Capitolo I - Sophie

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Sophie sedeva silenziosa nella classe di Difesa Contro le Arti Oscure. La luce del giorno entrava fievole dalle enormi finestre gotiche in quel giorno nuvoloso.

Era la terza volta quella settimana che il professor White rispiegava lo stesso argomento (i lupi mannari) e, in tutta sincerità, per quanto fosse attraente quel bel tenebroso avvolto dal suo lungo mantello, con quell'accenno di barba e baffi e quei capelli spettinati, si era anche stufata di ascoltarlo.

Rigirandosi la bacchetta tra le mani decise di spostare la sua attenzione altrove.

In classe, quasi tutti i ragazzi parevano assonnati e distrutti, nonostante fossero solo le 8 del mattino. Solamente Octavia Bell, la secchiona di Corvonero, seduta al terzo banco, sembrava vivacemente partecipare alla lezione. Accanto a lei, Kim Rivera sonnecchiava rumorosamente, ma nessuno sembrava accorgersene.

Octavia era una dolcissima ragazza, una delle due migliore amiche, forse, nonostante l'appartenenza a case diverse: lei e Sophie, essendo vicine di casa, avevano ricevuto la lettera per Hogwarts lo stesso giorno quasi alla stessa ora. Solo che mentre a casa della Corvonero era già tutto pronto per la partenza, la povera Sophie si era ritrovata scaraventata a Diagon Alley senza una guida, ancora sotto shock per aver appena scoperto dell'esistenza di maghi e streghe. I suoi genitori, babbani, si erano limitati a darle uno strappo a King's Cross. Non le furono mai vicini, ma la ragazza non glie ne fece mai una colpa. Dopotutto, erano confusi quasi quanto lei, se non di più, e la loro titubanza era decisamente comprensibile.

Si ricordava molto chiaramente del giorno in cui era arrivata ad Hogwarts. 11 anni appena, stringeva la mano di Octavia come se la sua vita ne dipendesse. Fortunatamente, la sua compagna era più che ben informata sulle procedure e, a modo suo, riuscì a rassicurarla. Quest'ultima pareva saper già del proprio destino da Corvonero, essendo discendente da una nobile famiglia che, per secoli, aveva fatto parte di solo e soltanto una casa.

<<Sophie Spencer?>> Aveva chiamato la professoressa McGranitt, il suo cappello a punta la rendeva più alta e spaventosa che mai. Sophie aveva deglutito sonoramente, la gola improvvisamente secca, e si era avvicinata alla sedia davanti ad una marea di ragazzini in Sala Grande. Le era stato appoggiato il cappello parlante sulla testa, quello sporco, sgualcito cappello che era così grande che quasi le ricadeva sugli occhi.

<<Vediamo... vedo coraggio, senza dubbio, e voglia di mettersi in gioco...>> Aveva sopsirato quello, che le fece venire i brividi. Con lo sguardo aveva cercato l'appoggio dell'insegnante, che però non arrivò mai. <<Sì... scelta ardua, ma senza dubbio quella giusta...>> E con un urlo assordante, l'intero corpo studentesco venne a sapere che lei era... <<GRIFONDORO!>>

Strepiti, urla di gioia ed applausi erano eruttati nella Sala, e un gruppo di mani l'aveva spinta a sedersi al tavolo con la sua casata, che l'aveva accolta come fosse una sorella a tutti gli effetti. Davanti a lei, un ragazzo più grande dai capelli rossi e il viso pallido le aveva porto la mano,

<<Io sono Percy Weasley, sono Caposcuola. Benvenuta tra noi!>>

Tra schiamazzi e una tempesta di pacche sulla schiena quasi come se lei fosse la persona più importante dell'intera scuola, Sophie aveva pensato che forse Hogwarts non sarebbe poi stata così male.

Il suono della campanella la riportò alla realtà.

<<Bene, ragazzi, per la prossima lezione proporrei una ricerca sui lupi mannari con un partner ciascuno, per rendervi le cose più facili>> Annunciò il professor White, sistemandosi gli occhiali sul naso, <<O'Connor, lei lavorerà col signor Black>>

La ragazza seduta al secondo banco si voltò e sbocciò in un sorriso a 32 denti verso il suo compagno di studi. Non era un segreto che avesse una cotta per Sirius Orion Black. Effettivamente, piaceva un po' a tutte: quei lunghi capelli corvini lo rendevano un enigma da svelare.

<<Signorina Bell, lei lavorerà con il Signor Thorne...>>

<<Assolutamente no!>> Esclamò protestando Octavia. Lei e Blake Thorne erano praticamente opposti e si scannavano quasi ogni volta che si incontravano. Tutti si guardarono confusi; sapevano infatti che sarebbe stata una pazzia lasciarli studiare insieme. Eppure...

<<Signorina Bell, se ha delle lamentele, la prego per cortesia di parlarmene in privato>> Il professore le scoccò un'occhiataccia, e poi procedette con una lista di altre coppie di nomi. Solo quando ormai erano tutti usciti dalla classe, Sophie si rese conto che il suo nome non era stato pronunciato.

La ragazza afferrò la sua borsa dei libri che aveva lasciato sul pavimento e vi ripose i suoi oggetti, ma prima di lasciare l'aula si fermò davanti alla cattedra, di fronte al prof che ora le dava le spalle.

<<Mi scusi, signor White, non ho potuto fare a meno di notare di non aver un partner per il lavoro di gruppo>> Gli disse, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Il signor White smise di armeggiare con le sue ampolle e si voltò, così tenebroso da farle venire il latte alle ginocchia. Non avrebbe dovuto trovarlo attraente e ne era consapevole.

<<Lei dice, signorina Spencer?>> Le domandò, le sopracciglia corrucciate. <<Lasci che controlli>>

Il professore cominciò a rovistare nella su borsa finché non tirò fuori un lungo foglio di pergamena.

<<OH! Sembra che lei abbia ragione. Questa classe è composta da un numero dispari... devo essermene dimenticato>>

<<E quindi con chi lavoro io?>>

<<Be', non mi sembra giusto che lei debba faticare il doppio rispetto agli altri... Mi venga a cercare nel mio ufficio, sarò ben felice di darle una mano io stesso>>

<<Ma professore... è possibile? Ne è sicuro?>>

<<Non essere sciocca>> Le disse infine il professore, sistemandosi il borsone sulla spalla. Prima di uscire, si fermò davanti alla porta, la guardò dall'alto in basso e le fece un occhiolino; poi scomparve dietro l'angolo.

Cosa diamine era appena successo?

Harry Potter e l'anno in cui tutto andò bene... o quasi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora