Capitolo Unico.

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"non ce la farai mai, arrenditi"

"ce la farò e l'unica cosa che riuscirai a dirmi sarà 'posso scoparti?'".

Il giovane Midoriya Izuku si ritrovò a deglutire e pentirsi immediatamente delle parole che gli erano uscite, senza pensare ovviamente, durante quella discussione. Ora che si trovava davanti casa di Mina, la sua salvezza o colei che avrebbe dovuto esserlo, l'unica cosa che voleva fare era un dietrofront e scappare a gambe levate. Chiudersi in casa e non presentarsi alla festa tenuta nel fine settimana. Non avrebbe mai e poi mai potuto imparare a muoversi nel giro di cinque giorni, era un pezzo di legno quando si trattava di danzare.

«intendi scappare e lasciare che Bakugo ti sfotta per il resto della tua vita?» la voce dolce della giovine, fece alzare lo sguardo ad Izuku.

Mina lo attendeva davanti alla porta mentre era poggiata allo stipite, con un sorrisino divertito. La ragazza era consapevole della scommessa fatta dai due ragazzi e, soprattutto, del fatto che l'altro non avrebbe mai permesso di abbandonare tutto così. Seppur non sembrasse il futuro pro-hero, sotto il nome di Deku, aveva una grande dose di orgoglio che lo portava sempre a scontrarsi con l'ultima persona con la quale avrebbe voluto farlo. Proprio quell'orgoglio lo portò a prendere la sfida di Katsuki sul personale trasformandola in una vera e propria scommessa. Come se ne dipendesse la loro vita, poi, Izuku aveva chiesto aiuto a Mina praticamente in ginocchio.

«fammi spazio ed iniziamo» borbottò il ragazzo, scrollando le spalle come se potesse allontanare la tensione che sentiva addosso.

La lezione, e quelle dei quattro giorni a venire, fu divisa in più parti: il riscaldamento essenziale affinché nulla si strappasse, la replicazione di movimenti base con e senza musica e a seguire l'improvvisazione; quest'ultimo era uno dei punti deboli del fanciullo. Uno dei tanti, se si voleva essere onesti.
Quando si trattava di ballare lasciandosi guidare solamente dalla musica, si ritrovava a fare dei passi così imbarazzanti da poter far piangere chiunque fosse appassionato in materia.

«okay, fermo...» lo bloccò Mina, quando sembrava intento ad imitare un robot «facciamo una piccola pausa. Bevi dell'acqua, prendi uno snack e poi segui me. Bakugo non ha messo regole no?».

Izuku scosse il capo, seguendo l'amica in cucina per riposarsi un minimo prima di riniziare.

«rispiegami come siamo arrivati a questo».

Il ragazzo prese un sorso d'acqua e poi sospirò, immergendosi nel breve racconto; la mattinata precedente lui e il suo solito gruppo di amici -la cosiddetta Dekusquad- non erano riusciti a tornare a casa assieme, chi per un impegno e chi per un altro, motivo per il quale lui si ritrovò a camminare da solo. Durante il tragitto però Kacchan gli venne addosso causando una delle loro tipiche scenette.

"Sta attento, nerd"

"Kacchan... scusa!"

"tch, non basta vederti in classe? devo incontrarti anche per strada? stupido Deku"

A quel soprannome, al quale oramai era abituato, il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
"Se ti consola -iniziò, sarcastico- ci vedremo anche alla festa. questa settimana".

"alla quale farai una figura così imbarazzante, con il tuo talento inesistente nella danza".

"io POSSO ballare, semplicemente non voglio che gli altri si sentano inferiori".
era una bugia enorme, lo sapevano entrambi. Una bugia così grande che neanche l'atteggiamento -finto- sicuro di Izuku riusciva a coprirlo.

«e così sei finito a promettergli una cosa che sei consapevole di non poter fare, per fare colpo su di lui.
siete proprio due idioti, lo sai, no?».

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