Un'altra Emilie

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Gabriel l'aveva plasmata a sua immagine e somiglianza, o almeno così le aveva detto. Sapeva di essere solo un surrogato di quella moglie bellissima e amorevole che l'uomo amava tanto, ma lei era stata creata per alleviare almeno un po' le sofferenze dell'uomo.

«Sei un sentimostro.», le aveva spiegato pazientemente dopo pochi secondi che aveva preso coscienza della realtà che la circondava. «Sarai un mio capriccio fintanto che non otterrò i Miraculous di Ladybug e Chat Noir con i quali risveglieró mia moglie.»

Doveva sentirsi offesa, oppure onorata?

L'uomo di fronte a lei sembrava stanco, doveva aver speso molte energie per crearla, doveva forse ringraziarlo?

Erano molte le cose che sfuggivano ancora alla sua comprensione, ma Gabriel le aveva assicurato che avrebbe imparato presto.

Le aveva fatto dono di una camera bellissima, un enorme letto a baldacchino al centro della stanza e lampadari con luci scintillanti e cristalli scendevano dall'alto soffitto. Vi erano delle poltrone e un tavolino su cui potevano conversare amabilmente e una teiera in porcellana dipinta a mano. Un armadio molto grande ricopriva gran parte di una delle pareti e all'interno c'erano centinaia di vestiti realizzati con le stoffe più pregiate. Amava la sensazione della seta che accarezzava la sua pelle candida, ma ancora di più amava Gabriel.

Il suo padrone era stato molto chiaro nell'esporre la situazione. Così chiaro che persino un bambino avrebbe compreso. La televisione e il lettore video che erano nella stanza servivano per la sua educazione. L'aveva fatta sedere, accendendo poi lo schermo enorme e aveva riprodotto dei video in cui una donna con le sue stesse sembianze, rideva allegra giocando con un bambino di appena qualche anno.

«Voglio che tu sia come lei.», le aveva ordinato stringendo un po' più forte la fede che aveva al dito. «Impara bene le sue movenze, il suo modo di parlare, di pensare. Quando tornerò da te non voglio accorgermi della differenza.»

Così era rimasta sola per giorni, rinchiusa in quella stanza con solo i video a tenerle compagnia. Aveva guardato morbosamente ogni attimo di una vita che non le apparteneva, ma che doveva essere sua. Un po' alla volta aveva assorbito l'essenza di Emilie e si era trasformata in una sua perfetta copia.

Era quello che il padrone desiderava.

Gabriel passava ogni sera, ma non restava mai per molto, le poneva delle domande per testare il suo apprendimento e poi se ne andava lasciandola sola.

L'unico modo per compiacerlo, l'unico modo per avere il suo amore era quello di essere impeccabile e lei voleva soddisfarlo ad ogni costo.

L'unica volta che aveva osato chiedere di poter vedere Adrien, si era decisamente alterato. Aveva sbraitato qualcosa sul fatto che non fosse possibile e che comunque non era pronta. «Dovrai impegnarti molto più di così!» Aveva risposto caustico e lei lo aveva fatto.

Per quella sera aveva preparato tutto affinché il suo padrone potesse essere soddisfatto. Aveva scelto con cura gli abiti da indossare e lo aveva aspettato seduta su una delle poltrone con il tè fumante già pronto nelle piccole tazze pregiate, mentre leggeva un libro per ingannare l'attesa.

Diversamente dal solito non gli era piombata davanti nella smania di poterlo vedere e compiacere. Era rimasta seduta composta e una volta poggiato il libro in grembo aveva sorriso salutandolo: «Bentornato caro, hai passato una buona giornata?»

Aveva percepito dallo sguardo di Gabriel di aver soddisfatto finalmente le attese. Per un attimo l'uomo aveva vacillato sulla porta, ma poi l'aveva chiusa e si era diretto verso di lei.

«Molto lavoro.», aveva tagliato corto. «Vedo che hai preparato il tè...»

«Earl Grey. Niente zucchero, solo un po' di latte, come piace a te.»

Un'altra Emilie - MiraculousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora