Ognuno ha il proprio bagaglio

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Avevo gli occhi ancora chiusi, ero ancora tra le lenzuola del mio letto; uno spiraglio di luce riuscì a sfuggire dalle grinfie delle tapparelle di legno, ormai tutte scrostate, che ricoprivano le finestre di camera mia. A dire il vero, ogni finestra di casa aveva le tapparelle, forse per tenere lontano quello che vi era all'esterno, o forse per tenere al chiuso ciò che rimaneva all'interno: non avevo ancora deciso quale delle due opzioni fosse la più vera. Avrei dovuto alzarmi, andare a mettermi i vestiti, uscire di casa sotto il sole che bruciava le carni e mettermi in marcia per andare a lavorare. Avrei dovuto: ma le gambe non rispondevano ai comandi, non si muovevano. " Forza, forza! Alziamoci ! " . Nulla. Le ginocchia rimanevano distese, i muscoli erano adagiati e rilassati. Sentii i rumori che venivano dalla strada e sentii anche quelli che venivano all'interno della casa; capii che avrei fatto meglio a uscire subito, senza incontrare nessuno, senza farmi notare. Scesi finalmente dal letto e recuperai i vestiti leggeri appoggiati per terra. Sgusciai fuori dalla camera e scavalcai gli oggetti lasciati sul pavimento ed in un lampo fui fuori. Il sole era già alto nel cielo, anche se era solo metà mattina; la polvere e l'odore dell'asfalto chiudevano le narici e facevano percepire ancora di più il caldo. Avrei dovuto attraversare tutto il paese a piedi: un paese molto grande, molto abitato. Misi la borsa su una spalla e mi incamminai.

La borsa era larga, fatta di un tessuto morbido; colorata di giallo spento e di marrone scuro. Non c'erano ne perle ne paillettes ad ornarla, ne qualche nastro per darle un po' di colore: non c'erano borchie, cinture, nulla. Una semplice borsa larga e pesante: soprattutto pesante. Pesava molto e ogni volta che la mettevo in spalla sembrava pesare sempre di più. Quel peso lo sentivo sempre sulla spalla, anche quando non andavo a lavorare, anche quando dormivo. Mentre camminavo pensavo che non avrei più voluto tornare a casa, speravo di trovare qualcuno che mi prendesse e mi chiedesse di partire con lui: ero stanco delle discussioni, delle urla, dei pianti, delle minacce; stanco di strisciare tra i mobili, stanco di chiudere a chiave la porta della camera. Il mio sguardo intanto teneva d'occhio la strada trafficata, ma si fece catturare all'improvviso da una maglietta rossa: rosso porpora, non acceso. La indossava una bambina, una bambina dal viso stanco e triste. I codini che aveva ai capelli erano tutti sfatti e in disordine. Stava andando a lavorare anche lei? Non riuscivo a capire cosa ci facesse in quel trambusto una bambina così piccola, piccola e fragile ma con una luce opaca negli occhi, come quella degli adulti stanchi. Seguiva la mia stessa direzione, quindi potei osservarla senza dare troppo nell'occhio. Trascinava un po' i piedi, e portava anche lei una borsa sulla spalla: la sua era più piccola, ma molto più rigida: sembrava fatta di cuoio duro e scuro. Era " abbellita " da lacci di ferro, come se fossero spine. La bambina era molto più bassa di me, ma la borsa era della stessa grandezza della mia. Cosa avrebbe potuto trasportare quella borsa? Quanto avrebbe potuto pesare?

La mia era pesante, ma quella della bambina, seppur più piccola, sembrava un macigno. Ad un tratto la bambina attraversò la strada, mi passò vicino, e imboccò la via alla mia destra. Sentii il profumo della sua borsa, riuscii anche a sfiorarla con il dorso del braccio: mi fece male, molto male. Aveva l'odore soffocante della solitudine, di chi ogni giorno veniva distrutto dai pugni e dagli sputi degli " amici ", veniva poi avvolto dalle attenzioni frivole dei genitori e ignorato da chi osservava con divertito interesse. Per un tratto, la mia borsa mi sembrò quasi quasi profumata, e quasi quasi leggera.

Il sole ora era proprio sopra la mia testa, e picchiava, e bruciava. Passai davanti ad un negozio di frutta da cui uscì un uomo sbarbato, ben vestito, con la camicia che profumava di sapone. Aveva una ventiquattrore nera, un nero che sembrava infinito. Non si riusciva a distinguere se aveva tante tasche con ognuna al suo interno tante carte e tante buste, o se aveva una tasca unica, piena di libri e scartoffie. La fascia della tracolla era molto spessa, solida, quasi più larga della stessa spalla dell'uomo. Quest'uomo mi notò, vide che osservavo la sua borsa: 

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