La vita ha uno scopo? Continuo a chiedermelo da quando ne ho memoria. Noi esistiamo per cosa? Per distruggere tutto ciò che ci circonda, per essere condizionati nelle scelte e ascoltare consigli dalle persone a noi più care che, una volta commesso uno stupido errore, si allontaneranno finendo lì l'amicizia e il rapporto di fiducia instaurato. Io sono Bea, una ragazza di 16 anni. Cosa posso saperne della vita per essere ancora una bambina? Non molto, ma sono dovuta crescere molto velocemente. Ho dovuto imparare a portare soldi a casa, ad accudire mio fratello Leon di 9 anni, a rimanere lucida dopo i continui abusi di mio padre, dopo la morte di due persone a me molto care di incidente in auto e in moto e dopo l'ennesimo abbandono degli amici quando ne avevo più bisogno. Non ho avuto un'infanzia facile, ricordo le urla e i litigi dei miei genitori, i tagli sui polsi di mia madre caduta in depressione e la rabbia di mio padre nel vederla stare male riversata tutta su me e mio fratello. Portavo Leon da mia nonna per evitare di traumatizzarlo nel vedere mio padre fatto, che rompeva bottiglie e che coi cocci minacciava me di morte per aver fatto star male mia madre. Ho ancora numerose cicatrici, sulla schiena, sulle spalle e sulle gambe e ricordo le gigantesche urla e preghiere di smetterla. Crescendo le cose cambiarono, si sistemarono, o almeno così credetti. I miei genitori tornarono a farsi degli amici e iniziarono a passare più tempo fuori che dentro casa, lasciando a me Leon. Fu così che conobbi Stephan, colui che riuscì, anche se per poco, a farmi sorridere.
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Sono ancora viva
Teen FictionQuesta è la storia di Bea che, fortunatamente, ha trovato un motivo per continuare a vivere.