|| 2 Chapter ||

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Era da parecchio tempo che continuavano a cavalcare, e il suo fondoschiena ne stava risentendo la fatica.

<<Non ti preoccupare. Tra un po' saremmo arrivati alle mura di Okto>> era rallegrato nel sentire quelle parole uscire dalle sottile labbra del suo salvatore, ma non poteva ancora definirlo tale, affinché non avrebbe visto con i suoi stessi occhi Zahyku.

Da lontano si sorgevano le famose ed imponenti mura di Okto, dette anche il confine di Dio. Separava le tre grandi città: Gliass, paese di molte lussurie e una città che se non sei un Alpha allora devi sottostare al comando di essi; Zahyku, il bianco di Gliass, le persone sono trattati tutti alla pari e ogni pensiero è apprezzato; e Sfy, una paese particolare, che non lascia molte informazione su se stessa, ma l'unica cosa certa è che lì vivevano persone "particolari", dette anche magiche da molte persone che li avevano intravisti per qualche secondo.
Ma in giro si vociferavano strane voci di una quarta città, Diaman, un paese ancora più misterioso di Sfy, e grazie alle mura di Okto, nessuno le poteva attraversare senza vari permessi e controlli.

Arrivati al confine, molte guardie erano presenti. Venivano chiamati "tre mura", dato che si pensava che appartenevano a tutte e tre le città, non avendo un vero e proprio paese d'origine. Avevano una propria cultura e un proprio modo di fare.

Uno di loro gli si avvicinò. Aveva tratti particolari.

<<Il pass, prego>> l'uomo gli passò un foglio di carta con ornamenti in oro.

<<Vi faccio strada>> fece un cenno.
I grandi portoni iniziarono ad aprirsi lentamente. Il passaggio era spesso quasi otto metri.

Appena usciti, trovarono altre guardie a sorvegliare quella parte del passaggio.

La prima cosa che notò, fu l'immensa distesa di erba. Molti alberi erano presenti.
Sembrava che lì era una tutt'altra stagione. Primavera. Si forse quella sensazione del brezzo venticello e quei flebili raggi che colpivano la pelle gli faceva ricordare la sua amata primavera.

<<Ci riposeremo in un capanno, poi continueremo separatamente>>

Si erano inoltrati in un piccolo boschetto, e arrivarono proprio dove aveva detto.
Il viaggio era lungo, il sole era già calato da qualche minuto e il sonno iniziò a sentirsi.

<<Dagli una camera più pulita e bella che hai>> si era rivolto indifferente alla proprietaria. Non voleva sembrare sgarbato, ma non potevano rivolgersi al ragazzo come uno qualunque.

<<E così tu saresti?>> domandò la figlia della proprietaria.

Non sapeva come o cosa rispondere, quindi decise di fare scena muta, per non fare fraintendimento o disturbo.

<<Non fa niente. Però... Hai un strano odore>> cercò di avvicinarsi un po di più, ma una callosa mano le si posò sulla sua spalla per fermarla.

<<Lasciamo dormire tranquillo il ragazzo. È spossato per il viaggio>>

Era da un po che cercava di addormentarsi, ma l'emozione di essere in quel pacifico paese era immensa. Voleva esplorarlo, vederlo tutto. Non sapeva che futuro gli spettava il giorno successivo in poi.

In men che si dica, si addormentò. L'ansia divorò le sue ultime energie.

Sole.

La prima cosa che vide fu un immenso sole arancione con sfumature rossastre, proprio come gli ultimi fiori regalati alla tomba del padre. Belli, delicati, proprio come lo sbattere delle ali di una farfalla, ma anche eleganti e forti, proprio come il sole in quel momento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 20, 2021 ⏰

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