Prologo

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Le lancette dell'orologio posto sulla parete color cremisi iniziarono a tichettare a un ritmo tetro; accompagnando i singhiozzi della bambina che era distesa sul letto in preda a un dolore atroce.
Le enormi mani dell'uomo, seduto accanto al capezzale della figlia, strinsero forte quelle della piccolina.
Com'era ingiusto il destino! Perché dopo avergli tolto la moglie doveva anche sottrargli l'unica cosa che gli era rimasta in ricordo della sua amata?

Erano passati solo tre mesi dalla scomparsa della moglie di Lord Nathan Collins, e ora stava per perdere anche la sua unica figlia.
Da quel momento si era ripetuto che sarebbe andato avanti. Lo aveva promesso a sua figlia e mentalmente a sé stesso. Ma come avrebbe potuto farcela ora?
Non aveva ancora superato quella morte così violenta, sopratutto perchè la moglie aveva ancora vent'anni e tutta la vita davanti a sé. Eppure a volte gli sembrava di vederla ancora girare per la casa e chiamarlo. Sentire il suo profumo al mughetto invadere la camera da letto, al mattino, appena sveglio. Quasi come se non fosse mai andata via da lì.

Aveva vissuto notti da incubo non avendola accanto; perdendo la voglia di mangiare e di vivere. Caduto ormai in uno stato di depressione totale.

Adesso vedere la sua adorata figlioletta  spegnersi minuto dopo minuto per la medesima malattia, il colera, non faceva altro che rammentargli quei mesi d'inferno.

«Il Dottore! Come mai ci mette tanto ad arrivare?» Lord Connor, adirato, si alzò ed iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.

Un triste silenzio aleggiava e tutta la servitù era ferma. Attorno al capezzale della bambina.

La governante si avvicinò alla piccola, sostituendole la pezza ormai calda dalla fronte. E accarezzandole i lunghi capelli dorati le rivolse uno sguardo pietoso.

«Sto morendo. Non è così!?» La donna si voltò incrociando gli occhi del padrone che erano ormai in lacrime.

«No piccola mia. Cosa stai dicendo? Ti assicuro che molto presto starai bene.»

«Padre...» la bambina cercò di sollevarsi. Ma fu un tentativo vano.

Con i capelli appiccicati sulla fronte sudata.

«Me ne sto andando» balbettò delirante.

Attraverso il corridoio si udì un rumore di passi avvicinarsi sempre più.
Un uomo sulla sessantina fece capolino dalla porta della cameretta. Di fretta e furia si avvicinò al letto dove vi era la piccolina. E posando la valigia di cuoio a terra le controllò la temperatura.

«Non mi piace affatto» disse il medico rivolgendosi al Conte. Lo sguardo di quest'ultimo fu gelido. Per mezzo secondo gli sembrò che il cuore nel petto si stesse fermando. Ritornando a battere un attimo dopo all'impazzata.

«Vi prego è mia figlia. Dovete salvarla.» Scongiurandolo e con le lacrime che gli rigavano il volto; lacerandogli la pelle per quanto bruciavano.

Il Dottore chinò la testa: «Possiamo solo sperare che superi la notte.»

Un lampo attraversò la stanza attraverso la finestra. La pioggia iniziò a scendere a dirotto. Mentre una nube scura e gigantesca si formava nel cielo. Poi gli occhi della bambina divennero completamente bianchi. Senza pupille.

Rimasero tutti traumatizzati e senza parole. Ma cosa stava accadendo?

«Ho paura» Urlò con il fiato corto. «Una donna. Una donna dai lunghi capelli neri è venuta a prendermi.»
E pronunciando quelle parole, la bambina morì.

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