Mi presento

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Eccoci... Bene, direi che è ora di iniziare. Ciao, io sono Astrid. Ho 12 anni e ho deciso di scrivere questa storia, la mia storia, per far sapere al mondo,o almeno a chi è curioso, un po' di me. So che magari potreste pensare: Ma che cos'ha di interessante da offrirci una ragazzina di 12 anni!? Cosa mai ci potrebbe raccontare di tanto emozionante della sua vita!? Cosa c'è di tanto speciale in lei da farci appassionare a questa storia!? Bene, io sapete cosa rispondo? Dipende da voi. In realtà potreste anche non trovarci niente di interessante in me, ma, sapete, in realtà me ne importa poco di cosa pensa il mondo di me; l'unico giudizio che mi importa davvero è quello dei miei parenti e amici più stretti. Quindi per chi vuole leggere legga per il resto potete abbandonare la storia anche alla prima pagina.



Ok ora iniziamo davvero. All'apparenza posso essere una ragazza come le altre, ma in realtà c'è parecchia differenza tra me e, per esempio, Angelica (una mia compagna di classe). Ecco ora iniziamo a parlare degli aspetti di me non tanto comuni in tutti. Io, per esempio, noto ogni minimo cambiamento nell'atteggiamento di una persona; vedo se una mia amica, o amico, stanno male; se c'è qualcosa che non va in loro, io lo noto. Se guardo una persona negli occhi capisco com'è veramente. Se una persona mi chiede tanti favori, ad esempio, guardandola negli occhi, o semplicemente facendo attenzione al suo atteggiamento, riesco a capire se si sta approfittando di me o se ha davvero bisogno di aiuto. Allo stesso tempo, però, mi piace aiutare gli altri. Ma non c'è solo questo: a volte la mia mente formula pensieri che non si addicerebbero ad una dodicenne; alte volte, invece, crea cose assurde, e talvolta orribili. A volte, trascinata dalla rabbia, sarei in grado di uccidere, e c'è chi può testimoniarlo. Il mio più grande problema, che sto risolvendo, credo sia che mi tengo tutto dentro; Non dico mai a nessuno come mi sento veramente; Nessuno, neanche gli amici più cari o i parenti sanno chi sono veramente. E così goccia dopo goccia il calice si riempie, e quando è pieno, il contenuto rischia di uscire di fuori. Quando hai delle piccole bombe dovresti trovare il modo di scaricarle, non dovresti farle accumulare, perché se no, alla minima scintilla, creerebbero un'esplosione difficile da controllare. Ma nonostante io sappia quello che sarebbe bene per me, continuo a farmi del male, continuo a tenermi tutto dentro, a non parlare con nessuno. So anche come si chiama quello che sto facendo: autolesionismo, masochismo. Mi piace quando le persone mi scaricano i loro problemi a dosso, mi piace fare da pilastro, da rifugio, per gli altri; so cosa vuol dire essere una buona amica, una buona persona, mi piace ascoltare i problemi degli altri e cercare di risolverli. Ma quando si tratta di me, di parlare, di farmi aiutare con i miei di problemi, allora sto zitta, molto semplicemente mi blocco. Ho deciso di iniziare a parlare, e così qui scriverò una raccolta di tanti pensieri. Potrà sembrare un po' confusa come storia, magari i capitoli non saranno molto coerenti fra loro, ma questo perché neanche nella mia mente sono tanto chiari.

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