One Shot che partecipa al contest di @Warrior_888 "Only Music Believers".
"Iniziamo. Luce, sappiamo che hai raggiunto traguardi straordinari in pochissimo tempo, la tua musica viene ascoltata in tutto il mondo, senza distinzione alcuna tra paese e paese. Come ci si sente adesso? Cosa è cambiato rispetto al passato?"
"Cos'è cambiato? Tutto! Ogni singolo pensiero, ogni comportamento, gli affetti e chi più ne ha più ne metta. Non mi sarei mai aspettata neanche un quarto della fama che ho conseguito. In passato non ero libera come posso sembrare oggi, mi sentivo un uccellino in gabbia. Avevo una voce, ma non potevo cantare"
"Bene ragazzi, la lezione di oggi è finita. Ricordatevi di preparare le relazioni: la consegna è prevista tra una settimana esatta" disse sbrigativamente una giovane insegnante di italiano, uscendo dalla classe in cui insegnava da oramai parecchio tempo. Le era stata assegnata quella cattedra all'incirca sette anni prima. Tra i suoi alunni, spiccava una ragazzina minuta, dai capelli corvini e gli occhi grigi come il cielo in autunno, che non si alzò insieme ai suoi compagni per l'intervallo. Stava seduta in modo discretamente composto e scarabocchiava dei simboli sopra delle righe poste in modo ambiguo su un sottile quaderno giallo. Aveva le cuffiette alle orecchie ed era estremamente concentrata su ciò che scriveva, come se fosse quell'importante scritto da preparare per i giorni a venire. Ignorava totalmente che un gruppo di ragazze, a lei coetanee, stava puntando verso di lei e si dirigeva con passo sicuro verso il suo banco posto vicino alla finestra. "Ehi tu!" disse una del loro gruppo. La musica smise di risuonare indisponentemente nelle orecchie di Luce ed ella, sentendo il tipico chiacchiericcio che solitamente appartiene ai reparti scolastici, alzò lo sguardo verso le quattro ragazze dinanzi a lei. "Stasera darò una festa e vorremo che ci fossi anche tu, sempre se la mammina ti darà il permesso". I minuti che seguirono furono occupati dalle risate delle quattro senza escludere il riso di chi, incuriosito dalla bizzarra scena, si era girato ad assistere ed era finito per prendersi gioco della povera ragazza seduta nel banco. Inaspettatamente per tutti, Luce sorrise e rispose: "Grazie dell'invito, ma sono occupata stasera. Sarà per un'altra volta". Era stata la madre ad insegnarle ad essere sempre gentile con tutti, nonostante gli altri non lo fossero con lei. Purtroppo era venuta a mancare già da tempo, e i suoi atteggiamenti così privi di sarcasmo e malizia erano un modo per onorare il ricordo della madre e per non farsi vedere debole davanti a quelle persone che avrebbe potuto definire solo come conoscenti. In seguito Luce riprese la matita, le cuffiette e si rimise a lavoro, ignorando alcune facce scioccate, altre divertite e quattro di queste fumanti di rabbia e colme d'imbarazzo. Appena tornata a casa, ella salutò suo padre e i suoi fratelli con un enorme sorriso, ma appena varcò la soglia della sua piccola cameretta bianca, esplose e, cercando di fare il meno rumore possibile, pianse lacrime amare. Pianse per la madre, solo e solamente per lei, e si maledisse per come potesse essere così maledettamente sensibile. Cercò di asciugarsi come meglio poteva il viso e si guardò allo specchio. "Sono un disastro..." pensò e sul volto comparì un piccolo ghigno, simile ad un sorriso. Si buttò sul suo letto e immediatamente Ipnos la sottrasse dalla vita dei mortali. MAI mostrarsi deboli davanti al nemico, anche se può mostrarsi innocuo a prima vista.
"La tua adolescenza, come da te dichiarato, non è stata semplice. Dunque la mia domanda è la seguente: quando ancora eri una studentessa hai mai avuto dei momenti in cui hai voluto mollare la musica e mandare al diavolo tutto?"
"Più di quante immagini. Oltre ai miei affetti più cari e i miei insegnati, nessuno ha mai creduto in me, sino a che non ho dato prova delle mie potenzialità. Puoi ben capire che quando ero più piccola, i miei giudizi e la mia autostima erano molto condizionati da ciò, tanto da farmi diventare talmente autocritica da lasciare ogni singolo progetto. È come se qualcuno avesse voluto spronarmi e farmi capire che non sempre è facile. Qualcuno mi ha buttato nella gabbia dei leoni, ma non ho mai voluto morire. Non mi sono mai arresa"