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Ormai la mattina di un nuovo giorno era arrivata. Non voleva aprire le finestre e rovinare l'atmosfera sonnacchiosa, e sicuramente non voleva alzarsi e fare qualcosa di produttivo. Stringerla tra le sue braccia era il suo unico pensiero. Forse, con un po' di luce avrebbe potuto ammirarla meglio, ma la avrebbe svegliata e non voleva assolutamente farlo. Continuava a poggiarle delicatamente le labbra sul collo, con dolcezza, desiderando solo di poter continuare. Amava la sensazione del contatto con la pelle rovente. Cominciò a mugolare piano, sottovoce, quasi come un lamento di un cucciolo di cane a cui manca il padroncino. "Oh oh, ti ho fatto male, piccola?" chiese preoccupato lui, baciandole la punta del naso "O hai solo bisogno di riposare?". Lei si girò dall'altra parte in risposta, dandogli le spalle, come se fosse offesa da quella domanda tanto ovvia. Però, solo in quel momento egli ricordò il motivo per cui la ragazza era lì, in quel grande materasso matrimoniale soffice e accogliente. Il giorno prima, a scuola, la aveva vista impallidire improvvisamente e la aveva seguita di nascosto fino allo stanzino in cui si era rinchiusa. Odiava chiedere aiuto, soprattutto a lui. Quando sbirciò dalla porta, la vide seduta a terra ansimante e, dopo essere entrato tempestivamente, ella svení in un bagno di sudore freddo. La aveva portata a casa propria e, spaventato dagli spasmi che aveva, le aveva rimboccato le coperte del letto in modo che potesse riprendersi un poco, dopo averle messo una vestaglia bianca. Si era infilato anch'egli affianco a lei e la aveva coccolata tutta la notte, fino a rilassarla totalmente. Le poggiò una mano sulla fronte e, come immaginava, la sentì scottante. "Resta qui, vado a prenderti qualcosa" mormorò poi, per non dare fastidio alle orecchie ormai abituate al silenzio assoluto. Con riluttanza, alzò il proprio corpo e si diresse verso il bagno, dove infilò un paio di calzini, una felpa grigia e dei pantaloncini. Si osservò allo specchio: i capelli corvini spettinati avevano delle direzioni proprie e la carnagione pallida risaltava le occhiaie scure. Prese con la mano sinistra il termometro, lo infilò in tasca ed infine passò in cucina. Mise a bollire dell'acqua in una teiera e, mentre aspettava, prese una aspirina e la poggiò sopra un vassoio, dove mise successivamente anche un bicchierino d'acqua fresca. Dopo aver infuso la bustina di tè verde, aggiunse anche metà cucchiaino di zucchero, giusto per non farlo essere né troppo dolce né insapore. Prese con fermezza il supporto e percorse il corridoio sulle punte dei piedi, cercando di non sbattere contro un muro. Dopo essere entrato nella stanza, aprì uno spiraglio di balcone, per non rovesciare il tutto e combinare guai. Ora poteva vedere bene le sue guance infiammate e il suo tremolio. Le si avvicinò e le sussurrò "Ti darà solo un attimo di brividi, dopo giuro che passerà". Ella stette ferma e non diede segno di aver ascoltato. Egli prese il termometro e lo infilò sotto il braccio della ragazza, che al contatto con il metallo freddo, le fece produrre un lamento di disapprovazione. Le accarezzò i capelli, morbidi e profumati, e strozzò il suono con un bacio suadente. "Avevo detto che sarebbe stato solo un secondo" riprese, imprigionando il corpo femminile in un grande abbraccio, che avrebbe voluto mantenere per l'eternità. Lei rispose con un cenno del capo e strusciò la guancia contro il petto del ragazzo, in cerca di altro conforto "Sei sempre così autosufficiente, ma ora ti stai lasciando andare. Lo fai per me, T/N? Così mi fai sentire importante". L'altra abbozzò un brontolio e si allontanò bruscamente, buttando a terra la coperta. Con due dita prese l'apparecchio che aveva appena preso la sua temperatura, e dopo aver letto deglutì. "Prenderai freddo così, piccola" disse lui, aiutandola a sostenere il busto. "Non chiamarmi così, Uchiha" dichiarò con voce autoritaria T/N, prendendo tra le mani la tazza e portandola alla bocca "Non c'è cosa di te che riesca ad apprezzare ". "Di nulla, eh" sospirò il ragazzo, girando gli occhi "Puoi anche chiamarmi per nome, siamo compagni di scuola". "Non significa amici". "Ci conosciamo da quasi quattro anni". "Non per scelta mia". "Senti, è da sempre che mi tratti così, potresti cercare di essere un poco più gentile e rispettosa?". "Parla quello che usa lo stesso tono con la sua amichetta Sakura" mise alla fine lei, buttando giù la pillola e stirando le braccia. "Cosa ti ho fatto di male? Dimmelo. È dalla prima volta che ti ho vista che mi hai mandato in tilt, con i tuoi lineamenti, il tuo carattere sicuro, schietto e dominante al punto giusto. Non dico ricambiare, ma almeno apprezzare i miei sentimenti?" chiese snervato lui, assottigliando gli occhi neri come la pece , mentre ella riponeva il vassoio sul comodino "Non potresti provare a cambiare idea?". "Questo dipende da te, Uchiha, come quella volta: vuoi ancora aspettare o prendere ciò che vuoi?".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 27, 2020 ⏰

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