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12 giugno 2014..? Certo che è una stramba data... Dovrei odiarla come ogni altro studente nella norma. Quel giorno ci hanno dato le pagelle di fine anno.

Invece è il mio giorno preferito, almeno di quell'anno. Certo non avrò avuto la conversazione più brillante del mondo dei social network, ma nel mio cuore sì. Ci siamo scritti tutti i benedetti e apprezzatissimi giorni in quella settimana...bè, in realtà in quel mese...Il più entusiasmante della mia vita.

Certo quell'estate sarebbe passata molto velocemente, a settembre avrei iniziato il liceo!...ma non ne ero granché entusiasta. Quell'estate ho stretto nuove bellissime amicizie, alcune purtroppo destinate a non durare, ma una di quelle mi ha portato a conoscerla.

Sono deciso a cambiare. Soprattutto in questi ultimi anni sono stato uno strambo, simpatico, ma un po' sottovalutato.

Dopo aver iniziato il liceo, in poco tempo sono diventato il "più bello della classe", per alcuni addirittura della scuola, sai quanto me ne importi. Certo tutti gli adolescenti di quella scuola si aspettavano forse che dovessi partecipare a più eventi scolastici e quant'altro, ma a me non interessava.L'unica cosa che aspettavo era la fine delle lezioni, tornare a casa, poi uscire di nuovo e sperare di incontrarla accidentalmente. Mai successo.

È come se avessi trovato l'anima gemella, per una passione che abbiamo in comune, suonare il pianoforte. Da quando sono nato non ho mai preso lezioni, ma mio padre, che da giovane aveva seguito corsi, mi ha insegnato qualcosa. Quando ho scoperto che anche lei lo suonava sono rimasto senza parole. Così simili, così distanti...

Aspettai tutta l'estate per poterla vedere. Ogni singolo giorno guardavo se era online su whatsapp, le prime volte mi scriveva lei, poi io, ma mi sembrava di essere troppo insistente. Il primo giorno di scuola sia mio che suo ero tutto il giorno in ansia, sia per il liceo, sia perché il giorno prima le avevo scritto che sarei andato a trovarla all'uscita da scuola alle 14:00.

Lei frequentava la terza media e andava nella mia vecchia scuola, quindi sapevo dove cercare.

Alle 13:50 sto arrivando, sono nella via della scuola.

Alle 13:55 sono lì, con il tormento nel petto.

Alle 14:00 esce dal portone.

Non credevo esistesse davvero la perfezione, ma ne avevo la prova vivente davanti gli occhi, non riuscivo a distorgliele lo sguardo di dosso. Ipnotizzato, userei. "Buongiorno!" dissi con gioia, forse troppa, non nascondeva l'emozione. "Ciao!" rispose con un sorrisino che mi fece cedere le palpebre, come se volessero intrappolarne il suono nella mia mente. Non ci dicemmo altro se non un "Come stai?", ma per tutta la strada di casa fatta con i suoi amici,mnon feci altro che fissarla, ed era bellissima: occhi di ghiaccio in cui se entri non riesci più a tornare alla realtà, quasi impossibile. Capelli di un castano ramato in cui affonderesti le dita e mani che non vorresti mai mollare. Non riesco a esprimere tutto a parole. Arrivati davanti a casa di una sua amica, decido di andarmene e lasciarla andare con i suoi amici, certo non molto volentieri, ma non volevo sembrare troppo appiccicoso e, a malincuore, me ne vado.

Non la sento per quasi una settimana, finché non si fa viva con un "heii!" che mi scioglie il cuore. Lo faccio? Glielo chiedo? Se dice di no? Se non risponde? Non sapevo che fare, chiederle di uscire mi spaventava, ed era strano, perché mai avrei dovuto avere paura di domandare a un'amica se voleva fare una passeggiata con me? Ovviamente la risposta la conoscevo, ma non volevo ammetterlo.

Com'era possibile che mi fossi innamorato di una persona che conoscevo praticamente solo di vista? Certo, ci eravamo scritti tutta l'estate, ma era solo una conversazione virtuale. Non sono mai stato il tipo che va dietro alle ragazze solo per la bellezza e le forme. Ma non era questo, lei non era "formosa", era magrolina, alta, ma non la solita bellezza che i ragazzi seguono.

La paura era: e se non fossi il suo tipo?

Passai la notte insonne a cercare la forza per il giorno dopo, sapevo che l'avrei fatto, sapevo che le avrei scritto. Solo non sapevo ancora perché?

Fu veloce, un unico movimento fluido che aveva fatto rovesciare me seduto con il divano compreso. Forse lo slancio per l'emozione o il fatto che sono sbadato e basta. Fatto sta che mi ritrovai a scrivere col mal di testa. Mi aveva risposto subito, quasi aspettasse quel mio messaggio e io non ero riuscito a trattenermi. Quello stesso pomeriggio, io, Peter Sawnier, sarei uscito con la ragazza che mi tormenta l'anima da 4 mesi, Sophia Desson.

Certo che non sono per niente bravo a mascherare l'emozione.

Mi sento intorpidito e stressato, ma non vedo l'ora di rivederla.

Sono sulla strada per casa sua, sto memorizzando la strada per poterla imprimere nel mio cervello, ma ovviamente non riesco a concentrarmi. Ho fatto quella strada milioni di volte, con un fast food sull'angolo e una banca sull'altro, certo, che combinazione bizzarra.

Mi accorgo solo quando sbatto contro un palo di essere arrivato, citofono. Che magnifica voce.

Iniziamo ad andare nella direzione da cui sono arrivato senza sapere dove andare. Giriamo un po' nelle vie poco soleggiate e parliamo. Parliamo senza imbarazzo, a nostro agio.

"Voglio portarti in un posto." le dico a un certo punto.

Lei con sguardo curioso annuisce e mi fa cenno di farle strada, io, con sorriso furbo, le mostro le vie intersecate che bisogna percorrere.

Percorriamo la strada delimitata a sinistra da negozi e portoni, mentre a destra da un alto muretto di cui troviamo la fessura giusta. "È un'entrata stretta per una vista mozzafiato! Non te ne pentirai di aver seguito un ragazzo che hai appena conosciuto e che potrebbe essere un ipotetico maniaco, dentro un tunnel misterioso alla ricerca di un luogo che, per quanto ne sai, potrebbe essere un covo di drogati...".

A questa affermazione la sento fermarsi, mi volto e vedo la sua espressione impaurita e mezza divertita: "I tuoi ragionamenti mi fanno venire i brividi..."disse.

"Ti ci abituerai!" risposi.

"Se continui di questo passo ti assicuro che non ci vorrà molto tempo."

"Se così non fosse, spero ci saranno altre occasioni per farti venire la pelle d'oca."

Riprendemmo a camminare lungo lo stretto vicolo, in cui bisognava stare per forza uno dietro l'altro, finché non trovammo la piccola salita e l'uscita. Vidi la sua espressione stupita ancor prima di vedere il paesaggio.

Davanti a noi si stendeva un gigantesco campo di grano, la cui fine sembrava svanire nel cielo con le nuvole, una visione unica. Dietro di noi vedevamo il tetto della galleria che avevamo appena percorso e intorno solo mattoni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2015 ⏰

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