Il viaggio

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In un giorno di pioggia battente arrivai in una città, che può essere ogni città conosciuta e nessuna di essa. Indossavo un impermeabile molto "British" e dei comodissimi stivali, il mio ombrello era singolare, coloratissimo e con un manico d'argento con foglioline cesellate che su rami delicati si arrampicavano su per l'asta di quel parapioggia d'altri tempi. Dovete sapere che amo lo stile vintage, mi piacciono le vecchie cose che spesso indosso con piacere ed orgoglio, così mi sembra di appartenere a tante epoche contemporaneamente, mi sembra di fermare il tempo su ogni vecchio oggetto che mi appartiene e che prima di me è appartenuto ad altri. Il mio viaggio in questa città senza nome, senza luogo e senza tempo era stato pianificato con molta cura, volevo andare alla ricerca di cose appartenute ad altri luoghi più o meno lontani. Appena arrivata, con una mappa in mano, andavo alla ricerca di una strada del centro storico dove sicuramente avrei trovato vecchie botteghe che erano lì tra quei vicoli da tempi remoti, i loro ingressi erano singolari ma anche i loro proprietari sembravano usciti dal passato. Ero ansiosa , ero curiosa e camminavo nonostante la pioggia quasi pavoneggiandomi sotto quel ombrellino multicolore e con il mio vecchio impermeabile zuppo ma pur sempre rigorosamente "British", camminavo lentamente e guardavo le merci che facevano mostra di se in quelle vecchie vetrine rigate da gocce di pioggia simili a lacrime che solcavano le pareti lisce di quei vetri, dentro si intravedeva la signora dell'antica merceria che ricamava con il suo telaio una tovaglia di bisso fine con colori delicati che imprimevano su quel fine tessuto fiori di pesco con foglioline verdi che sarebbero andate ad abbellire la tavola di una giovane sposa. Qualche passo più in là c'era la vetrina di un gioielliere con esposti vecchi orologi e gioie di ogni genere, che affascinavano con il loro stile retro' anche il passante distratto. Mi soffermai a guardare, all'interno c'era il vecchio orafo intento a lavorare, forse a creare piccoli capolavori che sarebbero andati ad abbellire signore desiderose di essere sempre alla moda con il gioiello di tendenza. E via via incontrai ancora altre botteghe che sapevano di antico: c'era il salumiere con tutte le sue bontà e con il grembiule immacolato intento a tagliare prosciutti, salami e quanto altro per la signora scesa a fare la spesa con il suo carrellino scozzese ed i capelli grigi ben pettinati e con un profumo, sì quel profumo che sapeva di buono, quello della mia cara nonna, sì proprio quello: la "violetta di Parma", e poi tanto altro. Ero attratta da tutto ciò tanto da non accorgermi che la pioggia non cadeva più, chiusi l'ombrellino e mi sentii quasi da sola, quel oggetto colorato mi aveva fatto compagnia e mi dispiaceva chiuderlo ma dovetti farlo e alzando gli occhi al cielo notai un timido sole che faceva capolino tra quei nuvoloni grigi ancora gonfi di pioggia. Andai avanti convinta di trovare ciò che stavo cercando. Mentre camminavo la mia attenzione fu colpita da un gatto rosso, cicciotto che attraversò la strada proprio davanti a me, presi a seguirlo con lo sguardo e all'improvviso si fermò, mi guardò ,io non resistetti ed iniziai a seguirlo. Riposi la mappa nella mia grande borsa bordeaux p appresso al gatto rosso e morbido. Quella palla di pelo trotterellava sicuro tra quegli antichi vicoli ed ogni tanto si voltava come se controllasse che io lo seguissi. Mi scrutava , poi ripartiva ed io dietro ad ammirare quegli scorci bellissimi che stavo attraversando e guardando attentamente, vedevo da una parte il mare che quasi lambiva i "piedi" di questa vecchia città come fosse un gigante blu che abbraccia la sua  bambina. Dall'altra parte in lontananza c'erano le montagne maestose e silenziose che vegliavano su questa bellissima  città senza mai stancarsi, erano vigili ed attente a chiunque arrivasse. Che luogo strano ero venuta a visitare, mi incuriosiva questa sua doppia identità marina e montana ed in mezzo lei, la città palpitante, con la sua gente e la sua vita tutta da vivere. Ed il gatto? Non lo vedevo, mi sentivo smarrita in quel dedalo di viuzze dove le vecchie case arroccate si reggevano l'una con l'altra e tanta storia traspirava da quelle facciate scrostate e battute dai venti marini e montani, tutto parlava del tempo, del tempo ormai andato ma vivo nel ricordo di quegli antichi sassi. Volti antichi mi guardavano con occhi discreti dietro quei vetri quasi consumati dal sole, dal vento, dalla pioggia battente ed io andavo avanti, seguivo il gatto: lo avevo ritrovato! All'improvviso si fermò in una piazzetta minuscola con l'acciottolato di pietra bianca, nel mezzo una fontana gorgogliante di bronzo con tre donne che sostengono una grande coppa, sui bordi sono poggiati tre piccioni anch'essi di bronzo. Un capolavoro di arte liberty che lascia affascinati. Ciò che mi colpì fu la coda rossa di quel grosso, grasso gatto che spariva dietro una porta in stile inglese, alzando lo sguardo notai un'insegna un po' sgangherata ma bella, quegli strani caratteri scrostati formavano la scritta "dall'antiquario... di tutto un po'" e sulla porta una targhetta usurata dal tempo con su scritto "Benvenuti". Esitai ad entrare, mi sentivo strana, direi emozionata, tergiversai un po' facendo finta di ammirare ancora quella piazza in miniatura con quella fontana così carina, c'era anche qualche casa con balconcini con le imposte serrate e poi proprio su quel negozio singolare un'imposta sbatteva a causa del vento che soffiando delicatamente spostava i grossi nuvoloni grigi lasciando il posto ad un cielo terso.   Sono sicura che quelle poche case erano disabitate, c'era silenzio, tanto silenzio e nitido si  sentiva lo sbattere di quella persiana, quasi a voler attirare la mia attenzione. Mentre osservavo e riflettevo mi trovai a spingere la maniglia, anch'essa consumata e mezza scolorita di quella porta importante. Il negozio era in penombra e un forte odore di cannella mi investì lasciandomi quasi senza respiro, la cannella una spezia dal profumo dolce che mi legava al ricordo della torta calda di mele che mia nonna puntualmente preparava in autunno ed io bambina ne tagliavo grosse fette e golosamente le gustavo, un sapore, un odore antico legato alla mia infanzia ormai lontana. Così assorta nei miei ricordi non avevo notato quella coppia di signori anziani e distinti che mi osservavano sorridenti e solo quando la signora pronunciò con la sua voce dolce la parola buongiorno capii e vidi questi due volti sereni che mi accoglievano nel loro negozio bello, stravagante, vintage, profumato, in poche parole affascinante. nel bel mezzo della sala c'era un grosso tavolo rotondo con un unico grosso piede di legno di noce, apparecchiato con una tovaglia color avorio di lino intagliato con ai quattro angoli grosse nappe penzolanti di quattro colori diversi: una era bordeaux, una verde salvia, una blu ed una oro antico, uno splendore! Su quel tavolo così abbigliato c'erano tazze, piatti e piattini di fine porcellana inglese, teiere dalle forme strane, una in particolare mi colpì era a forma di gatto e all'improvviso mi ricordai della palla di pelo rosso che mi aveva portata fino lì, mi guardai intorno e vidi quel gatto accovacciato su una vecchia poltrona con damaschi antichi, stanco ma felice di essere tornato a casa. La signora venendomi incontro dopo il buongiorno si presentò:"sono Mrs . T e lui è Mr. T mio marito, in cosa possiamo aiutarla?" La sua voce dolce mi inebriò e quasi non sapevo cosa dire, in pochi secondi mi ripresi e dissi sorridente:" mi piace questo vostro negozio, vorrei dare un'occhiata per il momento, son appassionata di vecchie cose, mi piace osservare con calma ogni singolo oggetto, sapete mentre mi guardo intorno è come se il tempo che avvolge tutte queste meravigliose chincaglierie sia fermo, o meglio, è come se il tempo non fosse tempo, è come se il suo scorrere sia circolare, mi spiego, arriva e riparte disegnando un circolo virtuoso ed io sono nel centro esatto di questo tempo e vedo, osservo, ascolto, rifletto, mi confondo nel gorgo del tempo stesso e mi piace farmi trasportare in tante epoche diverse senza avere una dimensione definita, appunto nella sua circolarità. Scusatemi vi sto,forse, annoiando con queste mie teorie strampalate. Quando ho pianificato questo viaggio sapevo esattamente di voler arrivare e permanere per un po' in una città qualunque, di un'epoca qualunque e vivere in una sola volta tante epoche diverse.  E poi... non chiedetemi come sono arrivata fino a voi seguendo quel gatto bellissimo che ora si riposa sereno sulla sua, almeno credo, comoda poltrona". "Ah!" disse la signora T:" il nostro gatto Gustavo! Sa è un gatto molto particolare, spesso è fuori e non torna per giorni e poi all'improvviso ricompare, entra di soppiatto , va diritto verso quella poltrona ,si sdraia soddisfatto e sta lì quasi immobile per ore". Il signor T con il suo golf di lana verde bosco ci guarda senza proferir parola, aveva un'aria serafica, quando iniziò a parlare capii che oltre ad essere un brav'uomo era una persona colta e molto educata. Iniziò a raccontarmi la storia di Gustavo e così esordì:" Gustavo THE CAT , ha notato che il suo sguardo è impenetrabile? L'ho trovato quattro o cinque anni fa,non rammento bene, fuori vicino  bellissima fontana, ero appena arrivato sulla piazza, era molto presto, ricordo che era una mattinata fredda e nebbiosa e avvolto nel mio vecchio loden con tanto di sciarpa di cachemire che mi avvolgeva quasi tutto il viso sentii un miagolio insistente, ma non vedevo nulla, ad un certo punto guardando verso la fontana, ai piedi di quelle meravigliose tre donne di bronzo, che definisco le custodi di questa piccola piazza, vidi una scatola rossa con il coperchio un po' storto che si sollevava in modo strano e quasi timoroso mi avvicinai, il miagolio proveniva da quella scatola. Mi feci coraggio, sollevai il coperchio definitivamente e vidi un musetto curioso che mi guardava con due occhi verdi e vispi, mi conquistò. Di corsa lo presi in braccio e lo avvolsi nella mia vecchia sciarpa e mi sbrigai ad aprire la bottega. Entrammo e lui saltò giù in un attimo e correndo tra le pile di vecchi giornali impolverati, saltando su una scatola piena di vetri di Boemia, arrivò come per miracolo sulla vecchia poltrona con damaschi antichi costruita da qualche bravo artigiano, forse nello Yorkshire, forse in Provenza, forse in Baviera o a Venezia, non so, e la fece sua. Lo coprii con la sciarpa perché era davvero infreddolito e mi resi conto che forse era pure affamato e corsi giù verso i vicoli chiudendo in fretta il mio negozio e andai dal salumiere a prendere del latte. In quattro e quattro otto tornai, andai nel retrobottega e su un fornello un po' malandato scaldai il suo latte, presi una ciotola  e la riempii con il latte caldo, invitai il gattino a bere e così fece . Mi ricordai di aver lasciato accanto alla fontana la sua prima dimora, la scatola rossa e corsi fuori a recuperarla. Quando rientrai aveva bevuto tutto il latte e riposava satollo e soddisfatto su quella che era diventata la sua poltrona. Rimasi per un po' a guardarlo, era proprio bello e simpatico, io non amavo i gatti ma Gustavo mi ha fatto cambiare idea. Presi la scatola, stavo per buttarla via quando nel fondo notai una bustina di carta color avorio, la presi e la aprii, dentro c'era un collarino verde prato con una medaglietta attaccata con sopra inciso un nome Gustavo e così gli misi al collo il suo collarino e da quel momento Gustavo entrò nelle nostre vite riempiendole. Si noi eravamo una coppia sola che si affacciava alla vecchiaia triste ed opaca, ma Gustavo ci ridiede la voglia di vivere! Quando arrivò mia moglie gli presentai Gustavo e lei se ne innamorò immediatamente e tra i due scoccò una vera e propria scintilla d'amore che oggi più che mai è viva. Dopo ore tornai ad osservare la scatola rossa che aveva ospitato Gustavo, sollevai il fondo e trovai un biglietto ben piegato e a caratteri eleganti trovai scritto: "un regalo per voi". La cosa mi incuriosì, lo feci vedere a mia moglie che a sua volta si incuriosì, cercammo di capire chi fosse l'autore di quel biglietto ma niente, quella scatola, quel biglietto, il collarino con la medaglietta non rivelarono altro. Ci mettemmo a rimirare Gustavo che dormiva soddisfatto sulla poltrona e ci guardammo interrogativi. Mia moglie mi disse:"Sarà un dono del cielo questo micietto dolce e morbido dal colore caldo che ci terrà compagnia in questo nostro negozio a volte troppo silenzioso e solitario". " Fu così che iniziò la nostra coesistenza con gatto Gustavo. Mentre eravamo in negozio a catalogare oggetti, a sistemare le cose che arrivavano di continuo, lui si strofinava sulle nostre gambe o sulle nostre mani e faceva le fusa per attirare l'attenzione, se usciva si tratteneva fuori per delle ore e di solito, come è avvenuto per lei, ci portava qualche cliente e noi restavamo sbigottiti davanti a questo fatto insolito". Anche io osservavo incuriosita Gatto Gustavo, mi piaceva osservarlo, c'era qualcosa di magnetico in lui anche se dormiva beato. Ero, però, anche incuriosita da quel meraviglioso negozio e con lo sguardo continuavo a carpire la presenza di moltissimi oggetti interessanti, oltre al magnifico tavolo abbigliato e alla poltrona damascata di Gustavo. C'erano scaffali pieni zeppi di libri più o meno antichi, più o meno importanti che tappezzavano le pareti.

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