A Slip of the knife

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John spalancò la porta del 221B di Baker Street, tirando un sospiro di sollievo quando la richiuse alle sue spalle, lasciando fuori il resto del mondo. La sua giornata sembrava essere stata infinita dopo una conferenza in centro a Londra sulla salute riproduttiva e sugli interventi chirurgici ad esso collegati. Non che gli fosse di grande utilità, ma la frequenza era obbligatoria per non perdere la licenza. Quindi aveva stretto i denti e sopportato, ricordando a se stesso quanto tutto quello potesse comunque ritornare utile ad un medico di base, almeno in parte.

"Divertito?" La domanda laconica di Sherlock gli diede il ben tornato a casa. John si guardò attorno trovandolo al suo pc, con le dita a danzare sulla tastiera e gli occhi incollati allo schermo.

"È stato uno spreco di tempo. Inutile." Mormorò John, dirigendosi verso la cucina e sospirando di sorpresa quando notò il cibo d'asporto sul tavolo. "Da quanto tempo è qui?"

L'unica risposta alla sua domanda fu il silenzio, John ci era ormai abituato. A volte a Sherlock serviva più tempo del previsto per tornare a galla dai suoi pensieri. Accese il bollitore, afferrò due tazze e cominciò a fare il tè senza pensarci troppo. Mentre aggiungeva il latte alla bevanda, Sherlock riemerse da qualsiasi cosa stesse facendo poco prima, battendo le palpebre mentre osservava John, come se si fosse reso conto solo in quel momento che era rientrato in casa.

"Hai ordinato cinese?" Chiese John, indicando i cartoni. "Sono vecchi e tossici di qualche giorno oppure è tutto ancora commestibile?"

"Li ho ordinati un paio d'ore fa. Avevo fame."

"Quindi hai mangiato?" John alzò immediatamente gli occhi al cielo non appena si rese conto della stupidità della domanda. Nessuno dei cartoni era aperto e le bacchette, ancora unite, giacevano sul tavolo della cucina. "No, ovviamente no. Immagino che qualcosa ti abbia distratto."

Sherlock si stiracchiò sulla sedia, alzando un braccio sopra la testa in un gesto che sembrò rendere ancora più lungo il suo corpo, già aggraziato ed elegante. Come davanti a un dipinto d'arte classica o a un bel tramonto, era difficile non apprezzare la bellezza estetica di Sherlock, anche se la sua personalità lasciava molto a desiderare. Era vestito, il che suggeriva che fosse uscito di casa almeno una volta, anche se solo Dio sapeva per andare dove. Con la giacca ancora leggermente spostata sulle spalle e i bottoni della camicia tesi, rispose con un mugolio affermativo alla sua domanda.

"Perché inutile?" Riprese alzandosi in piedi e attraversando la stanza, arricciando il naso quando John cominciò ad aprire le scatole e a controllare che il forno a microonde fosse libero da qualsiasi esperimento. "Non è da te denigrare i meriti delle conoscenze mediche."

"Il focus era troppo generico sugli Omega," John scosse la testa. "Come se qualcuno del Sistema Sanitario Nazionale mettesse mai gli occhi davvero su uno di loro. Ammettiamolo, se qualcuno di loro avesse bisogno di un dottore, avrà solo il meglio del meglio e di sicuro non si rivolgerebbero ad una struttura pubblica, no?" Mise un paio di scatole nel microonde e premette il pulsante, avviandolo. "E anche se fosse, non è che verrebbero da un medico di base Alfa come me."

"Vero," Passò a John le bacchette. I suoi occhi assottigliati in quel modo familiare con cui di solito deduceva qualcosa, tradivano il fatto che senza dubbio stesse leggendo tutti gli indizi che John aveva accumulato addosso fin da quando era partito quella mattina. "Ti infastidisce questa cosa."

The Gilded Cage || JohnlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora