10~Jane The Killer

6 0 0
                                    

La sagoma ringhiò:
《Non fare il mascalzone con me, non me la bevo!》
《 Che c'è dolcezza, non mi ami più?》 La derise Jeff, ridendo.
《Come potrei amare un mostro come te?》
《Lo sanno tutti che ti sono sempre piaciuto, Jane.》
La ragazza lo fece retrocedere tagliando l'aria davanti a sé con un colpo di coltello forte e deciso.
《Ah giusto, com'è che ti chiamano ora..."JANE THE KILLER". Piuttosto altisonante non trovi? E poi somiglia tanto al mio.》
Jane era inorridita al pensiero.
《Lo sai bene, il mio nome è Jane Arkensaw, e tu mi hai rovinato la vita!》
《Oh, non essere così drammatica, mia cara. Volevo donarti la bellezza.》
《Vai all'inferno Jeff!》 Disse la ragazza, avanzando verso di lui nel tentativo di colpirlo.
《Hai idea di cosa mi abbia fatto passare? Per un tuo sadico e malato capriccio.》
《E come se lo ricordo. È stata la più bella serata della mia vita.》
Jane odiava quell'insensibilità, quell'incapacità di essere compassionevole o almeno serio per almeno un minuto.
Jane The Killer e Jeff si conoscevano da tanto tempo. Lei abitava già nel quartiere quando lui vi si trasferì, per la precisione dall'altra parte della strada in cui si trovava la casa del ragazzo. Al tempo era un'innocente ragazzina di 13 anni.
《Io so bene che cosa sei, Jeff! Ho visto tutto!》
Lo aveva sempre osservato da lontano, con un interesse spaventoso che non riusciva a spiegare: quando Jeff ferì i bulli, quella mattina alla fermata dell'autobus, lei aveva visto tutto dalla finestra della propria casa. Non aveva mai voluto parlare con il nuovo arrivato, perché le recava un cattivo presentimento. Avrebbe giurato di averlo visto sorridere quel giorno, con un sorriso che non aveva niente di normale. Lo aveva sentito vantarsi della sua violenza. Aveva percepito il male nel suo sguardo. La polizia aveva portato via Liu, ma lei sapeva che non era stata colpa sua. E poi, la sera della festa, era stata lì.  Ricordava bene quegli istanti. Non capì mai il perché, ma non fuggì. Restò ferma a guardare Jeff che bruciava. Le sue urla, simili a quelle di una bestia sofferente, l'avevano fatta star male, ma adesso il solo ricordo di quel suono era musica per le sue orecchie, e avrebbe fatto di tutto per sentirlo di nuovo gridare, agonizzante. Quando finalmente aveva preso forza, riuscì a chiamare i soccorsi. L'incendio fu spento e lei fu portata in ospedale con Jeff. Per fortuna lei stava bene, aveva solo dei problemi respiratori dovuti all'inalazione del fumo. Si era sentita in colpa, pensando che in fondo i bulli fossero peggio di lui, e che quelle botte alla fermata se le fossero meritate. Era da quel momento che aveva iniziato a spargersi la  voce che fosse innamorata di Jeff. Preoccupata, aveva chiesto agli infermieri di sapere le sue condizioni, ma nonostante lui si trovasse nella stanza accanto, non glielo avevano permesso. Subito era nata la storia degli sfortunati piccioncini e della loro tragedia. La gente adorava questo genere di cose. I genitori del ragazzo, per ringraziarla del suo aiuto, avevano invitato a cena- appena fosse stato possibile- lei e la sua famiglia. Presto Jane fu dimessa e tornò alla sua solita vita. Quando anche Jeff tornò a casa, lo guardò incuriosita dalla finestra mentre scendeva dall'auto ed entrava.
In fondo era felice che non fosse morto, all'epoca. Ma aveva notato qualcosa di strano: la sua testa era coperta dal cappuccio della felpa, e ne tirava i bordi per coprirsi ancor di più il volto...

 Ma aveva notato qualcosa di strano: la sua testa era coperta dal cappuccio della felpa, e ne tirava i bordi per coprirsi ancor di più il volto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
I WANNA SMILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora