𝑻𝒉𝒆 𝑮𝒖𝒚 𝒂𝒏𝒅 𝑯𝒊𝒔 𝑯𝒐𝒐𝒌𝒆𝒓

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| ᴏs ᴠᴇʀsɪᴏɴ |

Kim Namjoon si trovava seduto sul davanzale della sua finestra mentre rimirava, con una sigaretta accesa ormai consumata fino a metà tra le labbra, il panorama di Seoul che si poteva scorgere dall'ottavo piano dello stabile nel quale viveva. Era sera, Seoul stava diventando notturna, la luce naturale del sole stava cedendo il suo posto a quella artificiale emanata dai lampioni sparsi nella città; Namjoon si ritrovò a pensare che quello spettacolo, quel gioco di colori, fosse a dir poco magnifico. Tuttavia, un pensiero ancora più magnifico occupava la mente del ragazzo già da tempo. Un pensiero fisso, impresso a fuoco nella sua mente, un pensiero che urlava a pieni polmoni un nome. Un nome che non era più riuscito a togliersi dalla testa da quando lo aveva sentito per la prima volta.

Il nome corrispondeva a quello di Kim Seokjin, il gigolò che Namjoon si era portato a letto un sacco di volte proprio lì, in quell'appartamento. Il gigolò di cui Namjoon si era innamorato perdutamente. Perdonatemi, meglio sarebbe dire "la persona di cui Namjoon si era innamorato perdutamente". Ebbene sì, Namjoon innamorato pazzo della stessa persona che il suo migliore amico aveva definito tante volte, così tante volte, una puttana. Ma per il ragazzo con i capelli color biondo cenere, Seokjin era molto di più. Con lui non faceva solo sesso, con lui chiacchierava, a volta si sfogava e, nonostante lo pagasse e non fossero mai usciti davvero insieme, il biondo lo riteneva almeno un amico; ma il suo cuore voleva qualcosa di più, molto di più. E Namjoon era così stanco del sesso occasionale, seppur fatto con la persona dei suoi desideri. Lui non voleva soltanto un corpo nudo da sbattere, voleva un'anima da amare, da proteggere.

Quella sera di pioggia, finalmente, il ragazzo avrebbe fatto la cosa che più gli premeva di fare: si sarebbe dichiarato, era questione di minuti. Stava solo aspettando che il corvino arrivasse a casa sua, stava solo aspettando di trovarsi faccia a faccia con colui che gli aveva fatto perdere la testa come nessuno era mai riuscito a fare prima. "È questione di minuti" continuava a ripetersi mentalmente, mentre la sua sigaretta si faceva man mano più corta e la piccola zona della stanza in cui stava fumando diventava, man mano, sempre più satura. "A momenti sarà qui e gli dirò tutto." ripeté di nuovo a se stesso, credendoci ogni volta un po' meno; stava per essere sopraffatto dall'ansia, quella stessa ansia che lo aveva accompagnato per tutto il giorno insieme a un fortissimo peso sul petto.

Ma più il tempo passava e più Seokjin ritardava, allora Namjoon iniziò a chiedersi se il destino c'entrasse qualcosa; se la sfortuna c'entrasse qualcosa. Seokjin non era mai mancato a nessun appuntamento e proprio adesso che il biondo voleva dichiararsi lui non arrivava. Un inspiegabile senso di paura iniziò a farsi strada tra i fitti pensieri dell'innamorato, un senso talmente potente che lo spinse a domandarsi se fosse successo qualcosa all'altro. Pervaso da questo timore, ma comunque speranzoso di sbagliarsi, afferrò cappotto e ombrello, si allacciò le scarpe in un batter di ciglia e attraversò la stanza a grandi falcate col cuore che nel petto gli stava esplodendo per la paura, ma nel momento stesso in cui aprì la porta si ritrovò davanti ad una figura alta, ma non più di lui, possente e vestita di tutto punto, anche se fradicia dalla testa ai piedi. Era lui.

«Dove stavi andando?» chiese questi senza nemmeno salutare l'altro; con un sorriso enorme stampato sul volto, si ritrovò ad essere inspiegabilmente divertito dalla scenetta del cliente che scappa via.

«Da te...» rispose il più alto in un sussurro, impercettibile anche alle sue stesse orecchie. Tuttavia, il corvino lo sentì e il suo sorriso, se possibile, si ampliò maggiormente. Namjoon pensò che mentre sorrideva fosse un'infinità di volte più bello e avrebbe pagato oro per vedere quel sorriso ogni giorno per sempre, soprattutto quando questo veniva regalato a lui in prima persona. Oltre al suo sorriso, la cosa più bella di Seokjin era il suo sguardo: i suoi occhi intensi resi ancora più scuri dalla colorazione dei suoi capelli che al momento, bagnati, ricadevano disordinatamente sulla fronte. È eccitante, pensò il minore, divino, la sua mente aggiunse poi. Era da un po' che lo conosceva e ancora non riusciva a spiegarsi come un tale essere potesse appartenere al mondo dei mortali. Sembrava etereo, un angelo... e quando parlava! La sua voce quando parlava! Riusciva a essere angelica e roca a seconda delle situazioni, che ovviamente non sbagliava mai.

𝚃𝚑𝚎 𝙶𝚞𝚢 𝚊𝚗𝚍 𝙷𝚒𝚜 𝙷𝚘𝚘𝚔𝚎𝚛 ~ (𝐍𝐚𝐦𝐉𝐢𝐧)ᵒˢ-ᵛᵉʳˢⁱᵒⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora