Palazzi Imperiali Roma, regno di Tinia

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Il sole non aveva intenzione di sorgere, ma rimaneva intrappolato nella sua gabbia fatta di nubi. Un vento leggero faceva volare le foglie degli alberi e anche  le antichissime mura di questi palazzi non potevano più resistere agli dei che muovevano i fili del mondo.
Tutto questo preannunciava la fine di un'era di pace e di gloria e l'inizio di un'età buia, di guerra e di sangue, molto sangue...
Filippo guardava fuori dalla finestra la sua capitale. Tutto sembrava pervaso dalla quiete: le persone camminavano per strada normalmente, il Colosseo era sempre nella stessa posizione, i bambini giocavano a rincorrersi tra loro. In realtà l'apparente normalità nascondeva il caos più totale e presto si sarebbe diffuso come peste in questo regno.
<<Sua altezza, vostro fratello ha preso la Spagna con l'aiuto dell'Imperatore>>  lo avvertì con queste parole il suo consigliere.
Filippo rimase in silenzio, forse sperando di trovare delle risposte inesistenti al di fuori di sé .
<<Quanto ci metterà per arrivare in Italia?>> chiese Filippo.
<<Ora che ha la Spagna e l'appoggio dell'Impero di Marzia non ci metterà molto a sbarcare sulle nostre coste. L'Imperatore attaccherà via terra, mentre vostro fratello via mare, non abbiamo scampo. Dovete mettervi in salvo insieme ai vostri figli e vostra moglie>>.
<<E che re sarei se agissi in questo modo?>>.
<<Un re furbo>>.
Filippo si girò verso il consigliere e cercò di sorridere, per quanto difficile fosse.
<<Non sarei di certo migliore di mio fratello>> aggiunse il sovrano.
<<Cosa volete fare allora vostra grazia?>>.
<<Chiamate mia moglie e i miei figli e fateli venire da me>>.

Celia aveva solo undici anni e in quel momento giocava a lanciare dei sassi insieme al fratello Eduardo, appena tredicenne. Era presente anche Valerio, il figlio del cuoco. Valerio era affascinato dalla bellezza di Celia, ma desiderava ardentemente anche l'amicizia di Eduardo e spesso i due ragazzini si alleavano contro la piccola principessa.
<<Voglio giocare anche io!>> urlò Celia contro i due.
<<Trovati delle amiche Celia>> rispose il fratello in modo altezzoso sotto le risate di Valerio.
Uscì fuori subito dopo nel giardino del palazzo la madre che richiamò l'attenzione dei figli.
<<Vostro padre desidera vederci>>.
<<Proprio adesso?>> chiese Eduardo.
La regina fece cenno ai curdi seguirla ed entrarono nell'edificio. Lei non sapeva quello che volesse dire Filippo a loro ma di certo non si immaginava belle notizie.
I tre entrarono nella Sala del Consiglio dove trovarono il sovrano che cercava di mostrare un sorriso pieno di compassione.
<<Filippo cosa succede?>> domandò Roxane.
Lui non accennò a dire una sola parola, ma si limitò a baciare sulla guancia i due figli.
<<Figli miei, stanotte dovrete partire e andarvene via da qua>>.
<<Perché padre?>> chiese Eduardo facendo una smorfia.
<<Perché tempi bui si stanno avvicinando e non voglio che voi siate nei paraggi quando arriveranno>>.
Roxane si avvicinò ai tre e appoggiò le mani sulle spalle del figlio per confortarlo.
<<Padre verrai con noi?>> chiese Celia.
Filippo accarezzò dolcemente la guancia della ragazzina e sospirò.
<<Sono un re e il mio compito è stare vicino al popolo nei bei momenti ma anche in quelli un po' meno belli. Vostra madre vi porterà al sicuro nel Ducato di Rumelia oltre il confine>>.
<<Ma oltre il confine la gente è malvagia! Dicono che gli orientali sono persone senza scrupoli>> esclamò Eduardo, ma le sue parole furono interrotte da quelle del padre.
<<Ci sono tante cose che dovrete scoprire del mondo, ma vi voglio dare un suggerimento per scoprirle nel modo giusto: ragionate con la vostra testa perché le persone malvagie sono ovunque sia in Occidente che in Oriente e cercheranno di manipolarvi in ogni modo>>.
<<Celia, Eduardo date un bacio a vostro padre e affrettatevi a prepararvi nelle vostre stanze>> disse Roxane.
I due figli abbracciarono Filippo con le lacrime agli occhi non sapendo come sarebbe stato il domani e continuando a fissare il padre uscirono dalla stanza lentamente.
<<Perché non mi hai avvertito prima?>> chiese Roxane facendo un passo avanti verso il marito.
<<Non volevo farti preoccupare>> rispose egli tornando a guardare fuori dalla finestra per non incrociare lo sguardo della donna.
<<Io voglio restare qui con te, Filippo>> lo scongiurò prendendo la sua mano.
<<Anche io lo vorrei, ma non posso mettere in pericolo te e i nostri figli>> sospirò.
<<Se combattiamo insieme, ce la possiamo fare>>.
<<No, mio fratello ha l'appoggio dell'Imperatore Lotario e io sono completamente solo. Per non parlare del fatto che controllo soltanto metà del mio regno>>.
<<Allora chiediamo aiuto a mio fratello. È il duca di Rumelia, un tuo alleato!>>.
Finalmente Filippo si girò verso la moglie e una lacrima rigò il suo viso.
<<È una guerra persa in partenza. Combatterò fino alla fine ma a mio rischio e pericolo. Tu devi pensare ai nostri figli, sei l'unica che può farlo>>.
Roxane si portò la mano del marito sulla guancia.
<<Sei figlia di Magnus,  Protettore dei Balcani e di tutto l'Oriente, sei di sangue spartano e adesso anche di sangue reale. Non sei così facile da battere>> sghignazzò il re e la moglie sorrise.
<<Se mio padre fosse ancora in vita, muoverebbe l'intero Oriente per te>>.
<<Tuo padre era un uomo degno d'onore e anche tuo fratello lo è. Per questo vi mando là, qua in Occidente non sarete mai al sicuro con mio fratello sul trono >>.

Era notte fonda ormai e la carrozza era già pronta per partire. Roxane fece salire i ragazzi e poi con il viso sempre rivolto verso il Palazzo Imperiale montò anche lei.
La regina diede un paio di colpetti alla parete di legno e il cocchiere fece muovere i cavalli, mettendo in marcia anche i tre cavalieri che avrebbero dovuto scortarli.
<<Madre dove stiamo andando?>> chiese Celia continuando a guardare fuori, credendo forse che avrebbe rivisto presto la sua capitale, suo padre e la sua vecchia lei.
<<Torniamo a casa figlia mia>>

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