Amburgo

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-Ecco a lei signorina, stanza 116, il fattorino porterà le sue valige. Phill?-
-Grazie- afferrai le chiavi e seguii il fattorino all'ascensore.
-Ecco questa è la sua stanza, benvenuta allo Steigenberger Hotel signorina Gilmore.-
Entrai nella mia junior suite e mi guardai attorno, la finestra dava su un fantastico panorama.
La cosa bella di scrivere per un giornale importante era alloggiare in hotel di lusso nel centro della città.
-La signora Paulson la aspetta allo Skyline Bar alle 18:30, le faccio chiamare un taxi per le 18:00?-
-Certamente, grazie Phill.-
Il fattorino uscì dalla stanza e io mi lasciai andare sul letto, erano le 16:00 il che significava che avevo tempo per prepararmi.
Afferrai il mio computer e riguardai le domande da porre alla signora Paulson, certo un articolo di questa portata era niente in confronto a quello che scrivevo allo Yale Daily News, la signora Paulson aveva scritto un libro dopo essere stata un anno come reporter nelle zone di guerra e il mio compito era quello di intervistarla riguardo al suo scritto.
Mi precipitai in bagno, sembravo proprio una che era appena scesa da 15 ore di volo e 2 scali, uno da Hartford a Washington, e poi Washington - Francoforte, e per finire Francoforte - Amburgo.
Mi lavai velocemente e poi mi misi uno dei miei vestiti preferiti, semplice, rosso, la parte di sopra sembrava una camicia e nella parte di sotto la gonna era a balze il tutto diviso da una cintura in vita, adornato con scarpe con il tacco nere lucide e una pochette del medesimo colore, grande abbastanza da contenere un registratore un taccuino e una penna.
Alle 18:00 lasciai l'albergo e mi recai sul taxi che Phill mi aveva chiamato.
-Dove la portò signorina?-
-Allo Skyline Bar- l'autista partì e io mi ritrovai a guardare le luci della città che mi passavano di fianco. Stava facendo buio quindi la città si stava accendendo di una luce magica.
Dopo venti minuti di viaggio pagai il taxista e entrai, una cameriera venne a prendermi il soprabito e le dissi di essere lì per la signora Paulson. Questa mi fece strada fino ad una saletta privata che dava sul fiume Elba. La città era magnifica e l'intervista alla signora Paulson durò il tempo di due Martini e un Margarita. Fu una serata piacevole la scrittrice fu molto contenta di rispondere alle domande di una giovane giornalista e io ne ero entusiasta. Le luci della città regalavano un atmosfera magica e io volevo godermele il più possibile così decisi di camminare fino al mio albergo seguendo il lungo fiume dato che anche l'Hotel affacciava su di esso.
Peccato che dopo quindici minuti di camminata mi ricordai di avere i tacchi alti, così trovai una panchina e mi sedetti per riposarmi, questa panchina riusciva ad essere il mio rifugio sicuro, da entrambi i lati c'erano grandi cespugli che coprivano ogni visuale, alcune persone camminavano avanti e indietro davanti a me, ma non riuscivo a cogliere nessuno dei loro discorsi, non ero affatto brava in tedesco.
Mi persi per un attimo in quella bellissima cornice che le luci creavano sul fiume, la leggera brezza di inizio autunno increspava l'acqua che creava un bellissimo gioco di luci.
Quando mi fui riposata, e i miei piedi non gridavano più aiuto, decisi di alzarmi e continuare la mia passeggiata.
Avevo percorso pochi passi dal mio rifugio sicuro sulla panchina quando d'un tratto mi giunsero all'orecchio parole comprensibili, non in tedesco ma bensì in inglese, e quella voce era maledettamente familiare.
Alzai lo sguardo e lui era lì.
Questi sette anni sembravano non essere passati minimamente per lui se non fosse che ad uno sguardo più attento lui sembrasse cresciuto però, più uomo, i lineamenti del volto ora erano ben definiti, le spalle ben piazzate e qualche accenno di muscolo si intravedeva dalla camicia stretta.
Camminava verso la mia direzione chiacchierando amabilmente con degli amici.
Solo dopo mi accorsi che si trattava di Colin e Finn, ma di loro mi importava poco al momento, i miei occhi erano solo per Logan Huntzberger davanti a me in tutta la sua bellezza.
Non appena anche lui si rese conto di avermi davanti si fermò mentre i suoi amici cominciarono a girarmi intorno come per esaminarmi.
-Il mondo è piccolo Gilmore?- diceva Finn.
-Chi l'avrebbe mai detto?- rispondeva Colin.
Ma in quel momento loro non esistevano, non esisteva la città, non esisteva nessuna intervista, c'eravamo solo noi.
Logan e Rory.
-Ciao Scheggia.-
Aprii la bocca per dire qualcosa ma non sapevo cosa dire.
-Colin, credo che sia arrivato il momento di levare le tende.-
-Tu dici Finn?-
-Dico, andiamo in quel pub? Scommetto che riuscirò a farmi dare il numero dalla cameriera prima della fine della serata.-
I due ragazzi partirono alla volta del Pub mentre io e Logan continuavamo a fissarci senza proferire parola.
-Hai mangiato?- chiese lui all'improvviso.
Feci segno di no.
-Hai fame?-
Feci segno di si.
-Andiamo ti porto a mangiare in un posto.-
Andammo a mangiare all'Heritage quando entrammo non c'era nemmeno un tavolo libero ma a Logan bastò pronunciare il suo cognome che venimmo catapultati in una saletta privata con cameriere privato e champagne in un secchiello accanto al tavolo.
-Per me una grigliata mista, Rory? Rory tu che prendi?-
-Uhm? Si quello che ha detto lui.- mi rivolsi solo al cameriere, quando lui se ne andò io continuai a guardare il tavolo.
-Rory?-
Sapevo che mi stava chiamando e prima o poi dovevamo iniziare a parlare ma ero sotto shock, non lo avevo più visto dal giorno della mia laurea, sono passati 7 anni ma eccomi qui, come se tutto questo tempo non fosse mai passato ancora innamorata dello stesso ragazzo, che mi ha lasciato perché avevo rifiutato di sposarlo.
-Scheggia ti prego rispondi.-
-Uhm?-
-Cosa ti porta ad Amburgo?-
-Un intervista, per il NewYorker-
-Lavori al NewYorker? Wow scheggia fai progressi.-
-Non è proprio un lavoro fisso, scrivo degli articoli per loro ogni tanto, comunque come se tu non lo sapessi. Ho incrociato tuo padre in corridoio due settimane fa era venuto a parlare con il direttore e mi ha ricoperta di complimenti davanti a lui.-
-Rory te lo giuro non ne sapevo niente.-
-Ok.-
-Rory avanti, potresti anche non parlare per monosillabi, sono 7 anni che non ci vediamo potremmo parlare come persone normali?-
-Cosa vuoi che ti dica?-
-Innanzi tutto perché non la smetti con questo astio?-
-Astio? Mi hai mollata!-
-Rory..-
-Niente Rory, tutto o niente, queste sono state le tue parole.-
-Lo so, io volevo davvero sposarti.-
-Anche io, ma quello non era il momento, vuoi che nasconda l'astio? Va bene ma allora lasciami dire ciò che non ho avuto il coraggio di confessarti sette anni fa il giorno della mia laurea, giorno che per la cronaca io dovrei ricordare come il giorno più bello della mia vita e invece no! È stato il giorno più disastroso della mia intera esistenza! Se non contiamo il giorno in cui ho detto a mia madre che avrei lasciato Yale e il giorno in cui ho litigato con mia madre dopo aver avuto la mia prima volta.-
-Wow, sono onorato di essere entrato in una delle cose delle Gilmore.-
-HEI! Sono tutte cose negative queste!-
-Hai ragione continua, stavi per dirmi le motivazioni che ti hanno spinto a dirmi di no.-
-Certo innanzi tutto ti ricordi che ti sei presentato alla festa che i miei nonni avevano organizzato con un anello e una carrozza? Beh io si e di quello ne sono lusingata ma è quello che è venuto dopo che mi ha spaventato, ero appena laureata, avevo mille porte davanti e con poche semplici parole tu le hai chiuse tutte! "Il lavoro in California, la casa con l'albero di avocado, e io mi sarei dovuta trasferire li per cosa? Trovare lavoro a Venice Beach come cameriera?-
-Hei scheggia rallenta, ci saremo trasferiti li ma tu avresti potuto lavorare dove volevi! Davvero hai pensato che io volessi tarparti le ali? Scheggia ricordi? Io sono il tuo fan numero 1! Non ti avrei mai rinchiuso in una casa in California avresti potuto lavorare ovunque ti volessero, è vero avevo trovato un posto per te al Los Angeles Daily News, sempre grazie a Mitchum, hai dei contatti laggiù.-
-Figuriamoci, in quale giornale degli States non ha un contatto tuo padre?-
-Non lo so, ma qualcuno sicuramente c'è.-
Gli sorrisi, per la prima volta dopo sette anni stavo sorridendo di un sorriso sincero all'unica persona che mi poteva far nascere sorrisi simili.
-Sei bella quando sorridi.- ecco perfetto, chi aveva acceso il riscaldamento all'improvviso? Le mie guance stavano andando a fuoco.
Mangiammo parlando del più e del meno, lui non aveva mai vissuto nella casa in California con l'albero di avocado ma aveva preso un loft più in centro a Los Angeles, gli affari andavano bene e si erano espansi oltre oceano, ora abitava a Londra e sorpresa delle sorprese era promesso in sposo a una ricca ereditiera francese.
-Oh, beh lei com'è?- lei com'è? Rory ma ti sembrano domande da fare.
-Non lo vuoi davvero sapere.-
Alzai gli occhi al cielo e lo guardai male.
-Come fai a conoscermi così bene?-
-Ti conosco scheggia.-
Al termine della cena passeggiamo in rigoroso silenzio uno accanto all'altra sulla riva del fiume.
-Sono un po' stanca? Ti dispiace se torno in Hotel?-
-Ti accompagno vieni.- mi passò un braccio sulla spalla e si diresse verso il bordo della strada.
-Ma ti segue?- scoppiai a ridere vedendo la limousine posteggiata a bordo strada.
-Ho la condivisione della posizione.- mi sorrise e mi aprì la portiera.
-Buonasera signorina Gilmore.-
-FRANK!!! Ciao!-
-Allora dove alloggi?-
-Allo Steigenberger.-
-Alloggi all'Hotel di Honor!-
-Che cosa?-
-Scheggia insomma Steigenberger, berger non ti dice nulla?-
-Huntzberger! Cacchio! E Steigen?-
-Steigen è Josh.-
-Hanno aperto un Hotel!-
-Più di uno scheggia, hanno un franchise in giro per il mondo, Amburgo, Berlino, New Dehli, Roma, Milano, New York, Los Angeles, Phoenix, di una città, sicuramente ci sarà un Hotel Steigenberger.-
-Wow, devo sentire Honor! Non la sento da 5 anni!-
-Come scusa? 5 anni?-
-Si per due anni siamo state in contatto, siamo uscite spesso e il nostro argomento preferito era sparlare del suo caro fratellino, ti abbiamo insultato parecchio.-
-Stanza?-
Eravamo nella Hall dell'hotel e lui non aveva mai tolto il braccio dalla mia spalla.
-Posso andare anche da sola, sai?-
-Oh lo so, stanza?-
Sospirai.
-116-
Mi fece strada fino alla mia stanza, quando fummo li davanti ci guardammo negli occhi.
-Sono arrivata.-
-Mhm,mhm.- lui si stava avvicinando sempre di più.
-Logan...-
-Finalmente, dimenticavo quanto suonasse bene il mio nome pronunciato da te.-
Annullò le distanze e mi baciò.
Con la mano dietro la schiena feci scorrere la carta per aprire la porta ed entrammo, continuammo a baciarci fin quando non finimmo sul letto, lui si staccò mi guardò e ad entrambi scappò un risolino, era un segno di assenso da parte di entrambi.
Quella notte facemmo l'amore per la prima volta dopo sette anni e fu bello come la prima volta.

La mattina dopo mi svegliai presto e guardai accanto a me, Logan dormiva profondamente, lo guardai e sorrisi come un ebete per un po', poi mi alzai e indossai la sua camicia chiusi la porta della stanza e andai nel salottino. Presi il computer e iniziai a lavorare all'articolo.
Dopo aver completato una bozza il principe si svegliò e venne a salutarmi.
-Buongiorno scheggia.-
-Buongiorno principino.-
-Caffè?-
-Chiamo il servizio in camera.-
Dopo aver ordinato due caffè e una valanga di cibo mi sedetti sul divano.
-Wow scheggia, sei migliorata tantissimo.-
-Cosa vuoi dire? Che prima non ero brava?- misi il broncio.
-Dai Rory, lo sai che sei la migliore.-
Si sedette accanto a me e mi prese in braccio.
-Dobbiamo parlare.-
-Noo.- nascosi il viso nell'incavo del suo collo.
-Nemmeno io vorrei ma dobbiamo, Rory ora che ti ho ritrovata non vorrei lasciarti andare più, ma non possiamo più essere quello che eravamo una volta.-
-Chi ha detto che non possiamo più essere quello che eravamo una volta?-
-Non possiamo abitiamo in due posti diversi-
-Non hai capito, ricordi all'inizio, prima che tu diventassi il mio ragazzo? Avevamo una relazione senza impegno.-
-Lo sappiamo entrambi che non ha funzionato Rory, perché dovrebbe funzionare ora?-
-Perché la nostra relazione sarà reale solo quando saremo insieme, quando non siamo insieme non ci pensiamo e non ci domandiamo cosa l'altro stia facendo, fino al momento in cui staremo di nuovo insieme.-
-Quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas?-
-Si esatto.-
-Allora abbiamo un patto?-
-Oh si! Puoi dirlo forte Huntzberger.-
-Bene perché ho voglia di stare con te fino alla fine della settimana, lunedì devo rientrare a Londra.-
Gli sorrisi e lo abbracciai restammo così per un tempo infinito finché non mi prese per mano e mi fece alzare dal divano.
Si mise davanti a me e mi guardò negli occhi.
Non disse nulla ma i nostri sguardi parlavano per noi.
Nessuno dei due aveva mai dimenticato l'altro.
Nessuno dei due aveva mai smesso di amare l'altro.
Nessuno dei due avrebbe lasciato Las Vegas, se solo avesse potuto...

Salve!! Questa è la mia versione di ciò che successe quel giorno, amo questa coppia, e adoro i singoli personaggi che la compongono.
Mi piace come queste due persone siano cresciute insieme ed è per questo che reputo Logan il ragazzo migliore tra quelli che Rory ha avuto.
Se a qualcuno di voi interesserebbe leggere una long fic che ha come base questa oneshot fatemelo sapere e vedrò che cosa posso fare.
-Niky.

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