10. E così dopo quindici anni...

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E così dopo quindici anni...Asgardia sarà sull'orlo della sua fine definitiva. 

Asgardia era grigia quel giorno. Le sue strade erano gremite di persone.

Si, corpi senza vita tra le macerie. C'era solo silenzio. Un silenzio assordante. 

Una figura magra e minuta, un uomo dalla pelle grigiastra e già di una certa età, stava di fronte ai cancelli distrutti della città. Un gruppo di trenta soldati dall'aspetto inquietante uscì da quei resti, oltre le macerie, ma l'uomo notò subito che stavano tornando a mani vuote. Scosse la testa e spronò il suo cavallo mentre un soldato a piedi, alto e massiccio, lo seguiva. Lungo i resti delle mura il magro scorse una grata aperta e in quella zona diversi corpi al suolo.Fece un cenno al soldato che si piegò ai piedi del suo cavallo. Il magro usò la schiena del soldato per scendere e poi avanzò tra i corpi a terra scansando le macerie qua e là. 

Raggiunse un corpo trapassato da parte a parte. La vecchiaia sarebbe stata ancora lontana per quel giovane, ma la morte lo aveva raggiunto prima. Con poca grazia lo colpì con un piede, ma quello non si mosse.

«Non li abbiamo trovati in tutto il castello.» intervenne una donna alle sue spalle. Il viso di lei era dipinto dal setto nasale in sù e aveva lunghi capelli neri «E nemmeno la ragazza. Solo il corpo di una donna con questi legati addosso.» gettò a terra, ai piedi del magro, una lunga coda di capelli dorati.

L'uomo si voltò un poco e rivolse la sua attenzione ai capelli con severità. La donna proseguì «I nostri soldati sono tutti morti e i re...Devono essere fuggiti in qualche modo.»

Il magro alzò le spalle «Che fuggano pure.» Schioccò le dita ed un soldato avanzò con un grosso lupo al guinzaglio. Quello si mise ad odorare il terreno e poi il cadavere dell'uomo ai piedi del magro. Digrignò i denti verso il bosco davanti a sé.«Non c'è posto in cui re Thanos non li troverà. E allora...» si inginocchiò accanto al corpo a terra. Ne sfiorò i capelli, biondi. «rimpiangeranno di non aver incontrato una morte semplice come la vostra.»


I soldati in abiti argento e rosso marciavano senza tregua, ormai erano sei giorni. Uno di loro ad un certo punto gridò. «Vostre Maestà!»

Loki, che avanzava in silenzio su un destriero non suo, gli rivolse la sua attenzione. Il soldato indicò un punto a poche miglia di distanza e come Loki seguì il suo gesto fu attraversato da un tremito. Tre alte torri si stagliavano davanti ai suoi occhi, ma erano quasi totalmente distrutte e bruciate.

Non sapeva se sarebbe riuscito a proseguire, ma lo raggiunse qualcun altro. Thor, a sua volta a cavallo, gli prese una mano e la strinse. Il moro spostò lo sguardo su di lui e un'immensa tristezza lo pervase. Il suo sposo era così diverso e non solo per i capelli, ora corti.Il suo volto era una maschera di tristezza, una tristezza chiusa dentro i suoi occhi, qualcosa che non riusciva ad uscire, ma non per questo non esisteva.

«Proseguiamo.» ordinò infatti il biondo ai soldati per poi lasciare la sua mano e procedere sicuro.

Il moro gettò un rapido sguardo all'indietro. Scorse Sir Heimdall che, con la spada sulla schiena ed Eir seduta alle sue spalle, cavalcava al fianco di una figura avvolta in un mantello blu scuro e ben incappucciata. Quella sollevò appena lo sguardo e una ciocca di lunghi capelli dorati fuoriuscì dal suo cappuccio, ma Loki si affrettò a nasconderla sistemandola con la sua magia. La figura se ne accorse e con una mano si tenne più chiuso il cappuccio.

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