Una giornata fredda.
L'autobus oggi ha deciso di non passare. Lo ha deciso senza avvisare nessuno. Tant'è che anche il tabellone non registra la corsa saltata. Ho freddo. Sono stanca e voglio tornare a casa. Ho passato tutto il giorno al bar. Sono una barista. Migliaia di ragazzi ubriachi che venivano da me per aggiungere alcool alla loro festa.
Non è un cattivo lavoro. La paga è buona. Posso divertirmi e poi c'è buona musica.
Sono le tre di notte. O le due.. Non lo so, ho un mal di testa sproporzionato. È tutto confuso. Ma sono abbastanza lucida da poter prendere l'autobus. Non tanto da poter guidare la mia moto. Ecco perché la ho lasciata davanti al locale. Marcus mi ha assicurato che ci avrebbe pensato lui.
È il mio capo. Un tipo ben piazzato, gentile con i capelli castani e gli occhi verdi. Un tempo era un militare. Adesso è uscito dal servizio e gestisce questo locale al centro di Londra. "Shine" si chiama così il locale. È un bel posto dove stare. Non è tropo grande e la sera si riempie al massimo di una cinquantina di persone. Gestirlo è facile e il posto in cui è messo favorisce che non ci siano troppi guai la sera sul tardi.
"prossimo autobus tra: 30 minuti"
Dice il cartellone accanto alla fermata.
Non ho intenzione di aspettare mezz'ora.. Così decido di alzarmi in piedi dalla panchina di legno e inizio a camminare verso Nord. Verso casa.
La mia uniforme è stata sostituita da un semplice paio di jeans e una camicia nera. Il tutto coperto da una giacca bianca e nera a scacchi che si stringe all'altezza del petto e si allarga fino alle ginocchia. Un cappello nero mi copre i boccoli castani e la sciarpa bianca mi casca sulle spalle distrattamente. E dalla spalla destra la tracolla nera scadde contro il fianco ad ogni passo che faccio.
Londra è buia di notte. Le luci sono leggere e illuminano a malapena la strada.
Non mi piace particolarmente camminare per strada ma non ho alcuna intenzione di aspettare per trenta minuti un autobus.
La testa mi martella..
-Dannati drink...- bofonchiò con voce piatta massaggiandomi le tempie con le mani. Socchiudo appena gli occhi mentre cammino e non mi rendo conto che quasi vado a sbattere contro una statua davanti al municipio.
Un angelo con il viso coperto dalle mani e il capo chinato in avanti.
-Cavolo- sussulto guardando la statua. È così fredda.. Certo che è fredda! È una statua
Non so perché ma il solo guardarla mi mette i brividi così passo oltre e torno a camminare.
Mancano poche centinaia di metri a casa mia. E per strada non c'è nessuno. Tutto vuoto. Solo le macchine che di tanto in tanto passano dando quella poca luce in più che serve per non cadere in qualche buca.
-Driin.. Driin- il mio telefono suona nella tasca della giacca così rispondo trattenendomi dallo sbraitare per il freddo
-Pronto- esordisco e la voce di mia madre risuona nell'apparecchio
-Tesoro! Quando torni a casa? È tardi...-
Mia madre.. Non vivo con lei da anni. Soffre di alzaimer da anni e non ricorda molte cose di me. Pensa che io vivo ancora con lei perché secondo la sua mente io ho ancora quindici anni
-mamma.. Sto arrivando- dico dolcemente. Ogni volta che sento la sua voce mi si stringe il cuore.
-Vuoi che mando papà a prenderti? Sei a casa di Lucy?-
Non rispondo. Mi vengono le lacrime agli occhi e mordendomi la lingua prendo un respiro profondo
-Mamma.. Mi passi papà per favore..- chiedo a bassa voce cercando di nascondere la voce inclinata dal pianto prossimo
-Certo..- mi risponde tutta tranquilla ma prima che possa dire qualsiasi cosa le attacco il telefono in faccia. Non ricorderà che lo ho fatto.. Andrà a dormire e domani tutto tornerà come prima.. Andrà tutto bene.
Durante questa camminata sono quasi arrivata davanti casa. Il tempo di distogliere lo sguardo dalla strada per posare il cellulare che qualcosa mi scatta alle spalle. Lo vedo con la coda dell'occhio. Qualcosa che si muove. La statua di prima.
L'angelo. Una statua identica ma con le mani verso di me che tentano di afferrarmi.
-Oh cielo!- gridò coprendomi la bocca per lo spavento. - è uno scherzo?! Non è divertente.. Vattene via..- dico indietreggiando per allontanarmi faccio alcuni passi e poi riprendo a camminare velocemente verso casa. L'angelo.. Rieccolo nuovamente a intralciarmi la strada. Non lo ho guardato per quanto due secondi? Un minuto.. Un attimo?
-Smettila!- dico ancora e attraverso la strada correndo pur di non farmi prendere dall'idiota artefice di questo scherzo. Mi volto verso il marciapiede ed eccolo lì che mi guarda con le braccia verso di me. Uno sguardo affamato e voglioso di sangue.
E mentre io lo guardo negli occhi un auto passa proprio nella corsia dove ci troviamo. Mi evita a malapena ma prende in pieno l'angelo che si dissolve nell'aria come una nuvola. Come aria.,
Non è possibile.. Come è possibile..
Inciampo all'indietro e per un pelo non rischio di sbattere la testa sul marciapiede. Velocemente mi tiro a sedere e noto che un paio di ragazzi si fermano a guardarmi incuriositi. Con un velo di imbarazzo e paura mi alzo in piedi e sistemo la tracolla e mi strofino il sedere per levare la terra
-Ho bevuto troppo.. È l'unica possibilità ragionevole- mormorai a me stessa con un filo di voce.
La porta di casa mia è a venti metri da me.
Cammino velocemente
Corro,
Dieci metri
Cinque metri.
E noto che qualcosa si è fermato dietro di me mentre cerco le chiavi di casa prima di attraversare il via letto. Sul mio giardino si trova una cabina telefonica blu. Fa dei rumori strani e delle luci illuminano. Mi avvicino piano sfiorando il legno con una mano. Decido di rientrare in casa.
-E questo?- la voce mi esce tremante ma nel girarmi l'angelo è di nuovo li di fronte a me con il volto coperto dalle mani. Mi appoggio con la schiena alla cabina.
Sono immobile.
Occhi sgranati.
Perché continua a seguirmi? Se è solo un allucinazione perché ho paura?
Sbatto le palpebre
L'angelo è più vicino a me e mi afferra una mano. La stretta è forte e mi scappa da urlare. Ma nel momento in cui cerco di aprire bocca la porta dietro al mia schiena si apre e qualcuno mi tappa la bocca con una mano
-Non urlare.. Non battere ciglio.. Non fare niente- dice la voce di un uomo alle mie spalle. - Andrà tutto bene.. Quando te lo dico chiudi gli occhi e fai un passo indietro okay?-
Annuisco semplicemente. Non so perché dovrei fidarmi di lui. Ma non ho altra scelta.
La sua mano è fredda. E torcendo appena il collo vedo che sta puntando una piccola torcia verso la statua, mi raddrizza il viso verso l'angelo
-Guardalo.. Devi guardarlo- sussurra nel mio orecchio tenendomi ancora la bocca tappata.
Fa scattare la torcia e resta in silenzio per un po' facendo rimbombare il brusio meccanico dell'oggetto.. Cosa farà mai una torcia contro una statua?
-Ora!- esclama e io ubbidisco.
Chiudo gli occhi di scatto e mi indietreggiò velocemente quasi cadendo addosso a lui.
Levate il quasi..
Cado addosso a lui.
Sono a terra ma non apro gli occhi.
Ho troppa paura.Angolo dell'autrice <3
È la prima storia che scrivo su Doctor Who. Ditemi se vi piace e la continuo!!!
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Un mondo in una cabina
РазноеTutto ciò che può accadere dentro una semplice cabina blu. Una cabina telefonica che appare e scompare per il mondo è assieme a lui arriva il ricordo di un uomo portato dal vento. Un uomo che corre. Corre sempre e assieme ad un sorriso e alla sua me...