1 CAPITOLO

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"Pluvia amorem Generat"

Iniziava così ogni mia seduta, una specie di rito iniziativo in cui io stabilivo un contatto diretto con l'elemento naturale più magico, misterioso e seducente che io conoscessi, quello che entrava in contatto con me stessa per generare l'amore che le persone davanti a me desideravano tanto.

Erano molti a chiedermi il loro futuro, erano anche molti a disprezzare ciò che facevo, ma a me non importava, io non intervenivo in niente, non facevo alcun rito, nessun incantesimo, io semplicemente leggevo la loro anima.

In quel lunedì di luna calante avevo previsto una leggera pioggia intorno alle due del pomeriggio e riuscii a cancellare quattro nomi dalla mia lista d'attesa, avevo previsto un temporale di circa due ore, potevo quindi dedicare ben trenta minuti a ciascuno, mi organizzavo proprio in questo modo, mi arrivavano chiamate da ogni angolo di New York e mettevo il loro nome e il loro numero di telefono in una lista, e dopo un'attenta previsione del tempo, mi limitavo a richiamarli dicendo che mi ero liberata per quella determinata data. Nessuno aveva domande, e anche se le avesse avute, io non avrei risposto. Molte di queste persone nemmeno sapevano che io operavo solo quando piovesse, venivano e basta.

Quel giorno incontrai quattro persone molto diverse tra loro, la prima aveva a malapena 20 anni, aveva avuto una brutta rottura con il suo ragazzo, e si definiva incline alla depressione, in quel caso avrei potuto semplicemente dirle che sarebbero venuti anni migliori, e che per come era bella, la giovane Melissa, così si chiamava, avrebbe trovato presto un ragazzo. Ma questo non sarebbe stato proprio da me, quindi, quando entrò in grande stile nel mio negozietto sgangherato a China Town, pieno di libri antichi invenduti da secoli e cimeli vari, che nessuno comprava da un pezzo, lei non capì di certo dove si trovasse, tanto che io da dietro il bancone, oscurata da qualche mappamondo antico poggiato su un tavolino al centro della stanza, vedevo che continuava a guardare un foglietto tra le sue mani, su cui supponevo ci fosse scritta qualche indicazione.

"Se stai cercando me, sono qui" Dissi seccandomi di quella situazione, ero anche già in leggero ritardo.

Si apprestò a cercare la figura alla quale appartenesse quella voce. Mi si avvicinò con premura, nei suoi occhi lessi anche un po' di timore.

"Salve sono Mina" Mi presentai porgendole la mano, lei ricambiò con piacere e dopo una breve chiacchierata la portai nel retro, nel mio studio, era di mio padre, e poi, dopo la sua morte era diventato il mio. Lei si guardava intorno, forse stranita dal fatto che quell'ambiente era ben diverso dal negozio, era pulito, luminoso e con ampie vetrate, quelle mi servivano per instaurare un legame quasi fisico con la pioggia. Fosse per me ci vivrei sotto la pioggia e farei anche le mie sedute lì, ma per i miei clienti non sarebbe stato molto accomodante. Feci sedere la giovane ragazza su una sedia in mogano proprio davanti alla vetrata, io avrei letto la sua anima in piedi e mettendomi dietro di lei, con le mani che toccavano le sue tempie avrei stabilito una connessione profonda e la pioggia, dentro e fuori di me, mi avrebbe detto tutto ciò che si doveva sapere, perche', lasciatemi che vi sveli una cosa, non tutto si deve sapere.

Le gambe di Melissa tremavano un pò, era abbastanza ansiosa, anche il suo animo appariva tormentato dall'ansia, quella di non essere abbastanza.

Dopo che terminai la lettura, la feci alzare per poi farla accomodare alla scrivania, io, in quel momento  sentii di non dovermi sedere dall'altro capo, come per porle il mio verdetto, io non ero un avvocato o un affarista, ero una donna che voleva il bene delle altre persone, e in quel momento lei poteva essere benissimo mia figlia, dato che aveva la metà dei miei anni, quindi, presi una sedia e mi sedetti accanto a lei.

"Melissa, la lettura della tua anima è stata completata. Posso dirti che hai un' anima limpida, giovane e bella, ma a tratti dolente"

Lei sgranò gli occhi quando nominai la parola "Dolente". Avrei dovuto rimediare.

"Oh, non è una cattiva parola, per niente proprio. Stai solo soffrendo, ma non è di certo una sofferenza grave, passerà presto. Durante la prima pioggia del prossimo mese, la tua anima rimarginerà i dolori, e tu sarai pronta a sorridere di nuovo alla vita, nonostante adesso tu veda tutto nero, vedrai che tra poco tutto diventerà più bello intorno a te. Incontrerai di certo un nuovo amore, l' ho visto, ma non sarà lui il tuo lieto fine, ma con lui trascorrerai giorni sereni e ti sentirai di nuovo bella come devi sentirti. Perchè lo sei, davvero. Ora una cosa, molto importante, qualche tuo parente non sta molto bene?"

Il suo viso corrugato si era rasserenato, mentre le parlavo sembrava che il suo sorriso si ampliasse sempre di più, successivamente però quando le chiesi in modo mirato se un suo parente, io sapevo chiaramente chi fosse, soffrisse di una malattia, lei aveva uno sguardo  confuso.

"Mia zia Katy a volte non sta bene. Ha l'anemia."Disse con voce troppo serena per quel momento.

"Melissa cara, tua zia Katy non ha l'anemia, ma una malattia un po' più grave, quando torni a casa chiedi a tua madre di chiamarla e ditele di prendere appuntamento qui. "Le porsi un bigliettino, era di una clinica privata che conoscevo bene, e quando accadevano queste cose mandavo lì i miei pazienti o i loro cari.

Avevo colto profonde tracce di connessione tra lei e sua zia, quando lei sarebbe morta però, Melissa al suo fianco avrebbe avuto quello che molti chiamano il vero amore.

Ogni incontro mi lasciava nel cuore un briciolo di umanità in più, ringraziavo ogni giorno il cielo per essere portatrice di quel dono, fin da piccola aiutare gli altri mi soddisfaceva, e ogni notte, di pioggia o con il cielo incantato delle stelle, io mi sentivo fiera di essere me stessa.

Le due ore di pioggia si conclusero così come i miei quattro incontri, dopo Melissa fu il turno del signor Niger, un uomo di sessant'anni che veniva da me ogni volta che incontrava una giovane donna, sperando di aver incontrato quella giusta, ma non era mai così, e ogni volta che gli dicevo che non doveva andare più in negozi di abbigliamento femminile fingendosi di essere un padre in cerca di un abito per sua figlia, lui desisteva dal non andarci per qualche giorno, ma poi non resisteva e attraversava tutta New York per recarsi in quel negozio. Era una fervida ossessione, dopo qualche mese gli dissi anche che no l'avrei più seguito se fosse andato di nuovo in quel posto e non avesse seguito le mie indicazioni, ma nulla da fare, io sapevo che sarebbe andato di nuovo lì e allo stesso modo ero a conoscenza del fatto che non avrebbe mai incontrato l'amore della sua vita.

Non è vera la storia che dice che ognuno di noi ha un'anima gemella, per la maggior parte esiste, ma ci sono alcune anime un po' particolari, insolite userei dire, anime che rigettano l'amore, provano ad accoglierlo, ad immergerci a fondo, ma proprio su quel fondo trovano una fessura e capiscono che è meglio attraversare quella fessura.

Per me era così, io non avevo mai cercato l'amore perchè lo vivevo tutti i giorni, tutti i giorni in un modo o nell'altro, specialmente in quelli piovosi io ascoltavo l'amore dagli occhi e dall'anima di tutte le persone che si affidavano a me, non ne ho mai voluto uno tutto mio, non che io non avessi mai frequentato un uomo, anzi, di amanti ne avevo, ma nessuno per il quale potessi provare mai qualcosa.

Dopo Niger, venne a trovarmi per l'ennesima volta la signora Stone, che soffriva di una grave depressione, avevo sempre saputo che lei veniva da me per non andare da uno strizzacervelli, e quando stava qui lei diceva ai suoi figli che era nello studio di uno psicologo, ma lei non sapeva che io conoscessi questo piccolo segreto, anche se era da immaginarselo che io ne fossi a conoscenza. Questo accadeva perchè nessuno dei miei clienti credeva in modo veramente onesto a ciò che io facessi, anche i più gentili di cuore in qualche modo usavano me come un mezzo al fine di qualcosa e non come una risorsa che portasse loro a risolvere  i loro problemi.

Il quarto appuntamento fu insolito, mi si presentò un ragazzo di quindici anni accompagnato da sua madre, non vedevo infatti minorenni senza il consenso dei genitori.

Si chiamava Killian, era un ragazzino sveglio, uno dei primi della scuola, aveva vinto premi prestigiosi negli scacchi, e proprio qui stava il problema, la sua vista stava cedendo, secondo la mia analisi non avrebbe perso del tutto la vista ma sarebbe arrivato a vedere davvero poco, la madre era occupata ad essere preoccupata per la sua carriera da giocatore mondiale di scacchi, ma Killian era preoccupato di non poter vedere più i suoi genitori, i suoi amici, il cinema che amava, anche la scacchiera, ma era addolorato invece perchè non avrebbe più potuto vedere Lizzie, una ragazza del terzo anno di scuola che lo aveva affascinato dalla prima volta che lui mise piede alle superiori. Era il suo amore adolescenziale, e ogni amore, che duri poco o tanto, merita di essere vissuto.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 20, 2020 ⏰

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