Ella aprì gli occhi. Sembrò quasi come quando un neonato apre le sue piccole e minuscole palpebre per la prima volta e guarda la luce immensa della vita.
Lei giaceva distesa in mezzo alla strada e non capiva il perché. Confusione e mal di testa la tormentavano. Si sentì confusa, senza ricordi. Sapeva di essere una diciassettenne e che si chiamasse Ella, ma sapeva solo questo, non era a conoscenza di nient'altro. È come se diciassette anni della sua vita non fossero mai esisti, come se la sua vita fosse appena iniziata. Ciò la turbava molto. Era tanto stordita. Si guardava in torno senza conoscere il luogo. Vide dei palazzi molto alti e un parco. Sentiva voci, grida, cani abbaiare e poi sentì un clacson suonarle. Ma qualcosa la afferrò portandola via di lì. Non si era accorta che fosse nel bel mezzo di una strada. Ma quel qualcosa era qualcuno, un ragazzo: -Stai bene? Tutto ok? Scusami tanto ma ho fatto ritardo- dice in modo preoccupato ed impaurito -Come sempre del resto...- borbottò. Ella lo guardò non sapendo cosa dire, la confusione la assaliva ma poi finì col dire un semplice -Grazie.- molto confuso. Ancora lo sguardo del ragazzo non aveva incrociato quello di Ella, era impegnato a pulirsi dalla terra su cui è caduto per salvarla. Ma, appena finì di scrollarsi, alzo la testa e la guardò: pelle scura, capelli ricci e neri, lineamenti perfetti e occhi intensi, spettacolari, scuri come il petrolio ma penetranti come i raggi del sole. Mantenne il suo sguardo lì fisso su di lei per almeno 20 secondi. Lei, molto imbarazzata, disse: -Tutto ok? Stai bene?- ed egli ribatté:
-Ehm, si sì, scusami.- Poi ancora più confusa di prima chiese che posto fosse e perché si trovasse lì. Il ragazzo era ancora perso in lei, esitò e disse molto dubbioso: -Ehm... Beh non ricordi niente perché... Hai perso la memoria.- -E come mai giacevo sulla strada?- -Ah... Beh... Tu sei sonnambula, molto spesso esci dall'ospedale incoscientemente, tranquilla.- Ella lo guardò perplessa e poi disse: Eh... Tu chi saresti?- -Ah che sbadato, scusami tanto se non mi sono presentato, sono un po' una frana nel relazionarmi con le persone. Comunque il mio nome è Jackson. Sono sicuro che tu non ti ricorderai di me ma noi ci conoscevamo, eravamo amici.- -Ah... Capito. Scusa non voglio sembrare invadente ma ho un forte mal di testa potresti riaccompagnarmi... Dov'è che mi trovavo?- -In ospedale intendi? Certo ci andiamo subito...- Si incamminarono a piedi. Vi era un sole splendente e una giornata meravigliosa. Non parlarono una parola, ma ogni tanto si scambiavano sguardi. Ella non aveva ancora ammirato attentamente Jackson: Era un ragazzo alto, con capelli biondi, occhi verdi e incantevoli. Non si era accorta della sua bellezza, ma oltre ad essa notò un atteggiamento al quanto nervoso, riusciva a percepire in lui questa sensazione. Intrecciava le mani sudate velocemente, aveva il viso un po' biancastro e i suoi occhi rispecchiavano la paura...
Ella non ci fece molto caso e cercò di guardarsi intorno per capire dove fosse ma più si sforzava e più non otteneva risultati. Poi pensò a sua madre, a suo padre a tutte le persone che potessero circondarla, ma ebbe paura di chiederglielo, pensava che lo avrebbe disturbato o infastidito. Sicuramente molte persone la stavano aspettando preoccupate in ospedale. -Eccoci arrivati!- Entrarono e disse qualcosa a l'infermiera che portò Ella in una stanza e la sistemò sul letto. Jackson si assicurò che andasse tutto bene e uscì dalla stanza. Ella intanto guardava il muro bianco cercando di dar colore ai suoi ricordi.
Nella sua stanza c'era una finestra che dava al corridoio e lì vi era Jackson tutto preoccupato che telefonava qualcuno. Improvvisamente arrivò un ragazzo, più o meno sui 19 anni con capelli e occhi scuri, si salutò con Jackson e disse: -È lei?- Lui annuì. Senza esitare il suo amico spalancò la porta e disse: -Ehi ciao. Sai non sembri tanto triste per essere una che...- -No! Fermo!- Gridò Jackson entrando anche lui nella stanza d'ospedale. -Cioè... Volevo dire... Liam intendeva dire solamente che non sei tanto scoraggiata per aver perso la memoria...- Lo disse con una voce tremante, a momenti stava per sudare. -Perdita di memoria?- disse Liam prima che Ella potesse dire una parola. -Ehm Ehm- disse tossendo Jackson, -Puoi venire un attimo fuori?- E i due si incamminarono lontano dalla stanza in modo da non farsi sentire. Ella intanto era sempre più confusa, non riusciva a capire il perché di quel comportamento... Diventava ogni minuto sempre più frustrata perché non riusciva ad accendere i ricordi e ciò la mandava in confusione.
Intanto i due discutevano: -Non pensavo potesse finire qui per una semplice perdita di memoria...- disse Liam. -Infatti non è così...- -No aspetta non dirmi che... Tu non le hai detto che...- Jackson annuì la testa leggermente e guardò il pavimento. -Ma è contro ogni regola... Vai! Corri a dirglielo subito! È ingiusto nei suoi confronti!- -Lo so, lo so ma...- -Ma niente. Sai benissimo cosa ti succederà se dovesse venirlo a sapere, ti prego smettila di giocare a questo gioco... Non fa ridere.- -Non è un gioco Liam... L'ho fatto perché... Beh perché... Non mi era mai successo...- -Cosa non ti era mai successo Jackson?- -Di essere innamorato di qualcuno...-.
STAI LEGGENDO
Where our souls meet
Mystery / ThrillerElla, confusa, si ritrova senza memoria, almeno così le viene detto da Jackson, un ragazzo che si presenta come un suo caro amico. Nonostante tutte le perplessità e i dubbi di Ella, la ragazza decide di fidarsi di lui e l'amicizia si trasformerà ben...