Ricordo di aver chiesto a mia madre perché le storie venissero raccontate ai bambini in chiave così allegra e positiva, come se tutto andasse bene, come se ogni difficoltà potesse essere superata. "Perché quelle storie vanno così. Sono tutti felici e contenti."
"ma non tutte le storie sono così."
"ma potrebbero esserlo."E allora, c'era una volta nel lontano regno di Catania, un ragazzo felice che impastava biscotti.
Siamo chiari, non era il suo mestiere.
Andrea Casini, un metro e ottantaquattro a sedici anni era un onestissimo studente svogliato di un liceo classico. Seduti di fronte a lui da destra Chiara Casini, sua sorella quindicenne terribilmente più bassa di lui, Luca Mirtillo, diciassette anni compiuti da poco e Daniele Lettia, sedici anni, un metro, sessantesei centimetri e tanta voglia di crescere.
E voi direte ok, dov'è l'antagonista? In cosa sono sfruttati? Quale sofferenza affligge i loro animi?
E allora, bambini miei, avreste dovuto prestare più attenzione. Come vi ho già detto, erano ragazzi felici, nessun problema più imponente di una versione di greco, nessun'antagonista oltre la temutissima Castello, la prof di chimica (dolcissima nonna di due adorabili bambini di tre anni e bravissima mamma e suocera). Nessun guaio insomma.
Venivano tutti da famiglie di mentalità aperta, tutti loro, quindi né Andrea né Daniele avevano avuto problemi col loro Coming Out, e l'amicizia dei due ragazzi era stata abbastanza più di un amicizia da permettergli di dichiararsi, mentre nel dicembre freddo di due anni dopo, i due futuri avvocati si mettevano insieme tra le risate e gli applausi di Luca e Chiara, che sfortunata era l'unica ancora al liceo.
E la vita va bene, si laurea Luca, si laureano i nostri piccioncini, Chiara ha perso due anni in medicina, che si sta dimostrando più difficile del previsto.
Così ci ritroviamo qua, nell'appartamento di due ventisettenni innamorati.
E voi vi chiederete-che favola è?
Dov'è il colpo di scena, il combattimento interiore, le cose interessanti insomma?, senza ricordarvi che quelle sono persone, probabilmente.
Andrea e Daniele, che si baciano felici nella stanza, che ballano una canzone di Tom Odell.
Andrea che impasta i biscotti mentre aspetta che Daniele torni a casa.
Daniele che lava i piatti dopo cena e Andrea che lo abbraccia da dietro sussurrandogli parole all'orecchio che gli faranno dimenticare i piatti e il lavoro e tutto ciò che non è Andrea. Nemmeno l'omofobia li tocca nelle loro ferie in casa, nei loro sabato sera stretti.
È una storia felice, un vissero tutti felici e contenti, con Chiara al quarto mese di gravidanza e Luca prossimo al matrimonio.
É una storia felice, nessun colpo di scena, nessun antagonista. E non vi piace, presumo.
Lo volete per forza il nemico da combattere, vero? Volete che siano eroi, volete una storia avvincente.
Va bene, vi accontento.
Colpo di scena: cancro al cervello per Dani. Contenti?
Loro lottano, lottano, lottano, e rasano a zero i capelli ricci del biondo, mentre Dan lo bacia sulle labbra, una seduta di chemio dopo l'altra verso un tumore inoperabile.
Altri cinque anni di vita.
E il vissero per sempre felici e contenti?
Se lo è mangiato il cane, bambini, perché non tutti i nemici si sconfiggono, non tutti i mostri vanno via.
Però c'è un ragazzo un po' pelato al matrimonio di Luca e Sara, e quando Chiara partorisce, la seconda persona a prendere in braccio la piccola Elisa è un guerriero che non ha mai smesso di combattere, che deve essere forte anche per Andrea, perché non è pronto a dirgli addio, e non lo sarà mai.
Mai, e vorrebbe combattere per lui, ma tutta la sua energia viene risucchiata, e il suo amore si perde, e la chemio riesce a malapena a impedire al tumore di espandersi, perché non siamo in un episodio di Grey's Anatomy, dove ogni dottore muore e ogni paziente vive, né siamo in una bella favola in cui Andrea riesce a ottenere con l'inganno la pozione per sconfiggere il cattivo.
Solo, Andrea compie trentadue anni in una sala d'ospedale, e ventisei ore dopo, l'amore della sua vita muore.
Quando due mesi dopo Chiara partorisce il secondo figlio, il nome è Daniele e il cuore di Andrea si spezza.
E a questo punto il finale.
E vissero tutti per sempre felici e contenti?
Non vissero nemmeno tutti, porca troia.
E Andrea? Andrea visse sempre contento?
E Luca, che ha perso il suo fratellastro?
E Chiara, che ha visto suo fratello cadere in depressione, che guarda suo figlio e ci vede il defunto migliore amico?
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La verità, ragazzi, è che basta aspettare. Basta aspettare per il collega di Chiara che ha bisogno di un avvocato divorzista, e Andrea, che ricomincia a lavorare.
Basta aspettare per il sorriso di un bambino di due anni di nome Daniele che chiama lo zio Andea e per Andrea, che si innamora di Roberto, che presto diventa lo zio Bebbetto per il primo figlio di Luca e Sara, e Anna, la figlia quindicenne di Roberto che batte il pugno ad Andrea e fa coming out come bisessuale-cosa che ha spezzato il matrimonio di suo padre e sua madre, quando l'uomo le aveva risposto "uh, anche io principessa, non preoccuparti", ma che ad Andrea non ha dato nessun fastidio e Martina, che ha solo sei anni ma guarda la sua maestra e gli dice che suo papà e Andrea sono fantastici e perfetti e che non deve mai più dire che gli omosessuali sono sbagliati.
Potreste aspettare per Roberto che sta davvero davvero male, e per Andrea che lo costringe ad andare in ospedale, ma grazie a Dio è solo un intossicazione alimentare non un tumore e allora lui lo bacia e sorride al cielo.
Potreste aspettare per Andrea che diventa anche lui il tutore legale di una Anna ora sedicenne e della piccola Martina, la sua sorellina di sette anni.
Potreste aspettare per anni, potreste aspettare per sempre, perché si, la speranza muore e per Daniele non c'è stato nulla da fare, e Andrea ha perso l'amore.
La speranza si perde e finisce e non si può avere tutto. Ma si può andare avanti, mentre Martina a nove anni guarda Andrea ripararle la bici è gli dà un bacio sulla guancia esclamando "Grazie papà" prima di tornare a giocare, e questo ha spezzato il cuore di Andrea in bene perché quella bambina è sua figlia dal primo istante in cui l'ha vista, ma ora anche lui è il suo papà.
E non tutte le storie finiscono bene, mentre Alessia si scopre ancora innamorata dell'ex marito Roberto ma lui ormai ha scelto Andrea-oggi e per sempre, e no, non c'è speranza nemmeno per lei, e non andare avanti sarebbe da stupidi.
Andrea non vive in una favola, non è sempre felice e contento.
A volte litiga con Roberto, a volte fanno pace. A volte Martina torna a casa tutta insanguinata e lui si spaventa, ma poi lei ride e afferma "mi sono solo sbucciata il ginocchio pa' sto bene!". E a volte guarda suo nipote Daniele e si ricorda il suo primo grande amore.
Lo guarda-destino beffardo- innamorarsi del suo migliore amico che di nome fa Andrea e lo zio non spera che abbia un lietofine, perché nemmeno lui, come me, ci crede.
Lui spera che siano felici come lui lo è stato.
E non smette di amare Daniele, mai e poi mai potrebbe, ma ciò non gli impedisce di amare Rob con ogni singola particella di se.
E no, non vissero tutti felici e contenti.
Non vissero nemmeno tutti, ve lo ripeto.
E gli altri, sempre contenti?
No, queste cose non esistono.
Non tutte le storie sono così, e non potrebbero nemmeno esserlo, perché sono tutti felici e contenti solo nei reality show.
E Andrea sa che nulla è per sempre. Che un giorni Rob morirà e lui morirà e moriranno tutti.
Ma ha cinquantasei anni e guarda la sua figliastra Anna ballare con suo-marito-da-appena-sei-ore e Martina rimpinzarsi di dolci mentre chiacchiera col cugino Daniele, e Rob gli stringe la mano.
E lo sa, vale la pena di sperare invano? di attendere un miracolo ritardatario?Sono passati quarant' anni e la favola non è finita.
Non è nemmeno stata una favola.
Ma ad Andrea va bene. Volevate un eroe? Eccovi un eroe. Ha perso battaglie e ha vinto battaglie. Ha amato, odiato, pianto e riso.
È ha vissuto.
Qualcuno la chiamerebbe favola.
Io la chiamo vita.Volete un eroe? Guardate Chiara, che ha perso e vinto e sognato.
Guardate Anna che ha visto sua madre chiamarla abominio, o Martina che non ha mai avuto bisogno che qualcuno gli spiegasse che va bene amare chi si vuole.
Guardate Daniele II, che si innamora del suo migliore amico, e Martina, che ha tre anni in più del ragazzo e ride dicendogli di prendere precauzioni, che non è troppo giovane per diventare zia, ma loro sono troppo giovani per essere genitori e Andrea II che ha diciassette anni, ma che la conosce da sempre e la manda a fanculo all'insegna di "lasciami fare la mamma isterica in pace, Martí", e allora va bene. Guardate Luca, e Sara, e la non più così piccola Giorgia, che era nata Marco, ma espresso le sue preferenze,e che ha felicemente iniziato la sua terapia ormonale e che chiacchiera con Sam, l'ultim* dei figli di Chiara, un allegro non binario con una riga di eyeliner chilometrica.
Sono stupendi. E va tutto bene.Una volta ho chiesto a mia madre perché le storie venissero raccontate ai bambini in chiave così allegra e positiva, come se tutto andasse bene, come se ogni difficoltà potesse essere superato, dato che in realtà non è così.
Direi di averlo capito.
Il mio nome è Daniele Lettia, e ho ventisei anni da almeno quattro decenni. L'amore della mia vita, l'amore della mia morte, l'unica persona che io abbia mai amato ha dei figli e un marito e la mia Storia è finita secoli fa.Il mio nome è Daniele Lettia, sono morto.
Eppure questa è una vita.
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Once Upon A Life
ChickLitC'era una volta una vita. Mi sembra conclusivo. La vita non è una favola, e Andrea lo sa più che bene, l'ha imparato a sue spese, mentre guarda l'amore della sua vita scivolargli via. C'era una volta una vita, Roberto è un padre fantastico e compren...