Non so perché sto scrivendo. Sono in ferie. Fuori piove. Non so che fare. E forse voglio provare a dare un senso a queste ore, a questa vita. Perché un senso, ancora non l'ho trovato.
Ore e ore buttate via, a perdermi nei miei pensieri, come se potessero portarmi chissà dove. Ma l'unica destinazione sembra un'infinita tristezza.È un po' che penso alla mia vita, a cosa voglio realizzare, quali sono le mie aspirazioni. Poi penso che è il 2020, forse il mondo finirà quest'anno. Ormai è già successo di tutto. I casi di Covid sono aumentati drasticamente in questi giorni e ora bisognerà rimettere la mascherina anche all'aperto, fuori dai bar o in qualunque luogo pubblico dove si può creare assembramento. E qui arriva il bello, l'obbligo è solo dalle 18 di sera alle 6 di mattina. No sense e ridicolo.
Poi non si sa più che pensare di questo coronavirus. All'inizio concordavo con l'idea della Terra che si ribella agli invasori parassiti umani, ma essendo che questa stessa specie è talmente stupida da rivoltarsi contro se stessa, anche la possibilità che sia stato messo in giro a posta non mi sorprenderebbe più di tanto.
Mi deprime molto tutto questo. Non sapere quando il mondo finirà. Tra il surriscaldamento globale, i rifiuti, l'avvelenamento di terra e mari, gli incendi, le guerre, le discriminazioni, e quant'altro. Troppo altro, troppo doloroso per pensarci ancora. Ma ovviamente lo farò. Ormai fa parte di me pensare a tutto ciò che c'è di sbagliato al mondo.
Io e i miei amici siamo arrabbiati, una rabbia impotente, verso tutti coloro che sono esistiti prima di noi e che hanno fatto quello che hanno fatto, senza rimpianti, senza rimorso, senza pensarci. L'hanno fatto e basta. Per soldi, per potere, per piacere. Qualsiasi sia stato il motivo, hanno mandato tutto a puttane. E ora noi siamo qui. La nuova generazione, il "futuro". Ma quale futuro, che futuro vuoi che ci sia per noi. Ormai facciamo solo finta. Fingiamo che tutto vada bene. Giriamo la testa dall'altra parte per non prendercela con i nostri antenati. E ci teniamo la merda che abbiamo ereditato.
Che poi ne abbiamo presa meno di loro. Questo si. La vita è meno dura ora. Decisamente, oggi abbiamo l'acqua corrente, un letto caldo, tanto cibo da diventare obesi, una buona istruzione, la tecnologia.
L'istruzione è una buona cosa. Ci aiuta a capire come va il mondo, come funzionano le cose e ovviamente dovrebbe servire a non finire come i nostri genitori, a spaccarsi la schiena nei campi o in fabbrica, e passare la nostra vita a fare un lavoro degradante, stremante, che non ci piace. Una vita migliore insomma, visto che un terzo di essa, gira attorno a lavoro e soldi.
Che in realtà poi non va proprio così, l'Europa ci concede un sacco di soldi per garantire l'istruzione anche a chi non se la può permettere. Tutti i giovani hanno la possibilità di conseguire una laurea, in chissà quale disciplina particolare (anche a sentirne il nome non capisci che cavolo è), insegnate da vecchi dinosauri pazzi, in università rinomate da centinaia di anni.
Tutto fantastico. Peccato che poi, la maggior parte di questi brillantissimi studenti, non trova occupazione.
Perché in Italia, di lavoro non ce n'è.
Almeno questo è ciò che continuo a sentire in giro, immagino sia vero.
E quindi questi poveri ragazzi (che quando finiscono gli studi hanno ormai più di 26 anni, quindi non so se ragazzi sia la parola più esatta) sono costretti a recarsi all'estero, o accontentarsi di lavorare al Mc.L'opzione estero è molto allettante anche per me devo dire, mi sono stufata di questo paese, lo amo e lo odio, come qualcuno che ricambia il tuo amore ma alla fine ti spezza il cuore.
Che poi di lavoro qui, per me, ce n'è fin troppo.
Ho fatto della tecnologia il mio lavoro. Ma non per questo ne condivido tutti gli aspetti. Fin da piccola è stata un enigma da risolvere.
È stata si, credo sia donna, troppo bella e seducente, a volte incomprensibile (lo sa bene chi fa il mio mestiere, che passa giorni tentando inutilmente di capirla).
Credo che internet sia stata una delle più grandi rivoluzioni della storia. Capace di connettere tutto il mondo. E allora si, che abbiamo capito che tutto il mondo è paese. Quando vedi lo schifo tuo, ma scopri che in quello stesso schifo ci affoga anche un'altra persona a migliaia di chilometri da te.Che poi tutti questi social, non li capisco. Sarà che sono una persona introversa, a cui non piace stare al centro dell'attenzione. Ma credo che stiano rincoglionendo il mondo intero. Quando vedi i potenti fare politica su internet, capisci che ormai tutto è perduto. E se ti fermi a leggere i commenti sotto, ti chiedi dov'è finita tutta quell'istruzione millantata prima.
Quante cose che vorrei dire. Quante cose che ci sono dentro la mia testa che vorrei tirare fuori. Ho iniziato forse da 2 anni a cercare di raccontarle. Iniziando con i miei amici. Oggi, per la prima volta, tento di metterle nero su bianco (o bianco su nero con la modalità notturna), in questo flusso di coscienza/turbinio di pensieri senza un sensato nesso logico.
Non so davvero come proseguire questo qualcosa.
In questi ultimi anni in particolare, mi sono imbattuta in tutta una serie di eventi, che mi hanno particolarmente segnata. E in questi ultimi mesi, ci sono stati alcuni eventi scatenanti, che mi hanno fatto sentire il bisogno particolare di parlarne.
Che poi oggi al tg ho sentito di una ragazzina di quasi 16 anni, investita da un pirata della strada, mentre tornava a casa di sera.
E di un'altra, che in una spiaggia qui vicina, è stata stuprata da 3 ragazzi.Quindi, vorrei parlare di me, ma non in senso stretto di me. Più di ciò che di me, di ciò che mi accade, viene condiviso e vissuto da altre persone nel mondo. È un qualcosa che sento di dovver raccontare. Magari potrei riuscire a trovare qualcosa che ancora non è stato detto. Magari anche solo una persona, leggendo le mie parole, potrà trarne qualcosa. O forse no. Dubito che tutto questo verrà mai letto.
Ho conosciuto da poco una ragazza. Lei è incredibile, mi sta tirando fuori tutto un lato avventuroso, che un po' per prigrizia, un po' per circostanza, ho lasciato sepolto nelle profondità del mio essere.
Ieri sera mi ha fatto leggere il primo capitolo di una storia a cui sta lavorando. E mi ha fatto venire voglia di buttarmi. Di provarci. Chissà, magari ne uscirà qualcosa di buono. Anche se sarà solo per me.