Ho camminato lungo una strada che conosco,
sempre i soliti profumi, sempre le stesse voci
che borbottano al mattino.
Ho camminato lungo un terreno pieno di spine
e adesso mi sanguinano i piedi, rosso che si disperde
come Hansel e Gretel e le loro briciole.
Ho lasciato luoghi e persone senza sapere
che erano loro a doversi fare spazio dentro di me.
Ho lasciato ai miei sogni i miei tramonti e le mie albe
pensando che non appartenessero più a questa mia vita.
Ho dimenticato la strada che conduceva a casa,
fino a perdermi nel buio più totale.
Ho dimenticato di ascoltare i battiti del mio cuore,
piccoli e nervosi
che mi spingevano verso la vita.
E così ho ripreso a ricordare.
A ricordare di riprendermi per mano e
a condurmi verso la luce.
A ricordare come respirare, a non
mordermi più l’anima.
Ho provato ad immaginare cosa c’è
dall’altra parte
capendo quanto ogni giorno sia prezioso.
Ho provato ad immaginare la mia vita dietro
le lapidi di tutti
quando sole
sul ciglio della strada sembrano
un invito ad amarti un po’ di più.
Oggi posso ancora respirare.
Oggi posso ancora vedere le mie mani e
sentirle mie per davvero.
Oggi io non so chi devo ringraziare per questo mio oggi,
se un fato indecifrabile o un Dio
che gioca a dadi con un cieco
ed il cieco sono io.
Io ancora non so come si guarda il sole
o come gestire l’emozione di vedere l’arcobaleno
dopo una giornata di pioggia.
Io ancora non so come si piange in silenzio,
non so come si curano gli schiaffi presi dritti in faccia.
Non so se in un’altra vita nascerei uomo,
o pianta, o gabbiano.
Non so se sceglierei di rinascere me un’altra volta
e ripercorrere tutti i miei passi, che sono pesanti,
li ritroverei perché hanno lasciato un’impronta
nel terreno.
Voglio solo vivere e vivrò
senza cercare il senso dell’onnipotenza
senza cercare il rumore di un applauso
senza il timore di trovare solo silenzio.
Mai più senza me
dall’altra parte dello specchio che mi guarda
senza vedermi.
Mai più senza un fiore
in mano,
la mia più grande promessa alla vita.
