Storia.

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« Liar »

Vedeva tutto quello che faceva la sua persona più cara, felice come sempre, senza un minimo di resa e neanche una piccola tristezza.
I suoi allenamenti erano duri, ma non si arrendeva, anzi, alla fine dell'allenamento sembrava essere ritornato a minuti prima di quello, però l'altro non era felice, anzi, era molto invidioso.
Aveva usato bugie su di lui, per dimostrarsi maturo e come lui, qualche volta riuscendoci, ma quella sera no.
Tenma era nella sua stanza, arrabbiato come non mai per via del suo allenamento andato male per via di alcuni fatti legati ai rapporti che non riusciva ad avere con gli altri.
La luce illuminava poco la stanza, tremando abbastanza, Hayato era in piedi, davanti al suo capitano, tremando di paura: era spaventato da come si erano messe le cose, soprattutto per la faccia di Tenma.
« Ti ho detto di dirmi la verità! È da giorni che non ti vedo in forma, non sei felice per nulla! Non ti puoi nascondere davanti a me! » urlò malamente il castano, indicandolo da vicino, per spaventare il poveretto.
L'altro stette in silenzio, chiudendo gli occhi per non vederlo in faccia.
Non aveva coraggio per guardarlo in quegli istanti, soprattutto con un animo fragile e bugiardo come il suo, mentre l'altro voleva che lo guardasse negli occhi.
« Guardami negli occhi, Hayato! » urlò ancora.
« Che ti dovrei dire, me lo spieghi?! »
« Perché fai il falso con me?! Dimmelo ora o non andiamo d'accordo! »
« Non ho fatto mai il bugiardo! » rispose con tono alto Matatagi, ormai intento a nascondere la sua verità, ma aveva fallito miseramente.
Poi si inginocchiò, cercando di trattenere le lacrime, mentre l'altro se ne stava andando con i rimorsi ben evidenti sul viso, mettendosi anche a lacrimare.
« Non ho mai visto uno più bugiardo di te...tra noi è finita. » disse piangendo, fulminando la testa del ragazzo dai capelli scuri.
Se ne andò subito dopo dalla stanza, andando in quella affianco, dove alloggiava lui stesso: il destino aveva voluto questo.


Hayato piangeva di dolore, poggiandosi vicino al muro, dove, dall'altra parte, il povero capitano cacciava singhiozzi dalle sue labbra e lacrime dai suoi occhi.
Li sentiva, aveva un orecchio troppo acuto per non sentirli, così, pronunciò le sue scuse...


 

Tenma, sorry, I'm a liar.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 10, 2015 ⏰

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