Il seme sbagliato

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Schiaccio il tasto 'Stop' e sospiro. Negli ultimi mesi ho visto tutti gli episodi di Jessica Fletcher, ho letto svariati gialli e mi sono informato sui delitti più complessi capitati nel nostro paese. Posso quasi dire di aver capito come ragiona chi svolge le indagini, come sa riconoscere ogni indizio e cosa, invece, risulta essere fuorviante.

Mi alzo dalla poltrona e addento l'ultimo pezzo di ciambella, mentre ripenso al mio piano: ho convinto, in modo piuttosto discreto e nascosto, Henry, mio fratello, a uccidere nostro padre.

So che fra loro non c'è più un buon rapporto e io, che non li ho mai sopportati, coglierò due piccioni con una fava: prenderò l'eredità alla morte del vecchio e non dovrò dividerla con Henry, perché lui sarà accusato dell'omicidio.

Accarezzo distrattamente Rufus, il mio cane e noto che il suo muso è appiccicoso: deve aver di nuovo frugato nella spazzatura. Con un gesto schifato mi lavo le mani e gli pulisco il naso. Lui è l'unico a cui voglio bene. Di mio padre e Henry, invece, non mi interessa niente.

Mio fratello è un inetto e so perfettamente che eseguirà l'ordine che gli ho dato durante l'ipnosi e si farà beccare con le mani nel sacco. Probabilmente mi telefonerà, chiedendomi aiuto, dopo aver commesso il delitto. Per questo oggi sono in casa: aspetto una sua telefonata. Una chiamata che mi dirà che sono diventato ricco. Gli dirò che la cosa più saggia sarà quella di costituirsi e così, dovrebbero dargli vent'anni. Vent'anni in cui io potrò far sparire le mie tracce e darmi alla bella vita. Insieme a Rufus.

Sono abbastanza speranzoso del fatto che lui non sappia che l'ho 'incoraggiato' io. Mi intendo di psicologia e so di aver agito nel migliore dei modi. E poi non è molto furbo, non riuscirebbe mai ad arrivarci. Io ho dosato per mesi le parole giuste, pronunciato le frasi al momento adatto, fatto vedere film di omicidi; l'ho istigato subconsciamente. Ho piantato un seme e l'ho curato per tutto questo tempo, penso mentre innaffio l'ibiscus, sorridendo della similitudine.

Io sono il giardiniere e mio fratello una pianta da coltivare. Io ho architettato tutto e lui praticamente dovrà soltanto alzare quel dannato fermacarte, quello che nostro padre conserva come un cimelio sulla scrivania, e colpirlo al cranio.

Prendo fra le mani la foto che ho in soggiorno e sospiro: in un abbraccio sincero, mia madre dimostra il suo affetto a un piccolo me di otto anni. Quasi piango mentre osservo la sua mano sul mio costume di Superman: era Halloween, come oggi. Per questo ho scelto questo giorno. Il mio giorno preferito.

Appoggio la foto e mi risiedo in poltrona, questa volta affondo i denti in un pezzo di torta alla zucca. Buona come quella che faceva mia madre..

Quando suona il telefono sono quasi sorpreso, ma poi sorrido, riconoscendo il numero.

"Raul, è successo un casino: l'ho ucciso."

Spalanco la bocca: sono esattamente le parole che mi aspettavo, ma non da mio padre.

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