Tu hai una parte cieca? Cos'è? Vorrei che me lo dicessi tu. Io, proprio non lo so, è come la parte che nascondi di te stesso? O è te stesso ma lo tieni dentro? In questo momento mi troverei molto comodo a scrivere su della carta, ritmare il suono della penna sul foglio con il violino che sto ascoltando mentre provo a capire ciò che voglio dirti. Non scrivo per dare risposte, non scrivo per dare la mia opinione ma per trovarla. Forse la parte cieca di qualcuno è ciò che viene fuori quando si arrabbia, dall'ira del soggetto che smettendo di pensare mostra qualcosa di inusuale, ma non saprei, "la parte cieca" sembra più una verità nascosta non un irrazionale reazione a qualcosa. Forse è il senso della vita, quindi che non lo vediamo mai ma che però è sempre presente e ci fa muovere nello spazio e nel tempo, la parte cieca di noi può essere quindi la nostra coscienza più pura, sappiamo che esiste l'inizio e la fine, il durante, e viviamo come se sapessimo quello che dobbiamo fare qui. O magari sto dicendo solo follie, e se fosse qualcosa di più semplice? Come ad esempio il lato più buio di qualcuno o il lato più chiaro. O le emozioni, la parte astratta dell'uomo; noi non vediamo le emozioni ma possiamo percepirle e spesso comprenderle anche analizzando il lato concreto di qualcuno, la carne, ma in questo modo anche ciò viene escluso, o forse no. La consapevolezza conta come vista? I ciechi non contano ciò che non vedono come inesistente, hanno una realtà attorno e lo sanno anche se non la vedono, questo punto però è troppo confuso e si arriverebbero a troppe conclusioni. Non ho idea del perché stia scrivendo questo sotto un ciliegio, potrei guardare il cielo ma sto scrivendo su un Apple Newton vecchio di un anno, scrivendo parole come se stessi parlando con qualcuno. È brutta la solitudine durante una fredda primavera del 1994. Forse è il caso di tornare a casa, eppure mi sento incollato a questo albero, mi attrae anche se non riesco a toccarlo. I petali del ciliegio fiorito cadono verso di me e mi attraversano, posandosi sul terreno che prospera di vita grazie a ciò che è in fondo a questa vile terra. Un petalo cade sulla mia vecchia borsa fatta da una pellaccia malridotta che mi ha venduto una zingara nel borgo. La borsa è poggiata sull'albero, l'ha portata una ragazza che mi è molto familiare e l'ha lasciata qui piangendo, ancora oggi non so chi sia eppure penso di conoscerla. Ho trovato qui dentro il vecchio Newton con cui ti parlo, sono morto impiccato su quest'albero perché la mia pelle era diversa dal vecchio che mi ha appeso qui, mi guardava come se stesse ammazzando una bestia. Ora sono da solo, non posso invecchiare, non posso ringiovanire, non posso parlare con nessuno, se non con te. Tu mi stai immaginando, sono morto perché hai immaginato che morissi perché tel'ho scritto io, ciò vuol dire che hai immaginato anche questo. Quanto puoi essere folle? Non so se abbia lo stesso valore detto da uno spirito di un corpo senza vita 4 metri sotto quest'albero. Non mi ha serpellito un vecchio qualunque, sei stato tu. E forse ti ho mentito, non stai immaginando, stai ricordando e nel mentre aggiungi parti che non sono esistite, come il mio spettro. Non so se tu voglia chiedermi scusa, immagino di no, sarebbe inutile. E ora dimmi, qual è la tua parte cieca?
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La Raccolta di Linch - Story collection
RomanceIdea ispirata dal libro "Necronomicon" pubblicato da Mondadori, questa sarà una racclta delle storie che scriverò durante la notte. -nessuna storia è ispirata alla realtà se non per frasi che mi sono venute in mente prima di dormire-