Il richiamo del Lago

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Uscii di casa stanco quel tardo pomeriggio e mi trascinai barcollando fino al lago, non troppo distante da casa. Camminai tra i boschi, passando una mano annoiata su ogni ruvido tronco d'albero, assorto.
Quando fui vicino all'acqua, mi accucciai a riva sentendo delle fitte sui palmi: erano ricoperti di sangue, ma non mi importava.
Poi alzai lo sguardo sul mio riflesso liquido e ci vidi lo stesso vuoto della profondità del lago e, continuando a fissare, la mia sagoma cominciò a ondeggiare dandomi la nausea e l’impressione che mi avrebbe mostrato qualcosa. Ero io. Era ciò che ero dentro: profondo vuoto e confusione. I palmi pulsavano, ma ogni mio pensiero fu interrotto dalle risa di una ragazza e la voce fresca di un ragazzo.
Il pelo dell'acqua disegnò un ghigno sul mio viso immobile e provai una sensazione che mi colmò, così seppi finalmente cosa dovevo fare.
Mi nascosi dietro un albero e mi chinai a raccogliere un grosso ramo mozzato dal temporale. Mi avviai cauto alle voci e, senza pensarci troppo, mi scagliai sul ragazzo colpendolo alla testa. Uno schizzo di sangue caldo mi macchiò il viso e la mia prima vittima cadde a terra, mentre la biondina mi fissava terrorizzata indietreggiando. Non le diedi il tempo di scappare e la colpii al volto e sentii il suo dolore irradiarsi dentro di me come un fulmine.
Intorno gli uccellini avevano ripreso a cinguettare e il vento a suonare la sua musica leggera. Di sottofondo risuonavano i gorgoglii dei due giovani agonizzanti, ma io fissavo lo specchio d'acqua, complice. Mi voltai a guardarli, poi presi lei e la trascinai nel lago mentre si agitava debolmente e calcai la sua testa sott’acqua.
Ti colmai, lago, di dolore e di corpi e tu hai colmato me col tuo richiamo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 03, 2020 ⏰

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