Capitolo 3 - L'ora di musica

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L'aula di musica 2A profumava di cera per pavimenti e strumenti appena accordati

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L'aula di musica 2A profumava di cera per pavimenti e strumenti appena accordati.

La luce filtrava obliqua dalle finestre alte, disegnando ombre spezzate sul parquet chiaro.

Le pareti erano in legno con grandi vetrate, e il soffitto sembrava troppo alto per contenere un solo suono.

Aria entrò in silenzio, con la custodia del quaderno tra le braccia.

Non portava spartiti.Non più.

I ragazzi del corso avanzato erano già lì, alcuni scaldavano la voce, altri facevano girare arpeggi con le dita distratte.

Lei si sedette nel suo solito posto, penultima fila, vicino alla finestra.

Non parlò.

Non guardò nessuno.

Ma sentiva qualcosa.

Una vibrazione sottile. Come un'eco nel petto.

Il professore, Halberg , entrò con la sua solita andatura elegante da direttore d'orchestra in pensione. Posò il registro sulla cattedra e lanciò un'occhiata veloce alla classe.

«Oggi parliamo di voce e presenza scenica. Voglio che ognuno di voi esegua una strofa da un brano a scelta. Non importa che sia perfetto, ma voglio verità.»

Aria sentì le sue viscere stringersi.

La gola si chiuse ancora prima che lui finisse la frase.

Verità?

Lei non riusciva nemmeno a sussurrare la sua.

I compagni iniziarono a esibirsi uno a uno. Alcuni sicuri, altri timidi. Alcuni stonati ma coraggiosi.

Tutti parlavano con la loro voce.

Quando fu il turno di Loren, la ragazza si alzò con un sorriso altezzoso, indossando una giacca in vinile rosso come se stesse per salire sul palco di Wembley.

Accennò un brano pop moderno, lo riempì di virtuosismi, ma mancava di anima.

Il professore applaudì distrattamente. «Grazie, Loren.»

Loren si voltò verso Aria passando accanto a lei, abbassando la voce giusto per farsi sentire:

«Ti ricordi quando anche tu cantavi, Valenti? Che disastro dev'essere vivere senza voce.»

Aria non rispose.

Il professore, nel frattempo, aveva già alzato lo sguardo.

«Aria. È il tuo turno.»

Tutto si fece immobile.

Le mani tremavano appena. Il diario era nello zaino, vicino al cuore.

E dentro di lei... la melodia della sera prima ancora si muoveva.

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