"Taxi!"
Esclamai appena ne avvistai uno.
Salii velocemente in macchina e informai il conducente del luogo in cui mi avrebbe dovuto accompagnare.
Non potevo lasciare che partisse, non potevo lasciar correre e abbandonarlo come avevo fatto con Kenjiro Shirabu. Ushijima aveva ragione. Quella situazione era identica a ciò che era accaduto anni prima con il palleggiatore della Shiratorizawa, con quello che era il mio migliore amico. Dopo la malattia avevo allontanato tutti e stavo facendo lo stesso dopo la morte di mio padre. Non ero io a parlare, non ero io ad agire, era la rabbia che avevo tenuto dentro per tanto, troppo tempo. Avevo commesso un grande errore, avevo dimenticato che a stare da soli non ci vuole impegno, ma ingegno. Ma io ero stanca di stare da sola, ero stanca di vivere di ricordi, di ricordi che poi non portavano altro che sofferenza, angoscia. Volevo essere una sedicenne, volevo sbagliare e provare a rimediare, volevo litigare con mia madre per non aver riordinato la stanza, volevo piangere per un'amara sconfitta, volevo ancora un altro appuntamento, solo uno, un ultimo abbraccio e poi sarei sparita.
"Siamo arrivati!"
Aeroporto di Sendai, uno dei più grandi del Giappone. Scesi dal mezzo e consegnai il denaro.
"Grazie!" Dissi.
Poi iniziai a correre, non sapevo per dove, ma avrei fatto il giro del mondo per trovarlo.
"Mi scusi, sa dirmi dov'è il check in per Brasilia?"
"Dovrebbe essere da quella parte!"
Tutti rispondevano così, la facevano semplice.
Il tempo scorreva, ma di Tooru neanche l'ombra. Che sarò arrivata troppo tardi? Che sarà già decollato?Digitai il suo numero sulla tastiera dell'iPhone. Squilla.
"Dove sei?" Chiesi con il respiro affannoso di chi aveva corso per tutto l'aeroporto.
"Sono sull'aereo. Sto per partire!" Rispose.
"Aspetta! Aspettami! Tooru non può finire così, non puoi partire senza salutarmi."
Continuavo a correre, alla ricerca del check in.
"Sei stata tu quella che se n'è andata nel bel mezzo del mio discorso."
"Non è ve-. Si è vero ma ho fatto una cavol-"
"Il volo delle 18:45 diretto a Brasilia sta per decollare."
La voce dell'altoparlante mi interruppe e mi fece capire che ormai lui era andato.
"È così che finisce?" Gli chiesi con la voce tremolante.
"Bek io-"
"È così che doveva finire Tooru?"
Arrivai in un'enorme area con delle sedie. Le vetrate separavano i sedentari da coloro che stavano partendo per una nuova vita, per una nuova avventura. Quelle vetrate separavano me da Oikawa.
"Quando tornerò in Giappone voglio vederti con la bandiera nipponica sul petto. Io starò bene."
Continuò.
"Signore, chiedo scusa, dovrebbe spegnere il telefono." Disse la hostess.
"Si, un attimo solo!" Rispose il castano educatamente.
"Tooru."
"Mh?"
"Non dimenticarti di me."
"Non lo farò! Adesso devo andare."
"Ti amo anche io!"
Non potevo osservare la sua espressione in quel momento, ma sapevo che sul suo viso giaceva un sorriso vero, spontaneo, uno dei pochi.

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𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐲 𝐇𝐮𝐞𝐬𝐨 | 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐜𝐤𝐚 𝐞 𝐓𝐨𝐨𝐫𝐮 |
Fanfic⚠️*STORIA IN REVISIONE*⚠️ La storia di Becka e Tōru vi ha tenuto incollati su questa piattaforma per ore ed ore, facendovi emozionare, ridere e riflettere. Grazie per il continuo amore che mi mostrate. La scrittura è un'arma potentissima e sono onor...