Ci salva una vecchia conoscenza

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L'unica differenza tra le immagini mostrarci da Katoptris e quelle che stavano assorbendo i miei occhi, era che il calore e la sabbia che mi pizzicavano la pelle erano reali. Per il resto, io che ansimavo cercando di trovare spazio per muovermi, Annabeth che radunava le idee, Leo che rideva perché stava impazzendo. Tutto questo, più la sabbia che ci era arrivata al collo e continuava a salire, erano le stesse immagini del pugnale di Piper, solo che da un altro punto di vista. Il mio, purtroppo. Stavo per morire dalla paura quando la sabbia smise di colare dai muri. Tirai un sospiro di sollievo. Che stupida che sono stata a pensare che Neon ci volesse risparmiare. Infatti, dai buchi nei muri, della stessa circonferenza del mio braccio, da dove colava la sabbia, iniziarono ad uscire dei pitoni bianchi abbastanza piccoli ma lo stesso letali, accompagnati da scorpioni giallastri grandi quando una mia gamba. Ecco cos'erano quei sibili in sottofondo. Cercai di superare la claustrofobia che mi immobilizzava. Basta. Non potevo morire da codarda. Dovevo almeno provare ad uscirne viva. D'istinto la mia mano prese una freccia dalla mia faretra e la mise nell'arco d'avorio. L'arco e la faretra erano diventati una parte di me, a quanto pare, perché non mi ero neanche resa conto di averli portati. Comunque, colpii con una sola freccia due scorpioni e un pitone. Non bastava, lo sapevo, però non mi importava. Avevo vissuto una bella vita infondo. Avevo avuto un amore proibito. Mia madre era la dea della saggezza. Avevo tanti amici al campo Mezzosangue e avevo il mio arco. Il mio arco... In quel momento ebbi un'illuminazione. Il mio arco era la soluzione. Cioè non proprio il mio arco, ma colui che me l'aveva donato. Romanus. Il leone.

'' vi aiuterò quando mi sarà possibile, perché posso apparire ovunque voglio. Ma mi dovete chiamare perch'io a prestarvi servizio venga. ''

Questo mi aveva detto il leone. Sperai soltanto che non avesse niente da fare in quel momento, perché avevo bisogno di lui il prima possibile. '' ROMANUS '' gridai mentre Annabeth uccise uno scorpione e Leo bruciò vivi tre pitoni. Per un attimo temetti di aver sperato troppo, ma il leone non mi deluse. Romanus arrivò in un fascio di luce e con un ruggito potente che fece barcollare quasi tutti i pitoni bianchi e gli scorpioni. Bella entrata in scena, pensai. Il leone dal manto bianco,la criniera dorata e gli occhi verdi come gli allori dei vincitori del Colosseo, toreggiava sopra di noi. '' Ave parva puella. '' non riuscii a trattenere un sorriso '' Ave Romanus, puoi portare me ed i miei amici fuori di qui? '' per tutta risposta il leone ci sollevò con le mascelle strette alle nostre maglie mal conce e ci issò sul suo dorso '' che modi '' borbottò Leo '' già è tanto che ti ha salvato la vita '' disse Annabeth di rimando. Mentre stavamo prendendo posto sulla groppa di Romanus per teletrasportarci fuori di lí, uno scorpione più grande degli altri mi infilzò con il suo pungiglione nel polpaccio. Quella fu l'ultima cosa che fece perché con una freccia lo colpii dritto in testa. Non avvertivo il veleno circolarmi in corpo, non sentivo alcuna paura, non sentivo il dolore. Tutto era ovattato dall'adrenalina che mi cresceva dentro. Ero diventata uno scudo umano. '' Tenetevi forte '' ci avvertí il mio amico leone e ci teletrasportò fuori da lí. Chiusi gli occhi durante il viaggio e quando li riaprii ero di nuovo sulle scale che conducevano in superficie. Mi guardai dietro e vidi il tolos che era molto lontano ed inespugnabile. Instintivamente abbracciai il faccione di Romanus '' oddei Romanus, mi sei mancato parecchio. Grazie, grazie, grazie di averci salvati!! '' dissi tutta entusiasta e lui con il suo vicione parlò '' o mia cara Silvia, mi sei mancata anche tu. E sei anche cresciuta. Ma dov'è il tuo amichetto? '' sentendo questa domanda gli diedi la spiegazione che meritava. Non tralasciai neanche un particolare, ma nello stesso tempo cercai di fare velocemente perché eravamo tutti in pericolo. Finito di spiegargli tutto disse '' siete vivi e questo è l'importante. Ora devo andare. Non posso stare tanto tempo lontano dal Colosseo. Sai, lo devo proteggere. '' mi fece un occhiolino, risi perché sapevo che nessuno lo avrebbe attaccato, però non feci alcun commento per non ferire i suoi sentimenti '' Arrivederci Silvia, ciao signorina Chase e signorino Valdez. Alla prossima volta che avrete bisogno di me '' detto questo scomparve come la prima volta, ma lasciando senza parole soltanto Annabeth e Leo. '' Bhe ragazzi, questo è il mio amico leone '' ridemmo tutti e tre, sollevati di essere sopravvissuti. Mangiai un po di ambrosia per alleviare il dolore che stava arrivando dopo che l'adrenalina mi aveva lasciata e salimmo gli ultimi gradini che si affacciavano su un ampia camera sorvegliata dagli angeli dalle ali blu elettrico. La stanza era vuota ma quegli angeli forse stavano soltanto passando il tempo. Si come no, mi dissi. Stavano facendo la guardia alle segrete in caso ne fossimo usciti vivi. Vidi la preoccupazione nello sguardo di Annabeth e Leo che pensavano, come me, quale prova orribile avessero affrontato gli altri. Però non dissero nulla perché la priorità della missione era sconfiggere Neon. Gli altri se la sarebbero di sicuro cavata. Mentre io pensavo tutto questo, Annabeth lanciò un pugnale nel collo di uno dei due angeli e Leo fece diventare l'altro una cotoletta di pollo. Ne fui grata. Primo ostacolo? Scavalcato. Andammo avanti nella sala e ci accostammo cautamente ad una finestra. Quello che vedemmo fu una scena epica. I nostri amici semidei erano lì fuori e stavano facendo a brandelli ogni singolo mostro che Neon decideva di madargli contro. Un sorriso passò da una parte all'altra della faccia di Annabeth e di Leo. Ovviamente anche dalla mia. Vidi Percy, Hazel e Frank combattere un cracken. Reyna aveva costruito una catapulta alla bene e meglio e faceva fuori ogni empusa che le si avvicinava ed infine il figlio di Ade, Nico, evocava quanti più morti possibili per annientare le truppe nemiche. Mi distolsi a forza da quella vista. Se loro erano là fuori questo voleva dire che noi eravamo da soli quà dentro. Dovevamo per forza farcela. Il mio cuore iniziò a battere più velocemente. L'adrenalina tornò. Così anche per Leo e Annabeth. Guardando Leo mi accorsi che stava per scoppiare cercando di rimanere fermo per non farci scoprire. Neanche io, in quel momento, ce la facevo più a stare ferma, così, seguendo Annabeth, uscimmo da quella stanza ed entrammo nell'atrio del castello. Eravamo sempre più vicini.

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