Palace

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Era il primo luglio 1995. Una donna si muoveva lentamente facendo strusciare il suo lungo abito sul pavimento. In quell'ala del palazzo non c'era mai nessuno, ma forse era proprio per questo che le piaceva. I quadri appesi in quei corridoi, a parer suo, erano i più belli del palazzo. Dopo pranzo le piaceva passeggiare fino all'ala nord soffermandosi davanti alla tela con l'albero che si rifletteva nel lago. Quello era il suo quadro preferito, ogni volta che ci passava davanti pensava di farlo spostare nelle sue stanze ma poi pensava che senza quel quadro non avrebbe più avuto una scusa per convincersi a fare la sua quotidiana passeggiata digestiva. Ma quel giorno c'era qualcosa che non andava, qualcosa di diverso. Continuava a pensare che facesse troppo freddo per essere il primo luglio. Si fermò davanti al quadro con l'albero e si strinse ancora di più nel suo soprabito azzurrino. Sentì come un soffio gelido sfiorargli la nuca e un brivido le percorse la schiena. Si girò di scatto, dietro di lei stava un uomo con lunghi capelli e barba argentei, la squadrava da sopra degli occhiali a mezzaluna con profondi occhi blu. Indossava una lunga tunica viola e in mano teneva un cappello a punta. La donna si portò una mano al petto «Cielo Albus mi hai spaventata» disse. «Salve Elizabeth» Albus le si avvicinò stringendole la mano «mi devi scusare se non mi sono annunciato prima ma ho ritenuto che il nostro incontro dovesse restare ignoto al ministero» il vecchio mago fece un gesto veloce con la mano ce teneva il cappello che scomparì in un vortice di stoffa nera. Elizabeth tenne lo sguardo fisso nel punto in cui un attimo prima c'era il cappello quando disse: «Porti buone notizie, mi auguro». Albus assunse un'aria cupa, «sediamoci». Detto questo estrasse dalla manica una sottile bacchetta di legno, la agitò un paio di volte e dal fondo del corridoio arrivarono due belle poltrone di chintz.

Elizabeth e Albus si sedettero una di fronte all' altro. «Temo, mia regina, che le notizie che porto non siano le migliori» Albus si sistemò meglio gli occhiali a mezza luna sul naso «Sono passati quasi quindici anni da quando ci siamo conosciuti, ti ricordi cosa ti dissi quel giorno?» Elizabeth sentiva addosso lo sguardo di quei gelidi occhi azzurri. «Un bambino,Harry mi sembra, sopravissuto a non so che tipo di magia oscura fatta dal mago che aveva ucciso i suoi genitori, ma adesso è morto se non mi sbaglio». Albus assunse un' aria ancor più cupa «Scomparso» disse «o almeno così pensavamo fino a poco tempo fa» un' ombra attraversò il volto di Elizabeth. «Mi stai dicendo» disse con voce tremula «che quello stesso ... essere che quindici anni fa fece una strage di maghi e non maghi è tornato e adesso è a piede libero?! Credevo, Albus, che voi maghi aveste un ministero con tanto di ministro della magia; e allora perché vieni dire a me queste cose?» Albus Silente si passò una mano sulla lunga barba argentea, pensieroso «Vedi Elizabeth, il Ministero, o più direttamente, il Ministro non crede che Voldemort sia tornato» nell'udire quel nome la Regina sentì un tremito percorrerle la schiena, ma il vecchio preside proseguì: «La mente di Cornelius, il Ministro, è corrotta dalla paura, lui ha paura che Voldemort sia davvero tornato e lo nega ma mente solo a se stesso». Elizabeth sembrava sempre più agitata «Ma tu, Albus, hai visto questo mago oscuro tornare?» gli occhi di lei erano fissi nel blu profondo di quelli dell'anziano preside «No, Elizabeth, ma...» la regina scattò in piedi «Albus, se tu mi hai fatto preoccupare, se tu sei venuto fin qui per una cosa della quale non puoi provare l'esistenza, e ti basi solo su delle voci allora credo, vecchio mio, che il tempo abbia finalmente intaccato anche la tua mente» Elizabeth fissò Albus con uno sguardo misto di rabbia e paura. A quel punto il vecchio mago pensò che fosse arrivato il momento di dire tutto alla Regina. Le raccontò del torneo, del Calice di Fuoco, della coppa-passaporta, di Cedric...«Quindi tu mi stai dicendo che questo Crouch ha messo il nome di Harry ne Calice per portarlo da quello stesso mago che quindici anni fa l'ha reso orfano?» lo sguardo iroso della Regina era scomparso lasciando il posto a uno sguardo di terrore «E questo Voldmort, o come si chiama, sarebbe tornato uccidendo un ragazzo?». Questa volta fu Albus ad alzarsi «Il problema è serio Elizabeth. Se quello che pensiamo è vero allora Voldemort vorrà ricreare il suo esercito. Tempo fa era composto da milioni di maghi e streghe. Dovevoavvertirti». Detto questo il mago fece ricomparire il cappello a punta e si avviò. «Albus, l'uscita più vicina è dall'altra parte» Albus la guardò «Oh, lo so bene» il vecchio preside scomparve dietro l'angolo con un sonoro "Crack!".

La regina si soffermò a guardare ancora un po' il quadro con l'albero e poi andò nelle sue stanze. Quella notte sognò draghi e carrozze senza cavallo.

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