Capitolo 1

5 1 0
                                    

"Cara Olivia..."

8 novembre 1932.
La notizia della vittoria di Roosevelt risuonava per tutte le strade newyorkesi, che dopo tanto tempo sembrarono noncuranti della crisi che già da diversi anni stava sconvolgendo l'assetto economico mondiale, e soprattutto statunitense.
"A NEW DEAL for the American people" stava scritto su tutti i titoli dei più grandi giornali dell'epoca. — Tsè, come no — dissi buttando il Times a qualche centimetro di distanza dal posacenere. Stavo seduta al solito bar, il Golden Lady, fumando la mia sigaretta e osservando gli accattoni ai lati della strada, rannicchiati nella loro miseria che tanto contrastava con lo sfarzo del quartiere che faceva loro da casa.
Da lì a poche ore il mio treno sarebbe partito. Mai avrei pensato che quel viaggio verso Chicago si sarebbe rivelato un vero e proprio incubo.

Una volta arrivata in stazione feci caricare i miei bagagli e salì sulla ferrovia. Mi diressi subito alla carrozza ristorante. Erano quasi le 10 di sera e ancora non avevo cenato. Ordinai un bicchiere di vino rosso e una tartare di cavallo con aglio e prezzemolo.
Nella carrozza si propagava un odore pungente che contribuiva a creare un'atmosfera piuttosto tesa e disagevole.
Gli altri passeggeri sembravano tutti dei nababbi pieni di sé, e tutti i camerieri servivano con toni freddi e visi smorti che mettevano inquietudine. Tutto ciò mi diede una sensazione di nausea, perciò non riuscii a finire il mio pasto. Addossai le colpe alla stanchezza, e dopo aver scolato il mio calice mi recai assopita verso la mia cabina letto.

Presi dalla mia borsa la lettera destina alla mia amica Olivia che cominciai a scrivere poco prima di partire.

"Sono da poco partita per Chicago. È un viaggio molto lungo ma sono allietata di poterti rivedere tra..."

Qualcuno bussò.
Seccata per l'interruzione aprii la porta, e subito mi ritrovai davanti un uomo qualche centimetro più alto di me con una faccia parecchio familiare e un sorriso presuntuoso che poco dopo si scompose — Mi scusi signora, penso che questo guanto sia suo. — Era proprio mio. Dovevo averlo dimenticato nel vagone ristoro poco prima. Afferrai velocemente il mio elegante guanto di seta e ringraziai gentilmente il signore. Posai uno sguardo sul suo viso un'ultima volta per cercare di comprendere dove lo avessi già visto. Nessun ricordo. Sul punto di chiudere la porta però mi interruppe nuovamente: — Il mio nome è Bentley. — riaprii lievemente la porta ormai socchiusa e con fare disorientato lo osservai. — Il mio nome è Regina Wallabies, piacere. — dissi qualche secondo dopo ponendogli la mano. Lui sfiorò le punte delle mie dita con un bacio e senza esitare si rigirò e se ne andò lasciandosi alle spalle un — La aspetto domani nella carrozza per pranzare insieme. —
Ancora piuttosto sconcertata richiusi la porta senza rispondere e mi sdraiai sul mio letto. Dando un veloce sguardo all'orologio mi resi conto di quanto fosse tardi, quindi riposi la lettera nella mia borsa e poco dopo mi appisolai.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 14, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Cara OliviaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora