Edmund si trova a pochi passi dal Palazzo Reale. Ormai è notte fonda e gli abitanti di Magna Solis dormono; la città è spenta. Qualcosa ha interrotto la marcia del Principe, che si trova costretto a scendere dalla propria automobile. Due guardie robotiche, dalla robusta corazza e dalle sembianze umane, lo obbligano ad allontanarsi dal veicolo, puntandogli contro due fucili d'assalto. Edmund scorge davanti a sé una figura debolmente illuminata dalla luna: indossa abiti grigi e una lunga cappa bianca con dettagli rossi. Il suo volto è segnato dall'età e da alcune cicatrici, rendendolo molto serio e inamovibile. Esitando, Edmund si avvicina e riconosce immediatamente il Generale delle truppe dell'Ovest. I due si sono incontrati in svariate occasioni, che cosa vorrà ancora il Generale? Ma soprattutto: perché le truppe dell'Ovest girano armate nelle terre di Magna Solis?
«Le sue truppe non possono stare qui, Generale. Dovrebbe saperlo.»
«Qualcosa deve essere sfuggito a tuo padre, Edmund. Vedi, a quanto pare le nostre truppe possono agire indisturbate in alcuni quartieri. Togliti la benda sugli occhi e guarda le cose come stanno: un passo falso nelle trattative reali e si scatenerà una guerra.»
«Io non c'entro nulla con la vostra "diplomazia".»
«Però sei il Principe, proprio come tuo fratello Baldred.»
«Credevo lo avesse intuito, Generale Stalwart: non potrei essere più diverso di così da mio padre e da mio fratello.»
Il Generale si avvicina lentamente a Edmund. Fa un lieve cenno alle due guardie davanti a lui, oltre che alle altre quattro alle sue spalle, di alzare i fucili contro il Principe.
«Che cos'è, una minacc...»
Stalwart fa segno di stare in silenzio.
«Sai bene qual è il tuo posto: ai piedi del trono a servizio di tuo fratello. E così sarà, tra una settimana, quando gli dèi decreteranno il successore di tuo padre Estmar.»
Edmund non sembra stupito, d'altronde ha già realizzato tutto. Rivolge un'occhiata di affronto al Generale.
«Non credere di poter continuare a proteggere la tua gente. Hai visto che cosa è successo in questi mesi. La distruzione e il caos si intensificano, la notte è sempre più lunga. Presto Magna Solis avrà dei nuovi Re, degni di questo titolo. Alle persone non importa che cosa faremo per accaparrarci il trono, si fideranno delle nostre parole, da bravi schiavi quali sono.»
Gli occhi di Edmund brillano di un azzurro intenso e acceso.
«Ti ho tagliato la lingua, ragazzo?»
Si avverte un rumore elettrico, come una scarica velocissima, e poi un rumore metallico molto simile a un coltello che viene affilato. Tutto è immobile, ma debole soffio d'aria scosta i capelli bianchi del Generale.
Le sei guardie tentennano e cadono al suolo. Le loro corazze sono lacerate e i connettori dei loro apparati sono distrutti. I circuiti tentano invano di inviare segnali elettrici.
«Saluti, Generale. Ah e, gentilmente, tolga di mezzo queste carcasse robotiche.»
Edmund non ha bisogno di tenere la guardia alta: sa che Stalwart non può fargli del male, non gli conviene.
Salito in macchina, si dirige verso il Palazzo. Una volta parcheggiata la macchina nel garage sotterraneo, si preme forte contro le tempie, con uno scatto. Trattiene un grido di dolore. Non è solo la testa a fargli male, ma anche il cuore. Ad ogni battito, sente di perdere il controllo del suo corpo. Lotta come ha sempre fatto contro questa orribile sensazione, finché non scompare pochi secondi dopo.
Sa che non potrà andare avanti ancora per molto senza che qualcuno inizi a insospettirsi.