capitolo 1
Piacere, Paura.
Sì, esatto. Proprio Paura.
Quella stessa Paura che non ti ha mai lasciato solo; eh sì, perché fin da quando nasci, tu, hai paura; sappi che ti sono sempre stata accanto anche quando dicevi di non aver mai nemmeno sentito la mia presenza. Ti dirò di più: goditi quei piccoli momenti di gloria, perché sono gli unici in cui non metto mai il naso.
Pensami come una pulce nell'orecchio, un grillo parlante con in mano l'arma più forte di tutte. Conosco ogni timore represso, ogni scheletro nell'armadio; sono capace di leggere anche il più piccolo cambio d'espressione, rendendo l'essere umano come un libro aperto, per me. Un libro che ho contribuito a scrivere anch'io, cosa sarebbe una persona senza paura? Non ne ho idea, ma sicuramente non la stessa che è ora; perché sono proprio le paure a distinguere un'esemplare dall'altro.
Il mio non è un lavoro facile, anche se ammetto di essermi divertita ogni tanto.
Tenere al sicuro è un compito estenuante e qualche volta vorrei tanto riposare pure io, ma cosa sarebbe un mondo senza di me? Immaginiamo se anche per un secondo ogni essere umano perdesse la capacità di provare paura, completamente. Gli automobilisti passerebbero con il semaforo rosso, senza più temere le multe o gli incidenti: al diavolo i limiti di velocità, al diavolo le indicazioni sulle medicine o qualsivoglia foglietto delle avvertenze, nessuno seguirebbe più alcun tipo di norma igienica, al diavolo le leggi e il sistema: i governi sarebbero al collasso e le nazioni in rivolta.
Ecco perché è importante avere paura, ma allora perché vergognarsene?
Come dicevo prima, io, Paura, conosco tutti; anche perché osservo chiunque giorno per giorno. Questa però non è solo la mia storia, ma anche quella di Alessia: colei che non conosceva Paura.
Alessia era una ragazzina della provincia di Padova.
Non è mai stata né la più bella, né la più brava e neanche la più impavida, era una persona nella media, direi. Lei - però - pensava il contrario.
Le storie che raccontava alle sue compagne di classe lasciavano il tempo che trovavano. Lei il sabato sera - come sosteneva - andava nelle più belle discoteche della città con il suo vestitino nero e i suoi tacchi a spillo, lì riusciva puntualmente a portarsi a letto i più bei ragazzi di tutto il locale. Nulla di serio, diceva. Solo piccoli svaghi che si concedeva per "rilassare" la sua capoccia in piena crisi adolescenziale.
Eppure funzionava. Le altre le giravano attorno come mosche sulla merda; volevano sapere sempre di più, dagli sguardi affettuosi dei ragazzi fino ai dettagli più intimi e sporchi.
Sempre pronta a consigliare i metodi di approccio più disparati, senza ripensamenti e senza peli sulla lingua.
Baggianate. Fesserie.
Menzogne ben premeditate per fare colpo; almeno non si poteva certo dire che la ragazza mancasse di fantasia.
Io sapevo come li passava - in realtà - quei suoi famosi fine settimana: a fare i compiti e ad aiutare sua madre con i due pastori tedeschi che avevano in casa.
Ero proprio io a farle provare paura, sussurrandole nell'orecchio infiniti dubbi e inculcandole paranoie; mi divertivo tanto.
Doveva fingere di avere una vita invidiabilmente perfetta e piena di cose nuove da raccontare.
Alessia aveva sempre paura: paura di dire la cosa sbagliata e di contraddirsi nel momento clou della storia, paura di non essere considerata all'altezza e paura di non diventare mai l'Alessia che era in quelle sere da sogno.
Ero sempre con lei, anche quando non potevo vederla dritta negli occhi. Posso stare ferma in un punto e far provare paura a milioni di individui nello stesso momento. Figo, no?
Cominciai a divertirmi nel momento stesso in cui lei cominciò ad affezionarsi ad una persona reale. Era un ragazzo nella norma: proprio come lei. Era un po' timido e la trattava bene, ma lei aveva una faccia da mantenere; e se online sembrava tranquilla e interessata, dal vivo - specie se circondata dal suo gruppo di amici - si trasformava nell'Alessia dei sabati in discoteca all'insegna di alcol e divertimento.
Era meraviglioso vederla cambiare in preda alla paura più pura: si era messa proprio nei casini.
Ricordate la metafora della vita dell'uomo e del libro? Ecco, Alessia era una di quelle storielle all'apparenza semplici che ti stupiscono quando prendono una piega del tutto inaspettata. Certo che, su scala mondiale, la storia della ragazza di Padova potrebbe sembrare una novella da mezza pagina, ma a me piaceva molto più di altre. Mi ero proprio impegnata per Alessia.Passarono due anni così e dopo un po' mi stufai, mi stufai di tutto: sia di lei che delle sue bugie. Quando sarebbe crollata? Perché non ammettere la sua umanità? Perché continuare a mentire? Perché fingere a sé stessa di non avere paura?
Il suo più grande desiderio era quello di non conoscermi e di trovare il coraggio di fare tutto ciò che diceva di fare.
Ti svelerò un segreto: anche i più coraggiosi hanno paura, forse più di tutti gli altri. Non è una questione di avercela o non avercela, ci sono sempre, l'importante è come gestirla.
Mi scocciai e decisi di giocare la mia ultima mano. Dopo l'avrei lasciata perdere, completamente.
Alessia viveva con i suoi genitori e i due cani in un apparentino al nono piano di un condominio; la finestra della sua camera dava sulla strada. Era un periodo un po' particolare. Piangeva tutte le notti, un po' per colpa mia e un po' per colpa sua: nessuno la stava obbligando a mentire, ma ormai la frittata era stata fatta: era arrivata a un punto di non ritorno.
Aveva deciso.Quel sabato sera faceva freddo. Me la ricordo a letto, con la zucca piena di pensieri; cosa avrebbe potuto raccontare il lunedì? Aveva un gran mal di testa. Io ero lì, immobile, sul suo letto ad osservarla, invisibile come al solito.
Si alzò e si diresse verso la finestra aperta: sapevo cosa stava per fare.
Non feci nulla, la osservavo con gli occhi sgranati: questo sì che era un colpo di scena!
Avevo giocato e ora toccava a lei; avrebbe potuto vuotare il sacco dall'inizio ma niente: aveva preferito la strada che reputava più semplice, anche se poi si è rivelata la più difficile.
Mantenni la mia promessa: in quel momento non le dissi niente e non le feci provare il ben che minimo rimorso, nemmeno l'ombra di un dubbio piccolo come un granello di sabbia.
Si buttò. Si buttò dal nono piano sfracellandosi il cranio sul marciapiede. Si buttò; senza paura e senza guardarsi indietro.
Alessia: colei che non conosceva Paura, adesso, aveva finito di raccontare bugie.
Era il suo turno e lei aveva giocato.
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Piacere, Paura.
Short StoryPensami come una sorta di pulce nell'orecchio, un grillo parlante con in mano l'arma più forte di tutte. Conosco ogni timore represso, ogni scheletro nell'armadio; sono capace di leggere anche il più piccolo cambio d'espressione, rendendo l'essere u...