto quello che riguardava il mondo della criminalità organizzata. Cresciuto sin da piccolo come uomo d'onore non ha mai avuto particolari problemi a soddisfare le numerose richieste del padre che, anno dopo anno, diventavano sempre più serie e pericolose. Il carico di responsabilità che Tommaso si ritrovava ad avere dall'età di diciassette anni, in maniera unanime da parte della Famiglia, aveva reso fiero il padre.

Nonostante l'orgoglio smisurato di Antonio e il desiderio di affidare al figlio un ruolo riconosciuto nella struttura gerarchica era ben consapevole di non poterlo fare per leggi molto più antiche di lui. Tommaso era destinato ad essere il futuro boss e le regole non permettevano l'assegnazione di una carica differente negli anni precedenti alla sua ascesa.

Antonio Caruso era affiancato ufficialmente dal fratello, Domenico Caruso.

Domenico e Antonio sembravano essere apparentemente molto simili, criminali senza anima e rimorso. E per quanto riguardava la Famiglia era così, le maggiori disuguaglianze infatti risiedevano nel privato.

Domenico, a differenza di Antonio, era spietato in ogni aspetto della sua vita. La sua esistenza iniziava e terminava con l'organizzazione e tutto ciò che non era direttamente collegato ad essa non era degno della sua considerazione. Cresciuto con la consapevolezza di dover vivere all'ombra del fratello, ha costantemente cercato di dimostrarsi degno agli occhi della Famiglia, accantonando tutto il resto.

Aveva vissuto il suo matrimonio con Anna come l'ennesimo affare da portare a termine ed il concepimento dei figli come garanzia di successione. Domenico non aveva mai avuto interesse nell'instaurare un rapporto con i figli, si limitava ad adempiere ai suoi obblighi imprescindibili.

Domenico e Anna avevano due figli.

La primogenita Ginevra che, a causa del sesso, aveva reso necessario il secondogenito Gennaro.

La notizia di una figlia non aveva entusiasmato Domenico che si era sentito, per l'ennesima volta, sminuito e inferiore al fratello. Nascere donna nella mafia significava dover obbedire a tutto ciò che ti veniva detto e non avere opinione in merito. Una figlia femmina non poteva assumere una carica di potere all'interno dell'organizzazione, poteva solo essere data in moglie a qualche uomo d'onore. Domenico aveva bisogno di un erede maschio capace di incutere timore e farsi rispettare. E fu così che, dopo sei anni, arrivò Gennaro.

Gennaro Caruso era completamente differente dal padre. Era anch'egli affascinato dall'organizzazione ma non in modo viscerale e assoluto come il padre. E nonostante fosse chiaro a tutti, sin dall'inizio, l'entusiasmo di Domenico per la nascita di Gennaro dopo Ginevra, il poco interesse dimostrato dal figlio fece sentire, ancora una volta, l'uomo inferiore.

Ginevra era la principessa della mafia.

Cresciuta in una teca di cristallo e costretta a sentirsi al disotto perché donna, odiava tutto quello che riguardava la mafia. Non si era mai affiliata ufficialmente alla Famiglia, non era un passaggio fondamentale per le donne e il solo fatto di essere la nipote del boss e la figlia del braccio destro del boss la legavano inesorabilmente a quel mondo di criminali.

Aveva spesso pensato e desiderato di scappare, di allontanarsi da quell'ambiente per vivere la vita che aveva sempre sognato.

Un'uscita con le amiche, la libertà di poter frequentare l'università, di poter viaggiare, mangiare un gelato in spiaggia e guardare il tramonto.

La libertà di potersi innamorare. La libertà di poter scegliere.

Era, però, consapevole di non poter in nessun modo fuggire da quelli che erano i suoi doveri. Ciò che non sapeva era che i suoi doveri stavano per diventare pesanti come non lo erano mai stati.

writer's wall.
Ciao a tutti!
Eccomi con un nuovo aggiornamento di Forbidden. Questo è un capitolo introduttivo e descrittivo dei vari personaggi, dal prossimo entreremo nel vivo della storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09, 2020 ⏰

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