XO

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Quando ormai era sera tardi, il riccio stese le lunghe e affusolate gambe sui cuscini del divano. Sentì le ossa scricchiolare; malgrado si trovasse in salotto, rannicchiato contro lo schienale del divano, da tutto il pomeriggio - e avesse anche passato lì tutta la serata - non aveva mai cambiato posizione, né schiuso le labbra una sola volta.

Si sentiva stanco. Stanco di aver passato la giornata lì. Stanco di aver passato la giornata lì dopo un litigio - né il primo, né sicuramente l'ultimo di una lunga lista - con il suo Zayn.

Quest'ultimo invece era rimasto di sopra, nella camera da letto, ed era sceso solo una volta per prendere qualcosa da sgranocchiare per cena - Harry lo aveva sentito, ma non si era mosso perché sapeva che non si sarebbe avvicinato.

Stavano insieme da ormai sette mesi, e da altrettanto tempo erano cominciati i litigi per le gelosie, per i loro caratteri diversi, talvolta per malintesi, o altri semplici litigi di coppia. Eppure si amavano e non avrebbero smesso di farlo per quegli stupidi (e insopportabili) momenti.

A quel punto della sera, Harry trovò la forza di alzarsi dal divano. Si recò in cucina trascinando i piedi sul pavimento, dato che a quel punto della giornata gli era venuta una leggera fame, e dopo aver preso un bicchiere d'acqua per rifarsi la bocca impastatissima, aveva aperto un'anta del mobile alto e dopo averlo scrutato con molta calma, aveva deciso di prendere la scatoletta con i cioccolatini.

Scartò il primo lì, in cucina, e dopo aver lasciato la carta arricciata sul tavolo, aveva fatto retrofront e, sempre con la massima lentezza, aveva riattraversato la cucina, in direzione delle scale.

Una parte di sé sperava che il mulatto stesse già dormendo, perché non sapeva se lui avesse ancora la rabbia in circolo e non se la sentiva davvero di sostenere un altro litigio; l'altra parte invece pregava che fosse sveglio, perché malgrado la paura di litigarci ancora, sapeva che non avrebbe chiuso occhio se non avessero fatto pace. Si sentiva vuoto, svuotato, senza forze. Non resisteva proprio senza di lui, senza quegli occhioni color caramello, senza le sue mani perennemente premute contro i propro fianchi morbidi, o giù, a stringere e torturare il fondoschiena. Senza le sue labbra screpolate, senza le sue prese in giro, o le sue richieste vogliose. Tutta la santa giornata senza di lui e i loro piccoli momenti.

"Guai a te se dormi" aveva pensato, mentre le cioccolata in bocca era ormai sciolta, fermandosi alla soglia della camera da letto.

Con un sospiro vi si affacciò, tenendo la scatola tenuta al petto con un braccio.

Gli occhi scattarono sulla figura slanciata del ragazzo. Gli dava le spalle, aveva la schiena nuda, e appena sotto il collo un uccellino si posava su un ramo; le biglie verdi del riccio caddero sulle sue fossette di venere. Zayn si stava spogliando, era appena chino a sbottonarsi i pantaloni, e Harry in un istante lo vide piegarsi a trascinare il bordo dei jeans fino alle caviglie.

Zayn raccolse i pantaloni e fece un mezzo giro per portarli sulla poltrona accanto all'armadio. Fu in quel momento che posò gli occhi sul più piccolo. Lo guardò qualche istante, ma non disse niente.

Harry varcò l'entrata della stanza e si andò a sistemare sul letto, alzando il cuscino dietro le spalle e posando la scatola di cioccolatini sulle gambe stese.

Nessuno dei due aveva ancora parlato, ma entrambi riuscivano a percepire la tensione in quel silenzio.

Harry sentì il materasso vacillare sotto il peso di Zayn; si era steso su un fianco e con una mano si manteneva il capo, formando un triangolo con esso ed il braccio piegato.

Il riccio lo ringraziò mentalmente di essersi sforzato di rompere quella tensione.

Sentì gli occhi del più grande scorrere lungo il petto appena curvo per via della posizione, scivolare sulla scatola. Harry fece finta di nulla e afferrando un cioccolatino, lo scartò e fece per infilarlo fra le labbra.

XO ~Zarry~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora