La fine di un creativo

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Una piacevole serata tra amici in casa mia: chi seduto in terra chi sdraiato comodamente sul divano, attendevamo che cominciasse il film scelto.

Parlavamo, scherzavano e ridevamo tra noi durante la pubblicità.
D'un tratto, uno dei ragazzi si ammutolì e indicò a noi altri la porta della stanza.

Sulla soglia stava, in piedi e con la testa bassa, una donna dai lunghi capelli neri legati in due trecce e la pelle lattea. Indossava un semplice ma grazioso abito grigio dal colletto bianco, adornato da un fiocco nero sul petto.

Fui l'unico a trovare quella comparsa bizzarra, ma presto anche io la dimenticai: il film stava cominciando.
Eravamo tutti troppo concentrati sullo splendente logo della casa di produzione per accorgerci della donna che si avvicinava a noi.

I primi personaggi comparivano finalmente sullo schermo: uno disse qualcosa di buffo, e tutti i miei amici risero.

Dalla mia bocca, invece, uscì un urlo di terrore quando sentii qualcosa afferrarmi saldamente le gambe: guardai in basso e vidi la donna dai capelli neri ghignare malignamente, gli occhi scuri iniettati di sangue.

Mi aggrappai disperato a una delle ragazze quando l'estranea cominciò a tirarmi per le ginocchia lanciando grida acute e graffianti. Io urlai a mia volta aiuto, e i miei compagni si affrettarono a separarci.

Respiravo in fretta, osservando inorridito quella figura che si dibatteva come indemoniata, tentando di sfuggire alla presa dei miei amici.

Li osservai uno ad uno, sorridendo grato. Ma presto il mio sorriso si spense: quelli non erano miei amici, io non avevo amici.

Li guardai ancora, e notai che ora sorridevano. Lo stesso sorriso orripilante che poco prima avevo visto dipinto sulla faccia della donna.

Deglutii: erano personaggi di miei racconti, frutti della mia stessa mente, partoriti da una penna su carta bianca.
Lentamente, voltai il capo verso la ragazza a cui mi ero stretto. Anch'ella sorrideva, e solo ora notavo che mi teneva con forza il braccio.

Come fossi nulla più che una bambola di pezza, la ragazza mi lanciò via, proprio dinanzi alla belva umana ancora bloccata.

Invano chiedevo cosa stesse accadendo, perché si stessero comportando in quel modo, ma non ottenevo alcuna risposta: continuavano a sorridermi, guardando il mio viso schiacciato sul pavimento dal quale per qualche motivo non riuscivo ad alzarmi. Di tanto in tanto ridacchiavano, come avessero dinanzi una curiosa bestiola.

Istante dopo istante, le risatine contenute si alzavano di tono, ora ridevano, le bocche spalancate e le lacrime agli occhi, si piegavano in due continuando a tener stretta la donna.

Risate, risate e ancora risate, riempivano la stanza e la mia mente, ora erano urla di estasi.

E ancor urlando e ridendo, senza preavviso, tutti insieme lasciarono andare la donna.

Vidi il suo viso contorcersi in una sadica smorfia, gli occhi spalancarsi e la bocca riempirsi di denti aguzzi.

Prima ancora che io potessi rendermi conto di cosa stessa accadendo, due mani artigliate mi afferrarono la gola.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05, 2020 ⏰

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