INCANTO

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"Quindi che facciamo per il nostro anniversario?"
"me lo stai chiedendo perché non hai nulla in programma? NÌ mi vuoi ancora? Perché se non hai niente in programma le cose sono due, o mi vuoi lasciare oppure-"
"Smettila di blaterare scemo"

Stava ovviamente scherzando, Martino.
Seduto con le gambe incrociate sul lato destro del letto, che di solito è quello di Niccolò.
La camera è in penombra, solo la lampada del comodino accesa e i termosifoni a temperatura moderata emanano un calore sufficiente da permettergli di stare a piedi nudi.

Il caldo accogliente che sente dentro però, non è sicuro sia dipeso dal riscaldamento.

Gli ultimi giorni non sono stati proprio una passeggiata nel parco.
Nelle settantadue ore precedenti ad oggi Niccolò non è stato tanto bene.
Il suo umore ha oscillato tra forti cariche di vitalità apparente e uno stato catatonico che ha fatto sentire Martino tanto impotente quanto orgoglioso dell'uomo con cui aveva la fortuna di condividere la vita.
Lo ha visto lottare contro se stesso e a piccoli passi rimettersi in piedi e sorridere nonostante non avesse poi così tanta voglia di farlo.

E pur se tante volte, in queste ore, avrebbe preferito potersi strappare il cuore dal petto a mani nude piuttosto che assistere alla sofferenza di Niccolò, era felice.
Perché non c'è niente di più bello per lui che essere l'artefice di quella risata che gli scuote le spalle come un piccolo terremoto e gli increspa gli occhi facendoli sembrare solo due puntini di luce.

"che te ridi"
Lo dice con tono beffardo, quello che usa quando vuole prenderlo in giro sembrando nel contempo offeso, quasi scosso, dalla mancanza di attenzione di Nico.
Peccato che la sua faccia stupidamente innamorata lo tradisca. Come sempre.

Sbuffa rassegnato a quella sottoneria pesante e melensa. Come l'aveva definita una volta Giovanni in uno dei tanti momenti in cui Niccolò manco stava lì ma si era comunque ritrovato a parlare di lui e della lavastoviglie che la santissima e caritatevole Anna Fares ha deciso di prendergli per natale.

"Anna ma non devi, davvero"
Che tradotto voleva dire:
Ti prego fallo che tuo figlio è solo una piccola merda furba con lo sguardo amaliatore e i piatti finisco sempre per lavarli io.

"Marti fatti gli affari tuoi se ce la vuole regalare lasciala fare, ti immagini non dover più lavare i piatti"
"Scusa?"
"Lo dico per te ovviamente"
E poi aveva riso e Martino sarebbe andato a lavare una caterva di pentole incrostate in quel preciso istante.
Maledizione.

"E te che sbuffi"
Replica Nico.
Con la voce non ancora carica di quell'energia che lo contraddistingue di solito ma sempre incredibilmente melodica in un modo in cui Martino non riesce a spiegare neanche a sé stesso.
Se potesse la infilerebbe nel giradischi vecchio come il cucco che sta in salone e di cui il suo ragazzo non vuole proprio liberarsi
"Non è uno scassone Marti, è vintage" per riprodurla in loop ogni volta che Nico non è con lui.

"Sbuffo perché ti amo troppo"

In un altro momento avrebbe sicuramente detto qualcosa di diverso, qualcosa che avesse permesso loro di continuare quel gioco di punzecchiamenti che di solito finisce sempre nello stesso modo, con le lenzuola sgualcite e le labbra rosse e gonfie.

Ma in questo momento Niccolò è ancora troppo vulnerabile avvolto in un residuo di nebbia che non è del tutto scomparsa e in un bozzolo di coperte che ora sta scostando per picchiettare il materasso con la mano in un invito silenzioso a raggiungerlo nella sicurezza del loro abbraccio.

Ha bisogno di una rassicurazione, e Martino vuole dargliela. E ne ha bisogno pure lui.

"Ciao"
"Ciao, finalmente ti posso toccare"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 29, 2020 ⏰

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