Un'altra realtà

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Claudio era fermo, sdraiato su un lato.
La guardava dormire, nuda, accanto a sé, per la prima volta.
Lei era sdraiata prona, con la testa girata dall'altro lato rispetto a lui e la schiena scoperta dal lenzuolo che le arrivava alla vita, e da una buona mezz'ora era caduta in un sonno profondo.
Lui ne ascoltava il respiro lento, tranquillo.

Sarai ancora così tranquilla quando ti sveglierai? Quando prenderai coscienza di quello che hai fatto? Che abbiamo fatto?

Claudio si torturava al pensiero che tutto quello che era successo lei l'avrebbe definito solo un enorme errore.
Era partito per quel congresso con la sola idea di portarla a letto e togliersi così lo sfizio che gli pesava come un macigno sullo stomaco ogni volta che la vedeva.
Sì, perché appena lui scorgeva la sua minuta sagoma tra i corridoi dell'istituto, una morsa stretta allo stomaco lo torturava. Farfalle nello stomaco le avrebbe definite chiunque, ma lui rifiutava totalmente quell'idea.

Davvero si era innamorato? Gli venivano i brividi solo a pensarci.
Innamorarsi di chi poi? Della peggiore specializzanda del suo anno, della più testarda, curiosa, ficcanaso, distratta, sognatrice, buona, tenera, bella e brava allieva che lui potesse incontrare?
No, non poteva essere. Non lui. Non poteva anche lui ammalarsi d'amore.
Eppure in quell'istante, mentre guardava Alice dormire accanto a lui per la prima volta pensò che quella malattia incurabile l'avesse presa pure lui. In una forma alquanto grave poi.

Si ritrovò a chiedersi quando effettivamente fosse capitato. Voleva capire quando era caduto in quel burrone senza possibilità di risalita quale era l'amore. Pensò al loro primo incontro, lui vestito di tutto punto e lei con un pigiama orrendo. Era così tenera, con le gote infiammate dall'imbarazzo causatogli dalla nonna che l'aveva piazzata proprio lì davanti a lui. Ricordò con un sorriso il modo in cui lei non riusciva a sorreggere il suo sguardo.

Poi pensò a quando l'aveva vista per la prima volta in istituto. Aveva fatto finta di non riconoscerla, ma in realtà si ricordava benissimo di lei. Era rimasto colpito dalla sua ingenuità, in qualche modo ne era infastidito. Voleva insegnarle come va il mondo, doveva aprirle gli occhi. Ma forse era stata lei a insegnare qualcosa a lui. Forse pure lui poteva imparare ad amare.

Ma l'amore non era stata l'unica scoperta che aveva fatto grazie ad Alice. Aveva scoperto pure una nuova emozione che prima di allora non aveva mai provato. Ricordava benissimo la sensazione di nausea, quella fitta prepotente che gli aveva preso lo stomaco quando aveva visto Alice disegnare cuoricini sul suo quaderno, ben sapendo che non erano per lui. Anche quando aveva visto Arthur portarla via dalla festa dell'istituto. Gli dava fastidio vedere come lui la abbracciasse, la coccolasse...
Devo esserci io al suo posto pensava, mentre nel silenzio del suo ufficio faceva ritmicamente rimbalzare la sua pallina da tennis. Fu difficile da accettare, ma non da capire. Grazie ad Alice lui aveva scoperto anche la gelosia.

Ma adesso Alice era accanto a lui e dormiva, non c'era Arthur, non c'era nessuno. Lei era lì, da sola, con lui.

Ed era bellissimo.

Osservava la sua schiena nuda, costellata da qualche piccolo neo qua e là, e in un attimo cedette alla tentazione di lasciare piccoli baci e carezze sulla sua pelle.

La percorse un brivido, che corse lungo tutta la sua colonna vertebrale. Sentì come le veniva la pelle d'oca ad ogni suo tocco e sorrideva, compiaciuto del fatto che le sue piccole attenzioni suscitassero reazioni anche sul suo corpo dormiente.

Quando però Alice lievemente si mosse si fermò: non voleva svegliarla.

Si staccò da lei e si sdraiò supino lì di fianco.

Provò a chiudere gli occhi per dormire almeno qualche ora, ma la sua mente era invasa dai ricordi di loro due.

Il loro primo bacio nel suo studio, quella carezza mancata all'uscita dell'obitorio, quello strano incontro al bar, quando lui mezzo ubriaco le aveva quasi confessato di essersi innamorato di lei e le aveva detto che Malcomess non poteva essere l'uomo della sua vita.

Si ritrovò a sorridere e in un attimo aprì di nuovo gli occhi, sconvolto da sé stesso.

Sono davvero ridotto così male? Davvero sto qui fermo a fissarti pensando a tutto quello che abbiamo passato e a quello che forse passeremo?

Tornò di nuovo ad osservarla, lei che a differenza sua non si era mossa di un millimetro.

Soprattutto chissà se lo passeremo insieme. Forse dopo questa notte ti pentirai di tutto e per non vedermi più te ne andrai via con Malcomess in qualche posto dimenticato da Dio a fare solo lui sa cosa. E allora tu sarai felice, mentre io sarò solo.

Si coricò su un fianco, girato verso di lei per continuare ad osservarla pensando che no, non avrebbe dormito.
Non voleva sprecare quel tempo in cui lei era solo sua facendo una cosa inutile come dormire.

Dopo un po', Alice cominciò a tremare lievemente affianco a lui, aveva freddo.
In un lampo di tenerezza, Claudio prese il lenzuolo e glielo alzò sulle spalle.
Lei si girò, in volto aveva un'espressione beata. Era bellissima.

Provò l'impulso di baciarla ancora, ma si trattenne: non voleva svegliarla da quel sonno incantato.
Anche Alice, o almeno il suo subconscio, bramava un contatto fisico, infatti piano piano si avvicinò, fino ad accoccolarsi contro il petto di lui, il quale la guardava sorpreso.

Decise questa volta di non frenare i suoi impulsi, e così la abbracciò stretta, posando il mento sulla sua testa e accarezzandole i capelli.
Provò un senso di felicità che da tanto tempo non sentiva scorrergli nelle vene in quel modo.

E così, alla fine, crollò anche lui tra le braccia di Morfeo, abbracciato alla sua donna, per la prima volta.

Non voglio pensare a quando domani ti sveglierai e ti pentirai di tutto, non voglio pensare che potresti non volermi vedere mai più. Questa notte sei affianco a me, con me. E io riesco solo a pensare che vorrei passare la vita abbracciato a te così.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 10, 2020 ⏰

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