♡ 좋은 아침 ♡

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«Buongiorno» sussurrai debole, ancora plagiato dalla fredda notte che avevamo passato. Come ormai ogni giorno, da quattro mesi e nove giorni, mi svegliai a fianco di colui che aveva reso la mia quotidianità, meno monotona. Non ricevetti risposta, come mi aspettavo, solo un lamento roco e impastato. Spostò le coperte che coprivano la sua mascella più in basso, siccome l'inverno stava arrivando; in modo da rilevare i suoi tratti felini quanto misteriosi e statici, messi in dubbio però, dai capelli color menta che lo rendevano particolare e apparentemente infantile. Poi tornò nel mondo dei sogni.

Proprio bello, il mio ragazzo.

Pensai, sorridendo. Non volevo svegliarlo, solo rimanere ad osservarlo per qualche minuto, o qualche ora, o tutta la vita, se questo fosse significato rimanergli accanto. Il silenzio e la mia ammirazione nei suoi confronti erano le uniche cose che regnavano in quella stanza, la nostra stanza.

Dono di mio padre questo appartamento. Era così felice, mi ricordo, quando gli dissi che mi sarei trasferito assieme alla persona che amavo e che tutt'ora amo. Non esitò un secondo a darmi il consenso e a pagarmi la casa, in quanto i soldi non ci mancavano. Mi strinse forte a lui, tralasciando le sue emozioni fuoriuscire dai suoi occhi sotto forma di allegre lacrime. Fu difficile separarmi da lui, andare via di casa e lasciarlo tra le grinfie delle faccende domestiche. Eravamo solo lui ed io, dopo che quella stronza di mia madre se n'era andata per un bastardo europeo. Si, si faceva sentire spesso, ma non era niente confronto al rapporto speciale che c'era tra me e quel panzuto del mio vecchio.

Proprio un brav'uomo, mio padre.

Ero indeciso. Meglio la menta, o la fragola?

Senza preavviso, avvicinai le mie morbide labbra, che l'intero condominio mi invidiava, ad una sua soffice guancia, stampandoci sopra un casto bacio. Non volevo dividermi. Questi contatti tra me e lui erano rari, dato che passavamo la maggior parte del tempo a lavoro o a fare l'amore. Lui preferiva il tavolo della cucina, io il letto matrimoniale.

Lui era così passionale a letto, probabilmente l'unico luogo in cui riusciva a manifestare ogni sua emozione. Tra gemiti e schiamazzi, le parole dolci non mancavano mai, e sapere che erano tutte riservate per me, solo per me, mi rendevano la persona più felice su questa terra.

L'affetto, la castità, la purezza, erano caratteristiche che non definivano per niente la nostra relazione. O per lo meno, dal suo punto di vista. Un ragazzo riservato, di rado esuberante, calmo. Un cassetto chiuso di cui solo io avevo la chiave. Passione, rispetto, fiducia, amore: queste erano le parole più accurate per descrivere ciò che c'era tra di noi.

Per questo non volevo far terminare la vicinanza che si era creata, anche se lui non era cosciente. Ma la giornata era lunga, e siccome nel weekend entrambi non avevamo il lavoro, ci eravamo stabiliti di passare quelle giornate in tranquillità, a fare cose normali come una coppia normale. Quindi abbandonai il suo volto, continuando però ad osservarlo.

Avevo accuratamente fatto una lista, che prontamente avevo trascritto: dovevamo andare alle poste, fare compere per mandare avanti la casa, portare fuori Holly, il gatto bianco che sua madre gli regalò per il trasferimento. Ricordo una delle nostre ultime litigate, puntualmente finita nel letto, sul mio insistere che quel candido gattino gli assomigliasse tantissimo, quasi ad essere suo fratello. Un po' gatto era il mio piccolo: acido, immensamente adorabile quanto provocante, che richiedeva affetto solamente quando c'era di mezzo del cibo o qualche richiesta invitante.

Un vero gattino.

Tentai di alzarmi, non perché fossi stanco di guardarlo, ma perché le cose da fare erano tante, la giornata era ancora giovane, e portare la colazione a letto al mio ragazzo era la prima. Però una mano mi fermò, prendendomi per l'avanbraccio e trascinandomi verso la stessa direzione di qualche centimetro.

«Buongiorno anche a te, piccolo» sorrise, sempre ad occhi chiusi, per non rovinarsi il sonno. La sua voce ancora rimbombava all'interno delle mie orecchie, come un eco immensamente piacevole. Risvegliarmi al suo fianco era la cosa più bella che mi fosse mai capitata.

«Volevo prepararti la colazione e portartela a letto, ma se non vuoi, rimango qua» mi sedetti più comodamente, vedendo i suoi occhietti vispi aprirsi piano piano, ed elaborare le mie parole.

«Allora torno a dormire, vai pure»

Io l'avevo detto.

«Scemo» gli tirai un leggero schiaffo sul dorso, ancora coperto.

Ci fu qualche attimo di silenzio, mentre entrambi ci scambiavamo sguardi d'amore, infiniti.

«Vieni qua» cercò di avvicinarmi senza aggiungere altro, ma facendo intendere ad entrambi le sue intenzioni. Si liberò delle coperte una volta per tutte, e mise la bocca in posizione, che prontamente io tappai con una mano.

«No» strizzai gli occhi. «Prima laviamoci i denti, non vorrei morire a causa di un bacio» scherzai, ricevendo una risata da parte sua.

Era così bello quando rideva. Le labbra piccole e sottili, che io tanto amavo, si sollevavano in alto facendomi venire la pelle d'oca ogni volta. Lui non amava i complimenti, ma io non smetterò mai di ripetere quanto fosse incredibilmente affascinante.

«Beh...sarebbe una morte piacevole, e morirei insieme a te» tentò di avvicinarsi, nuovamente, ma io lo respinsi, nuovamente, contro la volontà del mio cuore, in quel momento fatto di panna e gattini.

«Non provarci, Yoongi» pronunciai, con aria di sfida.

«Eh va bene, Jiminie» si alzò facendo il giro completo del letto, fino a ritrovarsi davanti a me, però, non andando verso il bagno, ma rimanendo immobile a fissarmi, quasi a mettermi in soggezione.

«Che vuoi adesso?» portai la mia mano verso la sua, facendo intrecciare le nostre dita. Le osservai con fierezza.

Facevamo invidia al mondo, insieme.

Mi saltò addosso, come Holly quando aveva troppa fame, o voglia di coccole. Io l'ho sempre detto che quei due si assomigliavano. Le nostre gambe si intrecciarono, come le nostre dita, che ancora erano unite a fianco del mio corpo, ormai steso sotto di lui.

Velocemente, come per togliere un cerotto, stampò un bacio sulle mie labbra, per poi alzarsi e dirigersi verso il bagno.

«Non puoi vincere, contro Min Yoongi» sorrise scaltro.

Roteai gli occhi, arrossendo, senza riuscire a togliermi il sorriso dal volto.

«Ti amo anche io, piccolo campione» mi alzai?per andare verso la cucina.

Si, preferisco la menta. Decisamente.

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Yoo gente :3

Questa storia...cosa...oneshot o come volete chiamarla, non ha un senso di esistere, avevo solo voglia di scriverla e l'ho fatto, lol. A me ha strappato un sorriso, spero sia lo stesso per voi :)

 A me ha strappato un sorriso, spero sia lo stesso per voi :)

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🌹𝙜𝙤𝙤𝙙 𝙢𝙤𝙧𝙣𝙞𝙣𝙜🌹 [ jimin × yoongi ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora