Avrei preferito di gran lunga rimanere a casa quella sera, invece, mi ritrovai ad accettare l'invito del mio ragazzo a passare la serata in discoteca. Il locale era stracolmo di persone. Gente che ballava, gente che urlava, gente che cantava, rideva e si divertiva. Quello non era di certo uno dei contesti e dei luoghi che preferivo, insomma ero una persona molto tranquilla, non amavo affatto il baccano, nè i posti con molta gente, ma quella sera decisi che magari avrei fatto uno sforzo, per poter far felice Seojoon, il mio ragazzo e divertirci un po' insieme. Come non detto, qualche minuto dopo essere arrivati, Seojoon ricevette una chiamata dai suoi amici e in poco tempo scomparve dalla mia visuale per poter andare a recuperarli.
Speravo veramente tanto che facesse in fretta, che non mi lasciasse da sola, abbandonata a me stessa come era suo solito fare ogni volta che quei suoi amici odiosi uscivano con noi. Come sempre, però mi ritrovai ad illudermi e in un angolo di quel posto che nemmeno mi piaceva, rimasi in compagnia delle solite domande che ormai da tempo affollavano la mia testa. Non ero più sicura che Seojoon provasse dei sentimenti per me, non ero nemmeno più sicura di provarli io. Sembrava come se stessimo insieme ormai per abitudine. Eravamo diventati quasi come due sconosciuti. Non lo riconoscevo più, non avevamo più discorsi nè interessi comuni e passavamo poco tempo insieme.
Ma d'altronde gli volevo bene, mi ha resa felice e non mi ha mai trattata male e sicuramente non avrei voluto fargli un torto lasciandolo. Mi convincevo ogni volta che fosse un momento passeggero, che magari avesse molti pensieri per la testa anche lui e volesse sfogarsi in altri modi, preferendo aprirsi ai suoi amici, piuttosto che parlare alla sua ragazza. Speravo che da un giorno all'altro tutto potesse ritornare normale, che potessimo tornare innamorati come prima e che magari le mie fossero soltanto paranoie. In fondo mi mancava. Mi mancavano le sue attenzioni, le smancerie, il suo affetto e mi mancava sentire la sua risata, perché sì, ormai non ridevamo più insieme, non scherzavamo più come un tempo.
Scossi la testa profondamente rattristata a quei pensieri. Era difficile accettare che la persona che un tempo ti faceva felice adesso era la causa della tua tristezza. Nonostante ciò non avevo intenzione di starmene lì a piangermi addosso. Io quella sera mi sarei divertita! Mi feci spazio tra la gente e mi recai al bar. Richiamai l'attenzione del barista e chiesi un drink molto forte. Ebbene sì, quella sera avrei dimenticato. Avrei eliminato tutto, anche se per poco e solamente l'alcool poteva aiutarmi nel modo giusto. Scolai il primo bicchiere ma non ne fui soddisfatta. Così andai avanti. Ordinai altri drink fino a che la stanza non cominciò a girare. Ero decisamente ubriaca e mi guardai intorno intontita.
La musica rimbombava nelle mie orecchie e lo stomaco mi tremava a causa dell'alto volume, presi un respiro profondo e mi buttai tra la mischia. Ebbi improvvisamente voglia di ballare. Cominciai a scatenarmi tra mille altri corpi sudati intenti a strusciarsi gli uni sugli altri. Non badai a nessuno, non mi importava di nulla in quel momento, avevo solo bisogno di svagarmi e pensare a me stessa, ma quella sorta di stato di estasi fu interrotta da qualcuno, che avvicinandosi alle mie spalle, mi cinse i fianchi e mi sussurò all'orecchio:
<<Come mai tutta sola?>>
strasalii vistosamente, cominciando a tremare, non sapevo a chi appartenesse quella voce, ma di chiunque fosse stata, non aveva buone intenzioni.Mi voltai portando le mani davanti a me e spingendo il petto dello sconosciuto cercando di allontanarlo, ma quell'uomo non sembrava affatto intenzionato a lasciarmi, infatti strinse la presa sui miei fianchi, avvicinandomi maggiormente al suo corpo. Mi dimenai ma l'uomo continuò a parlare:
<<Che c'è? Non parli? Mmh? Ti va di dirmi il tuo nome?>>
scossi il capo velocemente, poi dissi:
<<Lasciami in pace...>>
riuscii a pronunciare solamente quelle parole, ma l'uomo scoppiò in una fragorosa risata e disse:
<<Non se ne parla nemmeno.>>
feci pressione ancora sul suo petto, ma dopo un po' mi arresi. Non aveva intenzione di lasciami andare ed io ero troppo ubriaca per continuare a lottare contro di lui.Fece un sorriso malizioso, si leccò le labbra e si avvicinò pericolosamente al mio viso, aveva intenzione di baciarmi, ma io non avevo il coraggio di stare a guardare e l'unica cosa che fui in grado di fare fu quella di serrare i miei occhi. Li strinsi forte, nella speranza che finisse tutto, che magari fosse un brutto sogno. Però lo sconosciuto non riuscì nel suo intento ma venne bloccato da una voce profonda che innervosita disse:
<<Lasciala stare!>>
spalancai gli occhi e voltando il capo nella direzione della voce, mi ritrovai davanti un ragazzo con i capelli color menta e gli occhi felini socchiusi a causa dell'espressione seria impressa sul suo volto. Lo sconosciuto allentò la presa, senza però mollarmi.Il mio respiro si fece più pesante ed accellerato, speravo che quel ragazzo potesse salvarmi ma l'altro non aveva voglia di arrendersi, così disse:
<<Credi che un ragazzino strambo e ubriaco possa farmi paura? Cercatene un'altra, questa è mia!>>
il ragazzo dai capelli menta strinse i pugni e serrò la mascella, continuando:
<<Non sono per nulla ubrico al contrario tuo e se non vuoi che ti spacchi il muso e meglio che la lasci stare ed anche in fretta.>>
disse tutto a denti stretti e adirato. Lo sconosciuto fu colto da un'altra improvvisa risata, mi strinse di nuovo maggiormente, poi rivolgendosi a me disse:
<<Perché non dici al nostro amico qui che non ti sto facendo nulla di male e di lasciarci in pace, mh?>>
io scossi il capo, poi guardai in cerca di aiuto il ragazzo dai capelli verdi, supplicandolo con gli occhi.Lo sconosciuto si alterò e portando una mano tra i miei capelli li stense e li strattonò violentemente. Strizzai gli occhi per il dolore, allora mi ritrovai ad implorarlo:
<<Lasciami... mi fai male...ti prego...>>
il mio aguzzino provò a rispondermi ma non fece in tempo. Il menta scattò rapido verso di noi, diede un pugno in pieno volto all'altro che mollò la presa dai miei capelli cadendo rovinosamente a terra, poi mi afferrò saldamente il polso, portandomi dietro di lui per farmi da scudo. Rimase davanti a me, immobile aspettando che l'altro si rialzasse, per poterlo fronteggiare nuovamente. L'aguzzino si sollevò e un po' barcollando fissò il ragazzo negli occhi tenendosi la mascella dolorante, poi disse visibilmente incazzato:
<<Tu, stupido ragazzino!>>
si avvicinò all'altro e cercò di colpirlo di conseguenza, fallendo.
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Sii mia, perché io sono già tuo.
FanfictionY/n comincia a crearsi fin troppe paranoie sulla sua storia d'amore, fin quando non sarà proprio un ragazzo a lei totalmente sconosciuto a farle aprire gli occhi.