Fin da quando ero piccolo ho sempre avuto tanti amici, ero ben voluto da tutti perché ero sempre partecipativo nei giochi e abbracciavo chiunque fosse triste, ma mantenevo sempre una sorta di riservatezza ben profonda. Questo aspetto di me non cambiò mai. Ero un bravo bimbo, lo sapevo, ma appena si presentava un bulletto non mi trattenevo dal difendere il più debole, e quando tornavo a casa con i graffi i miei nonni mi rimproveravano, mi dicevano che era nobile il fatto che volessi difendere gli altri ma che il mondo non gira, sempre, dalla parte dei buoni. Non mi avrebbero mai voluto fare un discorso di questo tipo alla tenera età di 8 anni, ma sapevano fossi un bambino intelligente e che si prodigava più per gli altri che per se stesso. Loro dicevano che ero come mia mamma, ma che ella fosse stata fortunata ad aver trovato mio padre che non la teneva troppo sulle nuvole. I miei genitori mi avevano avuto troppo presto, non mi abbandonarono mai, solo che per mantenermi dovevano lavorare, quindi passavo quasi tutto il tempo dai miei nonni.
Eomma e Appa erano due persone facoltose, solo con il passare degli anni apprezzai la loro decisione di non buttare tutto all'aria in seguito alla mia nascita, perché la nascita di un figlio non deve essere il termine dei tuoi progetti. Ma sicuramente ciò che li aiutò fu la presenza dei miei nonni materni, che appena pensionati trovarono in me i ricordi e la perduta scelta di un secondo figlio. In conclusione, non smisi mai di prodigarmi per i più deboli, così conobbi Jimin. Incominciai i miei anni di liceo nella mia città natale, nonché la caotica Seoul, quindi avevo già il mio giro di amicizie, nonostante Seoul fosse molto grande. Uno dei primi giorni di scuola, all'età di 16 anni, vidi durante la pausa pranzo un ragazzo venir spinto dai solito bulletti con cui avevo che fare da quando ero piccolo. Quando mi alzai e mi avvicinai, scoprii anche perché lo prendevano in giro: il suo accento.
«Dio, Seojun non ti stanchi proprio eh? Anche dopo anni»
Sorrisi, beffardo. Non c'era bisogno di arrabbiarsi, perché avevo capito che con la violenza non risolvevo nulla. Ma mi avvicinai al ragazzo disteso, mi inginocchiai e gli porsi la mano. Lui era impaurito e aveva gli occhi lucidi, ma accettò la mia mano, insicuro e si alzò.
«Ti immischi anche quando non sono affari tuoi, Taehyung?»
«Lascialo stare, e fatti una cazzo di sega invece di importunare gli altri»
«Checca»
Sputò lui, e io risi. Non mi sarei fatto scalfire da nessuno, soprattutto da lui che, per me, era la minaccia minore nella vita.
«Ti va di mangiare metà del mio tramezzino?»
Lui mi guardò e annuì, felicemente. Probabilmente ero il suo salvatore.
Grazie Jimin, per essere stato il mio salvatore, invece.
Dopo che si fu calmato e mi spiegò che era nativo di Busan ma si era trasferito a Seoul da poco, per questo lo stavano prendendo in giro. Gli assicurai che Seojun non gli avrebbe più messo una mano addosso perché non avrebbe mai osato fare altro. Lo conoscevo da anni, era sempre stato il bulletto del quartiere e si era sempre scontrato con me, quasi era un rito per noi. Conoscevo storie di bulli che picchiavano i più piccoli e i deboli. A quel ragazzo piaceva solo dar fastidio, ma non si sarebbe spinto nella violenza. Con la crescita stava pian piano riducendo i suoi attacchi di bullismo, evidentemente con la maturità, quindi bastava imparare a sapergli tenere testa e lui gli sarebbe stato lontano. Notai che aveva un viso molo tenero, dolce e che mi ispirava tanta dolcezza e protezione, invece in lui in me che poteva vedere? Che avevo un sorriso sbarazzino, i capelli arancioni, tinti by my self e quindi in modo disordinato, e le orecchie grosse. Da lì, passavamo le giornate insieme, pian piano io mi allontanavo dai miei amichetti perché scoprii che non c'era nulla che mi piacesse in loro e che mi piacesse tutto di Jimin.
Prendevamo il bus insieme, andata e ritorno, facevamo i compiti l'uno a casa dell'altro, e parlavamo a non finire tutto il giorno e la notte. Io ero più energico, ero più casinista e lui era più tranquillo, più dolce. Con gli anni si determinarono i nostri ruoli, come avevo protetto io lui, quella volta, lui mi ripagò proteggendomi sempre. Nonostante i pochi mesi di differenza, sembrava essere lui il più grande perché io avevo questo carattere più difficile, se si può dire così. I miei nonni, i miei genitori si raccomandavano con lui di guardarmi, io mi arrabbiavo e mettevo il broncio perché non ero più un bambino. Ma con lui, inconsapevolmente, lo diventavo.
READ ME!!
Salve, questo è il secondo capitolo ma anche un capitolo meno intenso, ma è come si son conosciuti Jimin e Taehyung. Dovrebbe essere abbastanza veritiero ma, ovviamente altro ho inventato! Nel prossimo capitolo spiegherò come Taehyung conoscerà gli altri, non sapevo se aggiungerlo in questo capitolo perché mi sembrava molto breve ma ho deciso di tenerlo così. Spero piaccia a chi potrà mai leggere questa storia, a me questo capitolo non piace tantissimo nella forma scritta, se qualcuno ha suggerimenti prego di scrivermi. Alla prossima!
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Thank you, Jimin [[vmin]]
Short StoryTutte quelle volte in cui Taehyung avrebbe voluto ringraziare Jimin **storia breve** *vmin* **accenni taekook**