Il vuoto è lo spazio impercettibile tra una paura e un'altra. È quel frangente di tempo in cui non riesci a vivere, ma tenti di camminare lungo un filo teso che sta per cedere e che provi a non rompere. È quel posto pieno di rimpianti, di cose non vissute e di cui non per forza avremmo voluto essere parte costituente, posto di sogni ed incertezze, incubi e rivolte, malinconie e gioie. È lo spazio che non esiste, dove il tempo non fugge e le cose non cambiano, ma si tenta invano di modificarle, credendo di esserne capaci. In realtà è uno spazio senza tempo e un tempo senza spazio, l'angolo più oscuro e l'alba più luminosa, il nero che senza il bianco non esisterebbe e viceversa. Una terra dalla quale si può rinascere o un vortice che ti può travolgere, un'onda che ti riconduce alla riva o un tuono scaturito da un cielo squarciato. Cadere nel vuoto è una possibilità di ricostruire delle parti lese o di iniziare a corroderne delle altre, ricucire lo strappo che noi abbiamo creato e che gli altri hanno contribuito ad estendere fino a condurci in un posto sconosciuto, in una stanza vuota, davanti ad uno specchio con una persona riflessa della quale non riconosciamo più nulla o che forse non abbiamo mai visto così stravolta e a pezzi che in comune non hanno più nulla. A quel punto ci si chiede cosa ci ha condotto su quella strada, se siamo Stati noi gli artefici del nostro destino o siamo stati indirizzati a percorrere sogni appartenenti al cassetto di qualcun altro, se siamo un cielo costellato di luci o delle stelle a cui si è esaurita la luce precocemente. È possibile esplorare il vuoto come luogo che ci appartiene o come luogo a cui noi apparteniamo, senza aver il timore di riconoscersi alla fine del percorso come la persona che non avremmo mai voluto essere o scoprire di non essere ciò che ritenevamo di conoscere o di cui avevamo la pretesa di saper qualcosa? Riconoscersi insensibili, incuranti, ghiacciai senza crepe superficiali, occhi imperscrutabili, labbra tese e lingua tagliente, mani pronte a chiudersi in pugni serrati e piedi pronti a sferrare l'attacco. La scrittura se non altro permette di inserire i tasselli in un grande foglio per cercare di tenerli incollati e così da non permettere a nessuno di scomporli nuovamente, sotto il tuo occhio vigile.
Riemergere dal vuoto è uscire da noi stessi, riconoscerci al dì fuori di ciò che siamo, senza mai stravolgere ciò che siamo stati o tentare di precludersi da ciò che si potrà essere. Il vuoto può essere riempito solo se siamo noi ad essere consapevoli di chi c'è nello specchio e vediamo ciò che vogliamo vedere e non ciò che gli altri vorrebbero vedere.
La raccolta si pone come obiettivo un viaggio introspettivo dentro se stessi, analizzando emozioni e sensazioni. Eventuali domande sulla raccolta o opinioni saranno utili per lo sviluppo di essa.
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Tra realtà e poesia
Thơ caSe siete capitati in questa "raccolta" è perché volete riflettere, conoscervi e reinventarvi alla luce delle vostre emozioni. Non sarà sempre facile guardarsi dentro, ma oscurare lo specchio non è la soluzione.