Il bacio della strega

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Un vecchio gatto si stiracchia, inarcando la schiena in modo quasi innaturale, e mentre passeggia manca poco che vada a sbattere contro una gamba del tavolo. Un po’ in imbarazzo, il felino fa finta di nulla e cerca lo sguardo della sua padrona. Sebbene sia mezzo cieco, riesce a sentire la presenza della sua amata Maria, seduta sulla poltroncina che si gode il tepore della stanza illuminata scarsamente solo da poche candele. Nell’aria aleggiano creature pigre e piccole come acari. Maria, la strega dai lunghi capelli argentei, guarda il felino abbozzando un sorriso. Il gatto sale sulle gambe della sua padrona, curioso di sapere cosa sta guardando. Dalla finestra si intravede un paesaggio notturno di un paesino ricoperto dalla neve. La vita del paese scorre rapida mentre Maria vive lentamente. Il volto di un bambino pacioccone a cui mancano due denti e dai capelli stopposi biondi si avvicina alla finestra, appannandone il vetro. I grossi occhi azzurri cercano di capire cosa c'è all'interno, e Maria sorride. "Che fai, Morris? Quella è la casa della strega" dice un altro bambino, poco più in là. "Se ti scopre che curiosi nella sua casa ti mette in un calderone e ti cucina, poi lascia gli occhi al gatto."

Ma il bambino non vuole saperne di andare. Gli sembra di vedere qualcuno in quella casa scura, abbandonata da tempo.

"Oggi è la festa della Madonna delle nevi. Padre Jacopo dice che nessuno vuole vedere la strega perché è cattiva, ma se le diamo un po' di castagne arrostite secondo me è felice."

"Ci vai dopo dalla strega. Mamma ha detto che sta arrivando un’automobile in centro. Andiamo a vederla prima che se ne vada."

Morris sorride, mostrando tutti i denti, e corre via con il suo migliore amico mentre le loro sciarpe svolazzano al vento. Passano anni, e Maria nota che il ragazzino torna raramente di fronte alla casa abbandonata, come se si sentisse in colpa per non essersi più presentato. E man mano cresce sempre di più con il suo migliore amico, prendono il diploma, stringono un patto, si augurano buona fortuna e si dicono addio.

Qualcuno bussa alla porta ma, siccome questa è aperta, si apre di botto. Una testa scura, esitante, fa capolino mentre il vento gelido fa tremare le fiammelle delle candele. Le creature sottili come polvere vengono sbalzate via dalle folate di freddo.

"Posso entrare?"

"Sei riuscita a infilarti tra i cunicoli del tempo e aprire la porta di una strega, certo che puoi."

Maria fa fatica ad alzarsi, del resto è rimasta seduta per almeno tre quarti di secolo, e va a dare il benvenuto alla ospite. Il gatto annusa l'aria, curioso di sapere chi è la nuova entrata. Decine di fuochi fatui compaiono per magia, illuminando meglio la stanza. Maria si affretta a indossare l'abbigliamento emblematico per persone come lei: il cappello da strega, che vale molto più di un distintivo o un tesserino, di quelli che utilizzano i comuni umani. Il suo vestito blu scuro, elegante, intriso di una moda antiquata e fin troppo sfarzosa, seppur ricoperto di polvere, le dà un aspetto regale. Un tempo molti imperatori, viaggiatori e streghe hanno temuto quella figura imponente e regale. È da un po’, comunque, che Maria ha appeso il cappello al chiodo, eppure si ritrova spesso a fantasticare sulle giovani streghe che parlano di lei come se fosse un mito, una leggenda scomparsa da tempo.

L'ospite compie qualche passo in avanti e fa una riverenza. È una ragazza apparentemente giovane, asiatica. Indossa un vestito cinese rosso, i capelli sono acconciati divinamente, pieni di ornamenti e racchiusi in due crocchie. 

"Mei Chao, questa sì che è una gran sorpresa." Mente Maria, sorridendo. Secondo molte dicerie, a ogni passo che fa le streghe rilasciano quantità di energie magiche così ampie che provocano catastrofi. Non è del tutto vero, ma neanche così falso. Fatto sta che Maria aveva intuito l'arrivo della sua allieva da qualche ora.

"Maestra Maria, sono venuta a recarle visita."

"E per quale motivo?"

Compare una poltroncina dietro Mei Chao, che la invita ad accomodarsi.

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