Miss you

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GIUGNO 2026

Fabio fremette d' impazienza mentre faceva l'ennesima fila per passare nell'ennesimo termoscanner. Gli arrivi internazionali erano un incubo di burocrazia. Aveva perso il conto di quante volte aveva già esibito i suoi documenti o di quante volte aveva dovuto spiegare che, sì, in quella tracolla enorme c'erano solo macchine fotografiche.

Guardò l'orologio.

Era atterrato da quasi 20 minuti. Dopo un volo di secoli e un viaggio in Thailandia di due mesi, quei 20 minuti extra, che lo avevano ancora separato da Brando, gli erano sembrati eterni.

Certo era stata una proposta che non aveva potuto rifiutare, quando il giornale per cui lavorava gli aveva chiesto, dopo appena un anno, di fare lui il report del viaggio in Thailandia gli era sembrato troppo bello per essere vero. Ma stare due mesi lontano da casa, coi contatti ridotti all'osso, vista la quasi totalità del viaggio passata in regioni selvagge, era stata davvero dura.

Non vedeva letteralmente l'ora di rivedere Brando. Aveva quasi paura... gli tremavano le mani solo all'idea.

Brando guardò le porte scorrevoli degli arrivi internazionali ancora inesorabilmente chiuse. Buttò un occhio all'orologio e poi al tabellone luminoso che indicava i voli in arrivo.

Forse aveva letto male l'ora.... ma non doveva essere atterrato da mezz'ora quel fottuto aereo???

Poi di colpo le porte a vetri si spalancarono e, contemporaneamente all'uscita dei primi passeggeri, tutti che trascinavano enormi trolley con sorrisi stanchi dipinti sul viso, una piccola folla di persone si accalcò intorno a lui, in attesa dell'arrivo dei proprio cari.

Brando si guardò un attimo intorno e poi esibì senza vergogna il suo cartello, che aveva preparato apposta. Non era il solo ad averne uno.

Fabio varcò la soglia delle porte scorrevoli col cuore in gola, e si bloccò per un attimo quando riconobbe la testa riccia di Brando tra la folla. Rise scuotendo la testa quando gli vide tenere in mano un cartoncino bianco con su scritto a caratteri cubitali: COGLIONE. Lo vide allargare un sorriso a sua volta quando si accorse che lo aveva visto.

Brando sentì una stretta allo stomaco che lo sorprese, mentre gli si avvicinava. Cazzo era consapevole che gli fosse mancato ma non si era reso conto di quanto. Lo studiò: era abbronzato, parecchio. Gli erano cresciuti i capelli e ora si vedeva chiaramente che pure i suoi erano ricci. Gli era cresciuta anche la barba. I braccialetti al suo polso sinistro (aveva preso l'abitudine di comprarsene uno in ogni posto nuovo che visitava) erano aumentati in maniera considerevole.

Fabio affrettò il passo mano mano che gli si avvicinava, quando gli fu davanti buttò per terra il grosso zaino che aveva sulle spalle, mollò uno schiaffo allo stupido cartello per toglierlo di mezzo e lo abbracciò di slancio, strettissimo. Brando ricambiò la stretta chiudendo gli occhi contro la sua spalla, respirando il suo odore, ora un po' più forte del solito per l'urgenza di una doccia, ma che a lui piaceva comunque. "bentornato" gli disse.

"mamma mia che bello vederti" ammise Fabio continuando a tenerlo stretto, perchè più ancora di Roma, erano quelle braccia casa sua. Si separarono di qualche centimetro e Brando studiò il suo viso. Fabio si lasciò guardare sorridendo divertito di quell'ispezione. Lo vide dardeggiare lo sguardo sui suoi capelli, che erano cresciuti parecchio e sfidando la forza di gravità, gli vide fare un vago sorriso tenero mentre gli passava velocemente il dorso di un dito sulla mascella, per sottolineare la presenza della barba. Si abbracciarono di nuovo. Brando a quel punto si accorse che poteva tranquillamente toccarsi i gomiti dietro la sua schiena, corrugò la fronte, stringendolo per un attimo di più intorno alla vita quasi stesse misurando la sua circonferenza con le braccia, poi si staccò da lui guardandolo un po' stranito "hei... ma hai mangiato?" gli chiese afferrandogli un passante dei pantaloni con un dito a strattonandoglieli per mostrare quanto spazio avanzava "te ne caschi dentro ai vestiti" commentò. Fabio ridacchiò "beh non è che la cucina locale mi facesse impazzire" gli disse riprendendo lo zaino da per terra "il piatto tipico sono le cavallette allo spiedo" aggiunse facendo fare a Brando un'espressione schifata. Il riccio mise su un broncio tastandogli per un paio di secondi il giro vita "non c'è rimasto più niente da toccare qua..." si lamentò. Fabio scoppiò a ridere. Lo squadrò a sua volta mentre si incamminavano. Lui non era cambiato granchè, d'altra parte aveva fatto la solita vita in quel periodo, forse al contrario suo aveva messo su un paio di chili... non che gli stessero male dato che era sempre stato scheletrico "tu invece nessun problema di cavallette vedo eh?" lo prese bonariamente in giro battendogli un paio di pacche leggere sulla pancia. Brando gli mollò una spinta facendolo barcollare di lato "senti... me mancavi va bene?" esclamò facendolo ridere di nuovo. Fabio gli si rifece vicino abbracciandogli la vita "guarda che sei bellissimo come al solito" gli disse. Il riccio buttò aria fuori dal naso fermandosi per cercare le chiavi della macchina "ecco, vai leggermente meglio così" concesse. Lo vide con la coda dell'occhio che poggiava lo zaino per terra vicino all'auto e si guardava intorno, un attimo prima di metterglisi davanti. Sollevò la testa incrociando i suoi occhi che ora lo fissavano più seri. Gli sorrise leggermente "non t'ho ancora baciato perchè se comincio poi non mi fermo più" gli disse. Fabio gli guardò le labbra, quella bocca così bella che aveva. Scosse la testa "mi sa che corro il rischio" soffiò bloccandogli il viso tra le mani e spingendo, senza nessuna possibilità di difesa, la bocca sulla sua. La sensazione di morbido delle labbra di Brando premute sulle sue gli sembrò nuova e familiare al tempo stesso. Gliele baciò per qualche secondo, mentre sentiva le farfalle nello stomaco per quel contatto tanto desiderato. Tuttavia si accorse che lui non si lasciava andare, rispose solo con un paio di bacetti a labbra serrate e poi gli mise le mani sui fianchi, ma per allontanarlo delicatamente da sé, non per altro "Fà... rimandiamo a quando siamo a casa, sul serio" gli disse a bassa voce, facendo un piccolo sorriso davanti alla sua espressione di contrariato stupore. Fabio annuì, nonostante non fosse per niente d'accordo, domandandosi se quella riluttanza non dipendesse dagli sguardi curiosi dei passanti, che inevitabilmente si era sentito addosso da quando si erano incontrati.

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